Premesso che da qualche tornata
elettorale non vado a votare per le amministrative,
e che solo alle politiche e alle europee ho votato M5S. Di conseguenza posso
facilmente sostenere che le elezioni locali mi appassionano poco, perché la
crisi istituzionale è così lunga da divenire quasi endemica, per cui tra
Comunità Europea, Stato nazionale, ed Enti Locali, è difficile comprendere
quali siano le specifiche competenze, atteso che esse vengano continuamente
rimpallate non attraverso la polemica politica ma attraverso la costante modifiche di leggi e di
provvedimenti di carattere economico che condizionano il tutto con decisioni di
fondo prese da organismi formali e informali completamente sottratte al
controllo democratico, e a qualsivoglia tornata elettorale. Per questo motivo
non mi entusiasma partecipare alla discussione per vedere chi ha vinto e chi ha
perso. Ognuno dice di sé che risulta vincente. Renzi, che nell’immediatezza
della proclamazione dei risultati dichiarò tutta la sua avversione per chi si
proclama vincitore a dispetto dei risultati, ammettendo quindi la relativa
sconfitta sua, col passar dei giorni deve aver cambiato idea, perché i sui
ventriloqui piazzati nei vari talkshow, cominciano a sostenere il contrario.
Comunque si scatena mediaticamente il tifo e il toto risultato. Raggi o Giachetti?, Sala o
Parisi? A Torino come a Roma del resto si è creata la stessa suspense tra i candidati nonostante la forte differenza di
voti tra i candidati. Capisco che tutto può succedere, ma c'è una bella differenza tra Milano e le altre città al ballottagio, invece, a sentire i commenti c'è la medesima indecisione. Per carità preferisco Raggi a Giachetti, Appendino a Fassino, e
perfino Parisi a Sala, purtroppo per i milanesi, grazie anche alla manovrine in
sede di primarie per cui “la sinistra che non c’è” si è divisa quando c’erano
forse le premesse per una candidatura diversa con un minimo di apparenza di
sinistra che Sala neppure detiene. Tuttavia bisogna ammettere che la Raggi a Roma ha più possibilità della Appennino a Torino, ma sembra che nessuno se ne accorga. Mi infastidisce la
grande e strumentale spettacolarizzazione di tutto ciò quasi a far intendere che da
queste elezioni possa cambiare chissà che. Grande entusiasmo a sinistra ci fu anche quando
il Pd perse le primarie contro i sindaci “Arancione”, salvo poi a constatare
che non è cambiato molto, tranne forse, l’unica cosa che poteva cambiare: qua e
là alcune città sono state amministrate meglio. Certo mi sembra doveroso
ricordare le vicende della immondizia dalle strade di Napoli, problema
effettivamente grave che De Magistris ha risolto là dove Berlusconi, Bassolino
e compagnia bella non riuscirono pur disponendo di ben altri mezzi. Ma il
problema politico più in generale, quello che più risulta avvincente nelle
discussioni salottiere della nostra tv è altra cosa. Comunque vadano i
ballottaggi, la questione politica vera, la posta in gioco è data a parer mio
dalla tenuta politica del M5S. Sento dai loro esponenti dichiarazioni via via
più sfumate a vantaggio delle interviste televisive. Questo è il problema di
fondo, perché oggi non possono più fare a meno di stare in televisione. I
risultati importanti dal punto di vista elettorale, costringe le tv a
richiederli per un verso, ma per l’altro li costringe ad essere più “moderati”
almeno nei toni. Le Olimpiadi a Roma sono un fatto nazionale per certi versi e
internazionale per altri, non è un problema locale. Le persone oneste
dovrebbero essere contrarie sulla base della semplice considerazione che le
grandi opere in Italia non si possono più fare senza stroncare il problema
della corruzione, ma qui il cane si morde la coda, perché sono i corrotti che
decidono le voci di spesa. Questa è la vera crisi dell’Italia, e insieme a
questa, c’è la questione dell’euro che vi è direttamente connessa. Non v’è
speranza di uscire dalla crisi senza razionalizzare le risorse esistenti, come
premessa per una loro migliore redistribuzione: i due grandi buchi del bilancio
statale sono rispettivamente debito pubblico ed corruzione. Renzi forse cadrà,
non credo che abbia molta corsa, ma se chi lo sostituirà non avrà idee chiare a
riguardo non cambierà nulla. I pentastellati sin ora sembrano avere idee chiare
a riguardo, ma sull’Europa ho sentito qualche nota stonata. Detto chiaramente
temo che questo movimento vada incontro ad una sorta di “omologazione al
sistema”. Se così fosse la crisi si aggraverebbe ulteriormente, e cosa di poco
conto, non li voterei più. Certamente preferisco i francesi che lottano seriamente contro
la “loi du travaille” che pudicamente nominano in francese, mentre da noi si chiama
all’americana “job act”, a sottolineare la grande caduta di civiltà, che si manifesta
prioritariamente con l’uso della propria lingua. Intanto questa è la
situazione, in Francia si lotta aspramente e il sindacato “di sinistra”
organizza gli scioperi, mentre da noi i sindacati “unitari” trattano col
governo una “riforma” orribile delle pensioni, peggio della Fornero ad
esclusivo beneficio delle banche, ragion per cui i francesi per protestare
possono andare in piazza, ma da noi ci dobbiamo limitare a votare M5S, e
speriamo che vada bene.
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