sabato 24 marzo 2012

Monti, Bersani, Berlusconi e il Fascismo, e l’Art. 18

Il governo Monti, nonostante tutto, gode di un consenso maggiore di quello di cui godeva Berlusconi. Dire poi in cosa sia preferibile, se si esclude l’esibizione plateale, nel caso del governo Berlusconi, delle  personali problematiche a carattere sessuale o economiche dei vari personaggi  che lo componevano a vario titolo,  è cosa dura.  Di certo il  governo Monti ha l’appoggio del giornale “La Repubblica”, che non è poco, oltre che l’appoggio parlamentare del Pd , che è moltissimo, per tanti motivi, a partire dalla possibilità di proporsi, mediaticamente, come governo “tecnico”, e in quanto tale, diverso da un governo “politico”.  In una situazione in cui, purtroppo, l’opinione pubblica si forma sotto la dittatura dei masmedia piuttosto che sui fatti, questa idea del “governo tecnico” appare l’arma vincente, e su questa mistificazione o presa in giro che dir si voglia, si perpetua un’autentica truffa a danno della più parte della popolazione italiana e del sistema “Italia”  in quanto tale. Tutti presi dalla polemica sull’art. 18 ci siamo già scordati del taglio delle pensioni, in un sistema che appunto per effetto dei  masmedia  viviamo un eterno presente dilato   a dismisura a danno di una visione prospettica e del dovuto approfondiment.  In realtà la questione dell’ art. 18 dello statuto dei lavoratori, che impone il reintegro di costoro in caso di ingiusto licenziamento, si aggiunge alla questione delle pensioni, perché è del tutto evidente che si tratta di un unico disegno politico. Il fatto poi che qualche professore o professoressa di governo tenti di spiegare che per crescere bisogna licenziare anziché assumere è abnorme, e la dice tutta sulla follia di queste persone, verso le quali verrebbe da proporre il ricovero coatto in struttura psichiatrica. Quindi bisogna che mi ripeta nel corso dei post di questo blog, perché evidentemente le situazioni si ripropongono secondo delle costati che non sempre vengono colte dal popolo della sinistra o dei cittadini in genere  di questo sfortunato Paese. La costante politica, in questo caso, è data dalla politica ultra liberista, voluta di grandi gruppi finanziari che intendono accumulare ricchezze con ogni mezzo, lecito o meno, a prescindere o in aggiunta ai profitti che si ricavano dalle attività produttive, le quali sussistono solo ed esclusivamente per l’accumulo di capitali, non certo per finalità sociali comunque intese. In questo contesto i lavoratori sono da considerarsi neppure come schiavi dell’antichità,  per i quali i padroni avevano interesse per lo meno alla loro alimentazione e alla loro salute sia pure in funzione di un possibile vendita o delle loro prestazioni lavorative. Invece i moderni padroni usano i lavoratori come pezzi di macchinari delle loro industrie, del tutto indifferenti ai problemi della loro vita, tant’è che di lavoro si muore e ci si ammala e guai a protestare. A questa maniera la gente che vive del proprio lavoro o che spera di vivere di tale ipotetico lavoro, vanno lasciti sul lastrico. Basta ascoltare la Fornero per rendersi conto dell’odio di classe che la anima, tutta presa del suo essere  una parvenu, una cafona arricchita, di non eccelsa formazione culturale, una ragioniera che se è giunta ad insegnare in una università è per effetto di un mix di degrado dell’università medesima, e di degrado dell’insegnamento dell’economia. Verosimilmente  ignora i classici, essendo  tutt’al  più una acritica sostenitrice di Malthus, per cui i lavoratori devono vivere in  condizioni di inferiorità sociale strutturata e irreversibile anche in funzioni delle generazioni a venire. Questo sul versante della produzione, mentre invece sul versante della speculazione finanziaria il grande affare si chiama “debito pubblico” . I concetti di “sviluppo”  “crescita” sono mere chimere che usano per prenderci in giro. Lor signori sono interessati a politiche  recessive per indebolire politicamente  ed economicamente le classi subalterne. Per ottenere tutto ciò, quindi non serve la crescita, serve la subordinazione politica  e psicologica a tutti livelli.  L’Obiettivo di Monti, come vado ripetendo e come la stessa Fornero, candidamente ammise da Fazio nella trasmissione “Che tempo che fa” del 18. 03. 2012,  non è il contenimento del debito  ma la sua solvibilità. Per questo alimenta politiche recessive. Si apprende da “La  Repubblica” di oggi e più precisamente da un art. di Ettore Livini che ci informa “ Alle 18.21   di ieri sera l’Italia doveva ai suoi creditori   qualcosa come 1935 miliardi, 113 in più della notte di S. Silvestro”  per dire del ritmo con cui cresce il nostro debito pubblico. Invece ho appreso dal blog “Iceberg”  che  Due miliardi e 567 milioni di euro. Passati dalle casse del Tesoro a quelle di Morgan Stanley il 3 gennaio scorso, alla vigilia dell’Epifania. In gran silenzio il ministero di via XX Settembre ha “estinto” una posizione in derivati che aveva con una delle grandi investment bank americane. ”.  Ma Monti e Bersani parlano di Art. 18, come se fossero in disaccordo, come se fosse vero quel che dice Bersani quando afferma che il Pd, arrivato la dunque sta con i lavoratori. Se così fosse non avrebbe dovuto mai sostenere il governo Monti, a partire dal taglio delle pensioni. La palese mascalzonata di Bersani consiste nel far credere che la storia dell’art. 18 sia una sorta  di incidente di percorso, un provvedimento sbagliato in un contesto politicamente valido. Il fatto che poi citi il divieto di far firmare alle donne dimissioni in anticipo di loro eventuali gravidanze, che questo governo avrebbe reintrodotto, è un fatto davvero miserevole. E’ un provvedimento che sana una questione orribile,  che grida vendetta ai danni di chi lo utilizza e di chi consente che ciò avvenga. Tale divieto fu introdotto da un governo di centro sinistra e poi abrogato da un governo Berlusconi. Questa questione andava risolta in silenzio, senza menar vanto. Il dato è che se Bersani  volesse essere conseguente, per una volta, ha una strada maestra, che è quella di togliere la fiducia a Monti, proprio per i motivi politici che qui cerco d argomentare. Ora, tornando sull’argomento di partenza di questo post, possiamo dire che  ci sono gli spazi concessi dall’esperienza per verificare come la eccessiva tipizzazione del governo Berlusconi non portava a nulla, tant’è che c’è un governo, con caratteristiche in apparenza contrastanti con il suo che attua un apolitica ancora peggiore, possibilmente, delle sue. La differenza, in realtà lieve tra i due governi consiste nel fatto che Berlusconi e Tremonti attraverso una politica di sostanziale blocco della spesa pubblica, miravano, ma si fa per dire, a ridurre il debito, almeno in linea teorica, mentre, come dicevo, dicevo Monti ne accumula altro, con l’unica preoccupazione che l’Italia sia solvibile, e se ci si riduce alla situazione greca, non importa. Anche i paragoni tra Mussolini e Berlusconi erano inappropriati, e va detto, quasi a vantaggio dio Mussolini. Costui almeno aveva una idea, per quanto distorta e spregevole di rendere l’Italia una grande potenza, mentre tutti costo che si susseguono nei governi  della cosiddetta “seconda Repubblica”  hanno in testa esattamente una idea opposta, ossia quella di asservire l’Italia agli Usa. In realtà sono e si comportano come governi di occupazione. Credo che questa sia un storia da raccontare.