giovedì 28 ottobre 2010

Formazione Professionale 2, Riflessioni di un profilo un pò più alto del precedente.

A domande sulla utilità della formazione professionale, vi sono state storicamente diverse risposte. Le più ovvia e diffusa, forse, data da chi è estraneo al settore, penso sia di carattere liquidatorio. La convinzione diffusa credo sia che la formazione professionale non serve a nulla. Poi vi sono risposte apparentemente un po' più articolate per cui alcuni ritengono che la formazione professionale serva solo ai formatori, e questa risposta in verità è abbastanza assimilabile alla prima, poi ci sono le risposte interessate degli addetti ai lavori, ma soprattutto i dirigenti e buona parte dei dipendenti degli enti di formazione,  per cui essa è  uno splendore. Ora cercherò di articolare  considerazioni da dipendente di un ente di formazione e quindi di un  addetto ai lavori, interessato si ma assolutamente indisponibile ad unirsi al coro dei "va tutto bene madama la marchesa". In effetti va bene poco e niente, e tuttavia trovo teribilmente irritanti le posizioni liquidazioniste. Di formazione c'è bisogno, è utile e quindi tutto dipende da come viene fatta. Ma poiché, onestamente di bilanci obiettivi sulla F (ormazione)  P (rofessionale) sono rari e difficili, proprio perché il mondo della formazione è frammentato e non sa vendere bene il suo prodotto , e  come già si diceva, quanto lo fa trasuda  autoreferenzialità  da ogni poro, risulta per ciò stesso poco credibile. Innanzitutto la FP non è un mondo a sè stante. Essa è una articolazione del sistema complessivo del mondo della formazione in senso lato in cui va compresa la scuola e l'università, in più opera a ridosso del mondo del lavoro più di quanto non facciano scuola e univesità medesima. Intanto per dipendere istituzinalmente da regioni e ora anche province, ha una articolazione più mobile ed elastica, quindi dovrebbe essere avvantaggiata rispetto a strutture di per sé più rigide e centralizzate quali appunto scuola e università.  Non conta qui parlare dell'autononomia scolastica, il discorso si dilata troppo, per cui qui vale ancora un giudizio sulla scuola come struttura ancora troppo rigida. Ora qualunque cosa se ne pensi la F.P. prevede e impiega di fatto la figura del tutor, che credo sia una figura importantissima, soprattutto nei corsi rivolti agli adolescenti nella fascia dell'obbligo scolastico. Tuttavia per estrema sintesi dirò che i limiti grandi della formazione professionale di possono condensare in tre parole: competizione, precarietà, e competenza. Continuanel prossimo post

lunedì 25 ottobre 2010

Riflessioni di basso profilo sullo stato della Formazione Professionale in Puglia

Sino ad oggi 24 ottobre noi dipendenti dell’Enaip ( Ente Acli Istruzione Professionale)  siamo senza stipendio da ben sette mesi. Il dato si colloca all’intersezione di diversi problemi. Il primo  su cui mi viene da riflettere attiene ancora al concetto di proprietà privata. Gli enti di formazione ( ma non solo loro per carità, anzi perfino sulla Fiat si avanzano dubbi a riguardo) in realtà sono enti di diritto privato che gestiscono soldi pubblici come se     fossero privati. Dopo di che viene da riflettere sulla  novità o che tale credo che sia, per cui i dipendenti, oltre a prestare lavoro, finanziano di tasca propria anche il  datore di lavoro, e la cosa non suscita scandalo a partire dai lavoratori direttamente interessati.  Questo perché grazie al gioco clientelare che ha il primato su ogni aspetto della vita di questi enti, la distinzione tra gli interessi dei dipendenti e quelli degli enti di appartenenza è difficilmente distinguibile, soprattutto se a ciò si aggiungono fattori culturali ed ideologici. Ne è un esempio la c.d. “autoconvocazione” di Mercoledì 20 ottobre 2010 si è tenuta, presso il Villaggio del  Fanciullo in piazza Giulio Cesare.  Ingenuamente, da vecchio sessantottino, pensavo, intervenendo al microfono in questo senso, che l’autoconvocazione fosse un estremo atto di autonomia di un gruppo di lavoratori dipendenti che non si sentono sufficientemente rappresentai da chicchessia, e invece mi sono trovato, partecipandovi,   ad una manifestazione in cui il ruolo protagonista era svolto da una serie di enti di formazione, da due assessori provinciali al ramo, un consigliere regionale del PDL che, detto per inciso, ha fatto un intervento polemico con Vendola persino sul problema energetico, per cui questo consigliere ha sostenuto con convinzione, e senza arrossire,  che il nucleare è preferibile all’eolico, perché dietro l’eolico ci sono affari sporchi, sottintendendo per ciò stesso, a parte le pur pertinenti questioni di garantismo e di diffamazione pure ravvisabili almeno nello senso ultimo dell’intervento, che   il nucleare sia di per sé un affare pulito. Ebbene siffatta autoconvocazione, ha partorito una iniziativa di rivendicazione nei confronti della regione Puglia, che a ben guardare i punti di rivendicazione stilati in documento, attengono, sostanzialmente alla possibilità, invero assai remota e per motivi obiettivi, che il personale della formazione professionale, e si badi bene, solo il personale della formazione professionale, venga assorbito dalla amministrazione regionale. Siffatta rivendicazione si dovrebbe rappresentare alla Regione nella mattina del 27.10- dell’anno in corso in modo collettivo dagli operatori che evidentemente dovrebbero sentirsi esonerati da prestare servizio, in una sorta di parziale astensione dal lavoro tollerato e di fatto, finanziato dai datori di lavoro. Ebbene cos’ altro aggiungere?.

venerdì 22 ottobre 2010

Proprietà privata

In questa  "neolingua" come qualcuno dice, o se si preferisce, per effetto di giochi lionguistici lucidamente imposti dai canoni del postmoderno, si constata: da un lato la rinominazione di cose, fatti, concetti, fenomeni, al fine di violarne e mistificarne il significato, fino al punto da chimare la guerra con nome di significato opposto,  e dall'altro la scoparsa dal nostro vocabolario di espressioni divenuti tabù. Tra queste espressioni va annoverata appunto la proprietà privata, almeno con allusione alle teorie del suo superamento. Ebbene, diciamolo Marx è un tabù, o uno spettro, o meglio ancora una pluralità di spettri come dice Darrida. Ma una riflessione  perfino banale indotta semplicemente dalla cronaca dei nostri giorni, indurrrebbe a chiedersi: ma esiste ancora la proprietà privata?. Creo di no. Esistono imprese private che in bilancio hanno sostanzialmente solo la voce delle entrata, essendo le uscite a carico del pubbico. Ora a ben vedere da cosa è costituito il tanto famigerato, questa si espressione di moda, debito pubblico.? E i padroni? Spesso, in tanti casi, anche è difficile una quantificazione precisa , ma il fenomeno è assolutamente significativo e pregnante,  sono persone dotate di poteri enormi che influiscono sulla vita dei dipendenti non in funzione della capacità di investire e gestire capitali propri, ma   in funzione di una finzione giuridica, non essendo, in fondo, proprietari di nulla.

Il caso Scazzi di Avetrana, e i danni della televisione.

Per quello che è dato capire, dalla mole immensa delle informazione sull'evento, che credo impossibile da seguire, salvo ad essere affetti da curiosità morbosa e da disoccupazione cronica, le dinamiche psicologiche e relazionali che hanno portato all'omicidio della sfortunata ragazza, appartengono alla normale quotidianità di tutti noi a prescindere dalla percezione chese ne ha. Quelle ragazze sono uguali a tante altre che vivono le nostre cità e soprattutto le periferie delle nostre città. Bambine divenute adulte precocemente e traumaticamente, destinate ad essere, per ciò stesso bambine a vita; bambine che trovano insopportabile la vita in famiglia, e che vedono nei rapporti con l'altro sesso, una possibile via di fuga da intraprendere con tutta la forza della disperazione che avvertono. I meccanismi di gelosia quindi attengono a questi sogni, o illusioni. E per concretizzarne uno si uccide, così   tranquilklamente, poichè il prossimo per loro non c'è, sono disperatamente sole in un modo di cose appena animate, di oggetti seriali senza senso, uno in più o in meno non cambia nulla. Questo è soprattutto il danno che deriva da una società che ha abolito la cura dei figli dalle proprie funzioni primarie, soppiantata dalla necessità di lavorare, mentre i figli sono soli davanti alla televisione,  e questi sono i risultati e così sia.