Altro punto
forte di quel che è mera propaganda del sistema valoriale dell’Occidente è la cd. Libera
Stampa, in aggiunta alle libere elezioni di cui ho già detto. In realtà per libera stampa, come base di un
sistema politico si dovrebbe intendere l’esistenza della possibilità di un giornale,
o di un gruppo editoriale, di poter pubblicare notizie, ovviamente autentiche,
senza condizionamenti. Questo dibattito esiste da decenni, e un tempo, sarebbe stato possibile sostenere la tesi, valutata come plausibile anche da chi la
contraddiceva, per cui la semplice necessità di raccogliere pubblicità per
consentire la sopravvivenza di una testata, era una sorta di condizionamento
che in qualche modo limitava la libertà di stampa. Oggi non credo esistano aree
politiche che condividano questo argomento. Intanto il quadro si è stravolto nel frattempo, per il proliferare
di mezzi di comunicazione di massa che rendono obsoleto l’argomento. Peccato
che lo sviluppo tecnologico, applicato al sistema delle comunicazioni, non ha
portato se non solo in misura residuale, alla possibilità di uno sviluppo pluralistico
delle fonti di informazione, o almeno di quelle destinate alla massima
divulgazione. Prevalentemente invece, ha
determinato un grandioso processo di omologazione, un restringimento poderoso
delle fonti di notizia a dispetto della moltiplicazione degli strumenti e delle testate giornalistiche e televisive.
In definitiva sono voci corali in grado, come
ripeto e continuerò a ripetere, di incidere profondamente perfino
sull’apparato psichico dell’individuo, e ciò grazie alla sostituzione della parola
con l’immagine come del veicolo prevalente della comunicazione. Julian
Assange, che in Italia ha avuto meno solidarietà di quanta non ne
abbia avuta Sallusti e la vicenda di WikiLeaks è una vicenda conclusiva, a mio
parere, sullo stato delle cose circa la libertà di stampa nel sistema
occidentale; il guaio è quasi nessuno ci
fa più caso. In Italia invece, anche grazie alle consistenti concentrazioni
proprietarie dei gruppi editoriali di ogni genere, la riduzione della
possibilità di fare libera informazione è ancora più grave che nel resto del mondo
relativo alla cd Occidente progredito. Fa senso constatare quando sia grave il
senso di ottundimento delle intelligenze causato dall’apparato massmediatico.
Il semplice annuncio di una notizia, poco importa quanto credibile in sé, o
quanto sia in stridente incompatibilità
con fatti già noti, o quale sia il livello della sua fondatezza, o
l’autorevolezza della fonte, ottiene sempre gli effetti voluti. Particolare
impressione mi fa la capacità manipolatoria delle notizie che mi piace
classificare come attinenti allo scontro di civiltà. Si fa leva al senso di
appartenenza, che è tanto più forte e manipolabile quanto più grave è la crisi
economica. Qualsiasi notizia venga
dalla parte del mondo che si scontra con l’Occidente ottiene l’effetto voluto,
ossia di rafforzare la convinzione della superiorità valoriale del “nostro”
occidente. E poco importa se da noi, qui, sotto i nostri occhi, o nel nostro
mondo, succede manifestamente di più e di peggio, come se da noi non si
uccidessero le donne, non si esercitasse la tortura, non lasciassimo morire per
mare persone di ogni età provenienti dallo stesso mondo al quale pretendiamo di
insegnare la democrazia a suon di bombe.
In Italia le vicende della Rai e delle sue capacità censorie a
partire da Santoro, e poi a risalire
indietro nel tempo a tutta una serie di personaggi oscurati perché provvisti di
pervicace indipendenza di giudizio,
dicono appunto di una mancanza sostanziale della libertà di espressione, che è
un diritto non graduabile, conquistato certamente nell’ambito della civiltà
occidentale, ma dell’Occidente illuminista, cosa diversa e o addirittura
opposta all’ Occidente liberista. La concentrazione proprietaria contraddice la
pluralità delle testate o dei canali televisivi, e la concorrenza, come è noto
ha smesso di essere motore di progresso economico da circa un secolo in modo
irreversibile. La concorrenza esiste ancora e produce effetti, ma in modo del
tutto diverso da quelli tradizionali , e certamente nei massmedia il fenomeno
dell’omologazione trascende assolutamente gli effetti della concorrenza che,
almeno nel settore, sono nulli. Ne
consegue che il sistema massmediatico si è trasformato lentamente nel tempo in
un potente apparato manipolatorio organizzato in sistema di controllo e al
tempo stesso di propaganda di regime, e questo non in virtù della precedente instaurazione di un regime di del
tipo conosciuto nel ‘900, ma della capacità acquisita nel frattempo, di essere
esso stesso uno degli strumenti fondamentali nell’ instaurazione di un regime
postmoderno, all’interno del quale viviamo senza che siano evidenti ai più, gli
aspetti propri che contraddistinguono un
regime. Certo si tratta di un regime per certi aspetti sicuramente più soft rispetto a quelli tradizionali , meno cruenti se volgiamo, ma sempre che ci si
intenda, perché di sangue ne è scorso molto in questo regime scandito da stragi, delitti eccellenti, o di omicidi
di persone inermi usate come veicolo di terrore, che noi assimiliamo e al tempo
stesso rimuoviamo, come nel caso di Melissa Bassi. Per altri versi invece, cioè rispetto alla
capacità di creare consenso pur in presenza di politiche ferocemente
antipopolari, evidentemente incongruenti rispetto agli scopi dichiarati, alla
capacità di distruggere cultura, dignità umana, forze di produzione, questo
regime postmoderno è sicuramente più efficace e incisivo di quelli del passato, e mi riferisco precisamente
al regime fascista. Ho già detto delle questioni connesse all’istituto del
voto, ma spero ci induca a riflessione ulteriore la constatazione che ora siamo
in grado di eleggere “liberamente” i nostri grassatori. Certo una riduzione dei salari della portata
vista in Italia negli ultimi decenni è
senza precedenti perfino nel regime fascista. La libertà di esercitare diritti
in fabbrica, è grosso modo allo stesso livello. Tuttavia questo tipo di regime
è in grado di raggiungere obiettivi non
raggiungibili con l’olio di ricino, a
partire dall’annichilimento di qualsiasi opposizione di sistema. Lo rilevava Marcuse negli anni 60. Per il
resto non si vieta troppo ma si manipolano le possibilità di fruizione delle
libertà sino neutralizzarle, vista la nostra capacità di eleggere “liberamente”
i nostri grassatori. Basti pensare, ad esempio, che in Grecia la
Germania (in conto Usa) ha ottenuto gli
effetti che Hitler e Mussolini non riuscirono a ottenere con l’aggressione
militare, e neppure con la dittatura dei “Colonnelli”. Ma basta riflettere un
attimo per cogliere la portata del potere manipolatorio del sistema
massmediatico. Chi Renzi ? E’ il sindaco
di Firenze accreditato della possibilità di superare Bersani solo da effetti mas
mediatici. Non so come finirà ma di certo che al di fuori di questo sistema le
possibilità di Renzi di battere Bersani e Vendola sarebbero pari a zero. Consapevole
di ciò Rernzi rivendica apertamente la possibilità di far votare alle primarie
elettori di centrodestra, a conferma di una sostanziale omogeneità dei partiti
politici esistenti oggi in parlamento. In questo contesto la vicenda di
Alessandro Sallusti mi fa incazzare.
Tutta la stampa democratica e giornalisti come Travaglio con cui concordo quasi
sempre, hanno preso l’abbaglio garantista. Un garantismo del tutto fuori luogo,
perché basato su presupposti del tutto
inesistenti, quasi fossimo nell’’800 in cui la libertà di stampa coincideva con
la libertà senza aggettivi. Certo anche oggi abbiamo spazi importati di libertà
di stampa e di libertà tout-cout
ancora da salvaguardare, ma le minacce
vengono proprio da persone come Sallusti e dagli organi di stampa da cui dipende. Egli è il prodotto più classico e
riconoscibile di questo nuovo status, di questo nuovo ruolo e nuova funzione
cui gli attuali rapporti di potere così come si sono configurati in questo tipo
di società postmoderna. Sallusti è l’equivalente del mazziere fascista degli
anni trenta, quando gli intellettuali, anche quelli più schierati con il regime
fascista, conservavano una qualche rivendicazione di autonomia in qualunque
situazione, si veda la vicenda Gentile, nella ricostruzione che ne fa Luciano
Canfora, che trovo del tutto condivisibile. (v . Canfora “La sentenza”
Sellerio ed. 1985). L’articolo incriminato che ha portato alla condanna
penale di Sallusti è solo una di una nutrita tipologia di articoli che i
giornali di Berlusconi sfornavano per perseguire gli indocili, quelli che non
si uniformano alle leggi non scritte di questo regime che comunque ha una
grande capacità persecutoria a danno di magistrati che applicano la legge, che
sono i bersagli preferiti in questo contesto. La solidarietà andava ribadita
nei confronti di questa categoria di persone anche in
occasione della condanna di Sallusti, e invece a costoro è giunto un attacco di
ritorno. Il problema di fondo, che
questa vicenda mette in evidenza, è l’enorme arretratezza culturale di una
sinistra italiana che proprio sul problema degli esiti psicologici, politici e
sociali insite nella applicazione delle nuove tecnologie agli strumenti di
comunicazione di massa, che sono in fondo gli strumenti moderni del dominio di
classe, si sarebbe detto un tempo, si dimostra assolutamente impotente. Invece,
ridicolmente, la sinistra italiana ha accetto la nuova situazione come se fosse
un semplice portato “naturale” e politicamente neutro della modernità. Tutto
ciò ha conseguito l’assenza di qualsiasi battaglia sulla enormità del conflitto
di interesse di Berlusconi, cui ha concesso il monopolio quasi assoluto sul
sistema di comunicazione in Italia, ha emarginato al suo interno i singoli
intellettuali che questo problema avevano colto, ha lascito andare
l’interessante sperimentazione del terzo cale della Rai di Angelo Guglielmi, Michele Santoro, Sandro Curzi, e via dicendo, per non parlare
della carta stampata di cui la sinistra non ha colto la marginalità
sopravvenuta, impegnandosi allo spasimo per mantenere piccole testate di
nessuna capacità politica e informativa, visto l’incapacità di attenersi alla
lezione gramsciana a riguardo, e nella totale indifferenza alla necessità di
decifrare per neutralizzare l’efficacia dei nuovi linguaggi imposti dal
postmoderno. Al contrario è stata proprio la sinistra a costituire il terreno
di cultura dei nuovi linguaggi, prospettandoli come neutrali sotto il profilo
socio politico. Su questo, se ne avrò la forza, dovrò scrivere un saggio che
ripercorra l’evoluzione del significato delle parole, e qui parlo solo di
parole considerate come separate dalle immagini, che pure una importanza non trascurabile
continuano a esercitarla . Il tutto a rivestire di neutralità e obbiettività
dati che invece non erano per nulla neutrali. Qui faccio solo un esempio
banale, certamente riduttivo rispetto alla complessità del fenomeno cui alludo,
che attiene ai temi del lavoro. Parole
come “flessibilità” applicate ai rapporti di lavoro hanno effetti devastanti ma
sono accettate da sinistra come se fossero neutre e obbiettive, mentre invece
sono tutt’altro. Per concludere dirò che delle sorti di Sallusti sono del tutto
indifferente, e che certamente in Italia nell’ambito dell’informazione vi sono
sicuramente parecchi “soldati” da salvare, ma non credo che vi sia nessuno che
risponda a questo nome.
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