Alla
vigilia di una nuova festa del 25 Aprile, festa che a me sembra ormai una
contraddizione perché, credo, festeggi una circostanza già fagocitata dalla
storia, essendosi verificato un forte ripiegamento sotto ogni profilo rispetto
ai valori più autentici del 25 Aprile, mi vien da riflettere su questa crisi di
governo. Sembra che la sensazione pur percepibile all’indomani del voto, che la
situazione politica italiana fosse a una svolta autentica, sia una sensazione
fallace. Qualche commentatore parlava di una “terza repubblica, per effetto del
crollo irreversibile del Pd e della contemporanea affermazione dei 5S di Di Maio
e della concomitante crisi del berlusconismo che, insieme al Pd era stato l’asse
portante della stagione della “seconda repubblica”; ebbene pare a me che questa
“terza repubblica” posto che sia lecito questo paragone con la situazione
francese, sia già abortita. Lungi dal superare una situazione di crisi, ess
medesima si avvita su se stessa, per effetto del disvelarsi del bluff dei 5S.
Si erano spacciati per il nuovo assoluto, che mai avrebbero cercato accordi per
governare, che sarebbero usciti dall’euro, e così via discorrendo. Ora invece,
con un programma del tutto omogeneo a quello degli altri partiti, al di là
delle parole d’ordine di facciata, basato effettivamente sulla cd “rivoluzione
liberale” (argomento che merita un post a parte, se mai riuscirò a elaborarne
uno che mi soddisfi, posto che tutti, Di Maio compreso, si proclamano autentici
sacerdoti di questa orribile religione che chiamano appunto “rivoluzione
liberale”), non riesce a fare un governo e sembra già profilarsi all’orizzonte,
una situazione di declino se le elezioni del Molise hanno una qualche valenza
politica. La crisi consiste proprio in questo, nel non aver tenuto fede alle
premesse originarie del movimento. Fossero coerenti avrebbero preso atto del
mancato raggiungimento della maggioranza assoluta e avrebbero lascito alle
altre forze politiche il compito di fare un governo. Ma dirò di più, senza
questa svolta, forse la maggioranza assoluta la prendevano sul serio. Invece
no. Comunque al netto di questa ipotesi non verificabile i 5S si sarebbero
dovuti attestare seriamente all’opposizione, e probabilmente avrebbero
governato sul serio, pur senza avere ministri, per effetto di un potere
negoziale che ora, paradossalmente, hanno perso. Oppure si sarebbe aggravata la crisi degli
altri partiti che ad elezioni successive, verosimilmente sarebbero crollati
definitivamente. Sfugge a tutti il valore della coerenza in politica. Gli elettori,
in stragrande maggioranza hanno bisogno di esprimere una fiducia in una forza
appunto coerente che mantiene le promesse e le premesse. Invece Di Maio e i 5S,
hanno pensato di aver vinto davvero e stanno manovrando alla stregua dei
partiti cui si sono spacciati come alternativi e inconciliabili. E’ i questo
che sta la fine della terza repubblica, in vero mai nata, cosi come
assolutamente incompiuta è stata la seconda. E’ solo il teatrino della politica,
di cui al momento non è dato vedere la fine.
martedì 24 aprile 2018
domenica 22 aprile 2018
La farsa continua
Intanto
mi viene da riflettere ancora e ancora, sull’ aspetto intimamente farsesco dei
giochi politici in atto. Ora si dirà che la politica ha sempre avuto una
componente importante di manipolazione e di spettacolarità sin dalla notte dei
tempi. E’ vero ma nella attualità la componente manipolatoria è diventa un
crescendo davvero stucchevole, e la spettacolarizzazione della politica è senza
precedenti per la pervasività dei media moderni. Si celebra ancora Salvini come
vincitore che fa ancora campagna elettorale contro i migranti sebbene il
fenomeno dell’immigrazione è obiettivamente limitato e i bombardamenti di Usa,
Regno Unito e Francia sulla Siria del 13 u.s. chiariscono, perfino in modo
platico evidente e spettacolare chi invade chi tra l’Europa e il mondo arabo.
E’ vero, paradossalmente che Salvini è l’unico leader politico italiano che a
proposito dei bombardamenti richiamati ha ricordato che si è ancora alla
ricerca delle armi chimiche di Saddam che è stato perfino ucciso con questa
scusa, armi chimiche, che ben inteso, non sono state mai trovate. E’ improbabile
che vi faccia ricorso Bashar Hafiz al-Asad (Assad) al potere in Siria. Anche in
questo vi è un elemento di grande manipolazione e spettacolarizzazione della
politica. Tra i commenti sull’episodio ne ho sentito che mi pare di
condividere: sosteneva un generale, se ho ben capito, che l’attacco è stato
concordato con Putin e lo stesso Assad che avrebbe addirittura indicato il sito
da bombardare al fine di mascherare al meglio i reali rapporti tra lo stesso
Putin e Trump, visto che quest’ultimo sta avendo problemi seri in Usa a
proposito del sostegno russo alla sua elezione. Ebbene anche se questa ipotesi
fosse fondata il fatto non sarebbe per questo meno drammatico. Comunque è un
momento in cui le dinamiche interne ad un Occidente profondamente in crisi sono
in grado di aprire scenari terrificanti. Poi v’è un altro elemento
assolutamente mistificatorio nella vicenda e cioè che essa tende a mascherare
proprio questa crisi dell’Occidente che ha sicuramente risvolti militari e
tecnologici, come dimostrano diverse vicende, dal fallimento ripetuto di lanci
spaziali Usa e il contemporaneo successo della ricerca sia russa che cinese in
questo campo, oltre la vicenda che ci ha coinvolti degli F35, aerei, che, a
quando riportavano attente trasmissioni televisive che riportavano ammissioni
di importanti fonti Usa a riguardo oltre a diversi articoli di stampa, sono
l’esito di un progetto fallimentare e costosissimo. Ebbene non vi sono soltanto
questi episodi, vi sono le ben più probanti fallimenti di tutte le imprese
belliche Usa rilevanti nel secondo dopoguerra. Ci si scorda, come dato ultimo,
che la Siria è già in guerra da molti anni invasa da truppe sostenute dagli Usa
e dai paesi alleati e che questa invasione è fallita per l’intervento congiunto
russo e iraniano. Tuttavia a sentire le cronache di questo ultimo episodio di
lanci missilistici sulla già martoriata Siria si ha l’impressione di una
assoluta onnipotenza militare occidentale quasi che sia nella sua possibilità
fare, sotto il profilo militare, il bello e il cattivo tempo. E ancora le
dichiarazioni di Macron che vorrebbe far intendere di disporre politicamente e
militarmente di Trump, prontamente smentito dal medesimo circa la prosecuzione
su vasta scale dell’intervento in Siria. L’unica partita militare aperta in
medio oriente è la “sicurezza” di Israele, per il resto vale ancora lo scenario
per cui gli Usa ripiegano. Da qualche tempo contano meno nel mondo e la discesa
continua nonostante i bluff di Trump.
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