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E’
andata bene, molto meglio di quanto mi aspettassi. Renzi ha messo in campo una
potenza di fuoco propagandistica impressionate, soprattutto nell’uso della
televisione e, ovviamente di tutti i canali clientelari, basta ricordare l’episodio
di De Luca e delle sue fritture di pesce. Tuttavia non è bastato. La crisi
economica, come spesso accade nella storia “apre gli occhi”. La stessa crisi
che Renzi voleva cavalcare gli si è ritorta contro perché non è stato credibile
come attore positivo di questa stessa crisi. Il No è l’esito in gran parte
spontaneo, per cui ritengo fuori luogo l’appropriazione da parte di
chicchessia. Le dichiarazioni di Salvini subito dopo i primissimi exit-pool mi
hanno fatto raccapricciare, perché tendevano implicitamente ad intestarsi la
vittoria. Per fortuna di altro tenore le dichiarazioni dei pentastellati. Ha vinto la Costituzione e le dichiarazioni della
casta che la voleva sostanzialmente abolire non sono andate nella direzione
corretta di presa d’atto del risultato. Alcuni commentatori si sono spinti a
ragionamenti demenziali, come quello per cui i 13 milioni 500.000 scarsi che
hanno votato pe il Si costituiscono il partito personale di Renzi, che sarebbe
per ciò il più forte partito politico esistente, perché quei voti sarebbero
pari pari, spendibili anche in elezioni politiche. Ho sentito queste
sciocchezze proporsi seriamente durante una trasmissione del pomeriggio di oggi
su La7, e Sgarbi era tra i sostenitori di questa “teoria”. Questi ragionamenti
tendono in realtà a negare l’evidenza, e che Renzi ha perso e non ha vinto.
Inoltre il voto multiplo, del tipo “prendi due e paghi uno” non esiste in
natura e il tentativo di introdurlo per l’elezione dei senatori è stato
clamorosamente sconfitto. Il voto vale per le circostanze, nelle modalità e
finalità per cui è stato espresso, e i tentativi di farlo valere anche per
altro, non nuovi per la verità, sono sempre falliti. Ricordo a mia memoria, che
qualcuno nel vecchio Pci, fece la stessa riflessione a proposito dei voti
espressi nel referendum sulla scala mobile, perso dalla C.G.I.L. e col sostegno
del solo PCI. I voti presi per il ripristino della scala mobile in busta paga
furono accarezzati come voti politici
per il PCI e il loro numero sarebbe stato sufficiente fare del PCI medesimo il
sicuro vincitore delle elezioni politiche successive. Ovviamente non andò così.
Insomma le valutazioni di una esito referendario, sotto il profilo numerico
sono un tutt’uno, e dovrebbero saperlo anche le pietre. L’analisi del voto dei 13
milioni e mezzo del Si deve essere contestuale ai 20 milioni scarsi del NO
altrimenti non se ne esce, perché sono voti strettamente intrecciati tra loro,
gli uni non esistono senza gli altri, e non ne possiamo fare ciò che ne
volgiamo. Renzi ha perso, e non c’è modo di trasformare questa sconfitta in
qualcosa che apre prospettive politiche ottimistiche per lui. I “voti di Renzi”
semplicemente non esistono, e se ci sono sono comunque indistinguibili da
quelli del Pd. Bisognerebbe, per valutare questo dato, che uscisse dal Pd e che
presentasse una sua lista alle elezioni politiche, ma non lo farà, non ci pensa
neppure e non è un caso. I dati sull’affluenza sono eccezionali per i tempi che
corrono, e egli stesso ha contribuito a farne l’avvenimento importante che poi
è stato, bene ribadirlo prima che questo referendum passi nel dimenticatoio, perché
questa Costituzione ha vinto una battaglia importante, ma la guerra continua, e
il pericolo non passato. L’antidoto ai veleni con cui vogliono eliminarla sono
la partecipazione costante dei cittadini e delle “persone normali” quelle che
vivono senza usufruire di privilegi di sorta, e ritocchi alla medesima per
aggiornarla e preservarne i principi generali. Penso che innanzi tutto a un sistema
elettorale che preveda il ritorno ad un proporzionale puro, sancito da una
legge costituzionale per evitare che i gravissimi scompensi registrato negli
ultimi decenni con un sistema maggioritario che ha visto l’Italia governata da
un Berlusconi soccorso dal suo stalliere Mangano e da personaggi tipo Dell’Utri
e via discorrendo. E per evitare, in oltre che bulletti come Renzi cerchino di
cambiare legge elettorale ogni volta che piove, non è possibile, perché in
questo conferirebbe all’instabilità carattere distintivo alle istituzioni
italiane rendendola con ciò stesso ineliminabile. Persino superfluo aggiungere
poi che questa Carta va applicata sul serio, e senza consentire a modifiche di
fatto, alcune mai sanzionate e praticamente insanzionabili, a partire dalla
durata in carica del Presidente della Repubblica che dura in carica 7 anni e
non a piacimento di qualcuno. Ritorno sulla vicenda Napolitano perché mi è
venuto in mente un altro argomento che stronca, a mio parere, qualsiasi dubbio
interpretativo sull’articolo della Carta che regola questo problema ed è il cd.
“semestre bianco” ossia l’ultimo semestre del mandato di un Presidente della
Repubblica in cui non può sciogliere le
camere, proprio perché non sia possibile ricattare le stesse in vista del
conferimento di un nuovo mandato. Così come non deve essere possibile la cd. “decretazione”
d’urgenza senza urgenza alcuna, fatta apposta per ridurre i poteri del
parlamento. Insomma, come tentavo di argomentare su questo sito, l’assalto alla
costituzione viene da lontano e non cesserà con questa pur importantissima
battuta d’arresto.
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