lunedì 20 febbraio 2012

Il Governo Monti, l’art. 18 e la situazione militare.

 Quel che si dice di questo governo è quasi tutto vero, solo che nessuno ne trae le debite conseguenze, o porta alle logiche conseguenze ciò che pur si dice.  Così come tutti o quasi, nessuno mette in risalto, a parte questo blog, se mi posso permettere una pur antipatica autocitazione, le questioni militari, salvo che per il risvolto economico, dell’acquisto esagerato di bombardieri Usa. Ora sulle prime pagine dei giornali , c’è ancora la notizia dell’arresto dei due marò dalla polizia indiana. Possibile che nessuno si chieda cosa ci facciano nuclei di marò sulle navi mercantili?. Si dice la pirateria, ma è credibile che ci sia un rapporto tra i due fatti?. Ora capirei al largo delle coste somale, atteso che di fatto non esiste uno stato somalo, e tralasciamo il perché e il percome, ma l’India è davvero paragonabile alla Somalia?. E’ plausibile che le due situazioni  siano accomunate sino al punto da mettere in atto le stesse misure di sicurezza. E non fa testo sicuramente la questione se il fatto sia avvenuto in acque internazionali o in acque territoriali dell’India, perché alla luce del più elementare buon senso, non si può supporre che in acque internazionali l’India abbia meno poteri di quanto ne abbia l’Italia. La questione dei problemi delle acque territoriali è vecchia. Gli Usa in ambito Onu si sono sempre battuti per circoscrivere il diritto degli stati a considerare acque territoriali a poca distanza dalle coste, perché, atteso l’enorme differenza tra la marina militare Usa e quelle di quasi tutti gli altri stati, sotto la dizione “acque internazionali”  si legge di fatto “acque territoriali Usa”. Ma è possibile che anche l’Italia si possa trincerare dietro il  problema delle acque internazionali per escludere le competenze indiane su ciò che è accaduto?. Francamente a me non pare possibile alla luce del più elementare buon senso. Dicevo in un latro post sul governo Monti, che non può essere senza significato che il ministro della difesa  del governo Italiano si un ammiraglio in attività nella Nato. Sarà bene ricordare che la Nato non funziona come una alleanza militare effettiva, ma come un esercito nazionale né più e ne meno. I reparti dell’esercito Italiano, sono alle dirette dipendenze dei comandi Nato senza mediazioni di sorta, ossia sotto il comando Usa.  Questa integrazione che sin ora lasciava spazio a qualche finzione che lasciasse credere il contrario, ora col governo Monti,  dell’Ammiraglio Di Paola oltre che di tutti gli altri ministri, nonché del presidente  Napolitano, è diventata più esplicita. Ne fanno fede gli aumentati compiti in Afganistan, dove ora possiamo bombardare liberamente,  e dove subiamo perdite crescenti dove   soldati  italiani continuano a morire, anche oggi. Ritengo che  anche la decisione di inviare il battaglione San Marco sulle navi mercantili in giro per il mondo ubbidisca necessariamente ad una logica Nato.  Davvero di pensava che stati potenti militarmente lascassero correre?  Ora le questioni afferenti la discussione sull’art. 18 dello statuto dei lavoratori, sulle riforme del mercato del lavoro, sulle severità fiscale, sempre a danno delle zone sociali medie e basse, tendono essenzialmente a uniformare anche la legislazione Italiana a quella Usa, si badi bene non a quella europea,  dove la Germania detta i compiti agli altri ma poi fa come  gli pare in casa sua. Quel che sta accadendo è che si sta spogliando letteralmente l’Italia di tutte le sue risorse, come già fatto con la Grecia, a favore essenzialmente della grande finanza Usa, con qualche boccone gettato anche alla Germania e alla Francia purché facciano i buoni ed evitino di fare davvero gli Stati  Uniti d’Europa. Questa prospettiva sarebbe davvero letale per ogni e qualsiasi possibilità degli Usa di riprendere o difendere quel che resta della sua egemonia mondiale. L’Euro è più forte del Dollaro, se ci fosse uno stato in grado di fare politica seriamente, nel proprio interesse, per gli Usa sarebbe davvero la fine. Evitare tutto ciò è il compito della Germania  e della Francia. In cambio avranno una fetta della cannibalizzazione degli stati mediterranei. Sono troppo stupidi per capire che prima o poi tocca anche a loro , ma sperano che ciò avvenga più in la nel tempo, al motto  di Luigi XV che recita, “ Après moi, le déluge!” , dopo di me il diluvio.  Ma c’è un altro dato su cui riflettere, e che è del tutto omogeneo a quelli sin qui trattati, ed è che in Italia non vi sono più partiti o istituzioni in grado di selezionare una classe dirigente, sia politica che amministrativa. Questo governo per la prima volta sancisce questa situazione, e perfino le sconfitte del Pd nelle primarie, sancisce inequivocabilmente l’incapacità del suo gruppo dirigente a gestire il loro medesimo partito. Bisognerebbe che si riflettesse più a fondo su questi temi.
he stati potenti militarmente lascassero correre?  Ora le questioni afferenti la discussione sull’art. 18 dello statuto dei lavoratori, sulle riforme del mercato del lavoro, sulle severità fiscale, sempre a danno delle zone sociali medie e basse, tendono essenzialmente a uniformare anche la legislazione Italiana a quella Usa, si badi bene non a quella europea,  dove la Germania detta i compiti agli altri ma poi fa come  gli pare in casa sua. Quel che sta accadendo è che si sta spogliando letteralmente l’Italia di tutte le sue risorse, come già fatto con la Grecia, a favore essenzialmente della grande finanza Usa, con qualche boccone gettato anche alla Germania e alla Francia purché facciano i buoni ed evitino di fare davvero gli Stati  Uniti d’Europa. Questa prospettiva sarebbe davvero letale per ogni e qualsiasi possibilità degli Usa di riprendere o difendere quel che resta della sua egemonia mondiale. L’Euro è più forte del Dollaro, se ci fosse uno stato in grado di fare politica seriamente, nel proprio interesse, per gli Usa sarebbe davvero la fine. Evitare tutto ciò è il compito della Germania  e della Francia. In cambio avranno una fetta della cannibalizzazione degli stati mediterranei. Sono troppo stupidi per capire che prima o poi tocca anche a loro , ma sperano che ciò avvenga più in la nel tempo, al motto  di Luigi XV che recita, “ Après moi, le déluge!” , dopo di me il diluvio.  Ma c’è un altro dato su cui riflettere, e che è del tutto omogeneo a quelli sin qui trattati, ed è che in Italia non vi sono più partiti o istituzioni in grado di selezionare una classe dirigente, sia politica che amministrativa. Questo governo per la prima volta sancisce questa situazione, e perfino le sconfitte del Pd nelle primarie, sancisce inequivocabilmente l’incapacità del suo gruppo dirigente a gestire il loro medesimo partito. Bisognerebbe che si riflettesse più a fondo su questi temi.

mercoledì 8 febbraio 2012

La crisi della Sinistra, il tramonto dell’Occidente. (parte terza)


La sinistra, comunque la si intenda e comunque la si pensi, tradizionalmente, era il luogo delle elaborazioni originali e innovative,  e perfino rivoluzionarie, anche se di questi tempi la parola, peraltro abusata, può suscitare equivoci e perplessità. Diciamo che era una forza che si cimentava, tra l’altro, in modo non esclusivo, sui problemi  dell’avvenire, acquisendo il dato che il presente fosse superabile in ogni caso, e che in ogni caso la realtà era mutevole, per cui  semplicemente, si fa per dire, occorreva  dare un indirizzo e una direzione al mutamento. Questa percezione della sinistra politica e culturale, si è bruscamente interrotta in seguito alle vicende del crollo del muro di Berlino, concludendo che il presente è immodificabile, sia per via degli esiti  inquietanti  del cd socialismo realizzato, ma anche, e direi soprattutto, per la modificazione essenziale avvenuta nei meccanismi sociali della produzione e della formulazione del pensiero, operata dai masmedia, che, grazie al predominio dell’immagine rispetto alla parola, ha dilatato oltremisura la dimensione del presente. E ciò fino a schiacciare con estrema violenza  le stagioni  di vita dell’individuo su una sorta di eterna giovinezza, togliendo legittimità e spazio sia fisico che di riflessione teorica alle altre fasi della vita, quali l’adolescenza, e la vecchiaia, ormai, ridotte quasi a patologie sociali, e peggio ancora come dirò più avanti. Ebbene in questa fase il pensiero di sinistra si è perso, ma con esso direi il pensiero senza aggettivi. Si è istaurato di fatto il divieto di pensare, si è abolita la funzione formativa della cultura, ridotta programmaticamente ed esplicitamente a mera perfonsans  funzionale, ma solo in astratto, ad attività lavorative, di un lavoro che in realtà sta decrescendo, almeno in Occidente, toccandoci pure di dover ascoltare, le affermazioni  beffarde dei ministri tecnici, i quali tecnicamente sembrano ignorare che l’emigrazione dalle nostre parti è ripresa in grande stile.   Lo sforzo principale, sotto il profilo culturale, sembra sia quello della ridefinizione del significato delle parole, per dare veste nuova a cose vecchie.  Così si è realizzata sul piano culturale, la perfetta coincidenza della crisi della sinistra con la crisi del pensiero occidentale tout- court, che nega bruscamente le sue radici, si inventa radici religiose e mistiche, alla ricerca di mitologie varie, di ogni tipo. Il pensiero  filosofico occidentale è prevalentemente, nelle sue linee generali e prevalenti tutto ripiegato nella sua parte più intellettualistica,  alla ricerca strumentale delle sue origini, per negarne la storia quasi che essa sia un accidente assolutamente spendibile per ogni manovra propagandistica di corto respiro, lontana da qualsivoglia possibilità di seria ricerca e conseguentemente elaborazione. Aggiungerei  che il capostipite di questa impostazione è Heidegger, per i cultori della filosofia, ma poi il discorso si complicherebbe. Vorrei far notare che il tema del tramonto dell’occidente può essere affrontato sotto ogni profilo,  economico, politico e culturale, ma gli esiti di una serie riflessione siano credo ineludibili. E’ comunque cessata, almeno in Italia in modo facilmente sperimentabile, ogni capacità di elaborare null’altro che non fosse  conformità al cd pensiero unico.  Ora in Italia, la sinistra è in minima parte contraria e comunque impotente in quanto opposizione, perché del tutto priva di strumenti, nei confronti del governo Monti; ma in maggioranza, legata essenzialmente al Pd,  favorevole. Monti è tra i peggiori e più pericolosi governi che ci possano essere, in sostanziale e rivendicata continuità politica col governo Berlusconi, da cui si differenzia solo per stile. L’intervista di Veltroni a Fazio, che ho già commentato, è la prova provata di quanto entusiasmo una buona parte del Pd, sostenga Monti, seriamente  impegnato in una politica aggressiva e violenta contro i ceti medi, il mondo del lavoro, contro, in definitiva, ogni possibilità di uscita dell’Italia dalla crisi, grazie allo sventramento, che, per la verità,  è iniziato da molto sotto la voce, guarda caso, delle liberalizzazioni come soluzione al problema del  debito pubblico. In verità l’Italia non ha più un apparato industriale degno di questo nome, basti pensare alla storia dell’automobile, e a quel formidabile apparato industriale che erano le vecchie partecipazioni statali, che se da un lato erano mal gestite per mirate scelte dei governi che si sono succeduti, dall’altro hanno assicurato una produzione d’avanguardia.  Ora per l’effetto combinato dei tagli di Tremonti, Bossi, Berlusconi, senza scordare Napolitano, Re Giorgio, come lo chiamano affettuosamente in Usa  e la politica di Monti, si  sta realizzando il dato che la strada delle dismissioni produttive dal sistema Italia sia del tutto irreversibile, mentre Obama al contrario, è impegnato nella reindustrializzazione degli Usa, sia pure a spese nostre,  mentre i paesi  europei più progrediti, questa strada non hanno mai imboccata, scegliendo di sacrificare la Grecia e temo anche  l’Italia, il vero boccone prelibato della finanza internazionale tanto europea quanto americana.  Ora il sistema delle bolle finanziarie si stanno scaricando sulle banche italiane, e prima o poi esploderanno.  E tutto ciò mentre il Pd farnetica sul fatto che Monti ci ha salvato dal baratro, mentre con tutta evidenza ci sta precipitando nel baratro, con la caccia spettacolare a chi non fa gli scontrini.  Il cd “popolo di sinistra” non è neppure in grado, nella sua generalità di decodificare i messaggi e la propaganda se poi si arriva credere che le bombardando si esporta la democrazia, dando esempio di dabbenaggine sconfortante. Certo si possono citare tanti dati, di ogni tipo, e tuttavia la riflessione più pertinente, riguarda il raffronto tra le politiche anticrisi degli anni trenta, e quelle attuali. Negli anni trenta era chiaro a tutti, a cominciare dai presidenti Usa, che tra gli stati e le grandi istituzioni finanziarie il predominio toccava allo stato, mentre ora in Occidente, sembra che tutti, concordemente, convengono che il primato tocchi alle banche. A tal proposito non si può tacere l’orrore che suscita la notizia  data da Stefano Rodotà con l’art. di spalla  su “la Repubblica” di oggi 8.02.2012 dal titolo “Se le banche lanciano i bond della morte  che ad un certo punto recita: “ Si individuano negli Stati Uniti un gruppo di cinquecento persone  tra i 72 e gli 85 anni, si raccolgono con il loro consenso  le informazioni sulle loro condizioni di salute e si propone di investire sulla durata delle loro vite. Più rapidi sono i decessi, maggiore è il guadagno dell’investitore, mentre il profitto della banca cresce con la sopravvivenza  delle persone appartenenti al campione.” E più oltre : “ Si scommette sugli anziani, un gruppo che già conosce forme crescenti di discriminazione, con l’esclusione dalla gratuità di alcuni farmaci di taluni farmaci e con il divieto di accesso a una serie di trattamenti sanati tari” . La banca in questione è la Deutsche Bank.   Ora quale dimostrazione ulteriore della crisi di un civiltà? In essa va sicuramente inclusa l’incapacità a protestare, a ribellarsi in modo conseguente, sino all’ottenimento di un risultato prefissato o una  eventuale  approssimazione per effetto di mediazioni a volte inevitabili. (continua)

domenica 5 febbraio 2012

La crisi della Sinistra, il tramonto dell’Occidente. (parte seconda)


Ieri appena finito di  pubblicare su Fb il post precedente, in cui tra l’altro, dicevo dell’insopportabilità delle interviste dei dirigenti del Pd, mi siedo davanti alla Tv e mi ritrovo, sulla terza rete Rai, a guardare “Che tempo che fa”  con Fazio che intervista a Veltroni. Spontaneo mi viene la riflessione sulla coincidenza e su  quando indovinata fosse l’opinione espressa a riguardo. Infatti a ben guardare, Veltroni è stato insopportabile. Queste interviste si rilasciano solo se si ha un profondo disprezzo di chi ascolta, sulle loro capacità di discernimento e, soprattutto, sulla loro corta memoria.  Una premessa:  non ho mai pensato che Veltroni sia un ciarlatano, anche se l’intervista a Fazio e soprattutto il mio commento su essa lo lascerebbe credere. Ritengo che sia stato un ottimo direttore dell’Unità (con l’idea indovinata delle videocassette, per chi le ricorda) e soprattutto uno dei migliori sindaci di che Roma abbia mai avuto. L’asino casca, a mio parere, quando pasticcia come segretario del Pd, in una elezione condotta e soprattutto provocata anticipatamente allo scopo, quasi fosse fatto apposta, di far vincere Berlusconi e consegnare Roma ad Alemanno, candidando Rutelli, personaggio che guarda caso, ha la firma sul conto che Lusi ha saccheggiato.  Cercando di ripercorre l’intervista, il primo argomento  toccato da Fazio, riguarda la neve a Roma e qui se n’è uscito con aneddotica autoreferenziale, perfino prolissa, in realtà ha graziato Alemanno rifiutando di “girare il coltello nella piaga”; sembrerebbe una manifestazione di tatto e, invece, a parer mio, si poteva essere severi con Alemanno, che al contrario è uno dei peggiori sindaci di Roma, senza speculare maldestramente sulla contingenza del cattivo tempo. Ha usato circo locuzioni francamente odiose, parlando della prova poco brillante di tutta la città per l’occasione per non personalizzare il discorso su Alemanno. Poi il resto è francamente inaccettabile. Autoesaltazione di sé stesso della sua esperienza da segretario da Pd, compresa la sconfitta elettorale del 2008 come se fosse colpa del governo Prodi, messo in crisi proprio dalle sue scelte e non dal comportamento di Ferrero e Bertinotti che in verità hanno accettato di tutto e di più senza fiatare, pur di mantenere le loro poltrone. Ad attribuire a loro le responsabilità della caduta del secondo governo Prodi è francamente inaccettabile. Ricordo bene la sua campagna elettorale, tuta basata novismo , e  sulla critica all’esperienza dell’Ulivo, in esplicita polemica con Prodi, in verità ripercorrendo i medesimi argomenti di Berlusconi, che non  veniva attaccato per niente. Ma tornando all’intervista, ha glissato sulla questione Lusi , parlando di una generica esigenza di dimagrimento degli apparati della politica, abolizione delle provincie, dimezzamento dei consiglieri regionali e così via, senza neppure trovare scandaloso che  partiti inesistenti continuino a percepire rimborsi, avendo da ridire solo per la loro quantità. E poi, questo è il momento forte di tutta l’intervista, si è lanciato in lode sperticate a Monti, quasi fosse qualcosa di paragonabile a Gandhi  e  Luther King, ha detto in modo odiosamente ipocrita che è favorevole al superamento  dell’art. 18  senza citarlo, usando circonlocuzioni che sembrerebbero affermazioni contro la precarietà ma parlando di una sorta di Apartheid, per cui da un lato ci sono lavoratori troppo garantititi e dall’altro lavoratori senza alcuna garanzia come se ci fosse un rapporto causa- effetto tra  i due fenomeni, ha di fatto sposato le tesi di Monti anche su questo argomento.  Particolarmente odioso far passare come fa Monti, i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato come “privilegiati”.  A parole poi, ha negato si domanda del servizievole Fazio che una parte del Pd sia disponibile a confluire in una formazione centrista lasciando il Pd. Ma  tutta la sua intervista, così appiattita sulle posizioni di Monti, così distanti dalle posizioni di Bersani  (almeno a parole) accrediterebbe invece, con forza  tale ipotesi.  Ora al di là della contingenza,  mi chiedo se serve altro ancora per rilevare  una assoluta mancanza di autonomia culturale da parte del gruppo dirigente del Pd. La tragedia è che questo partito sta per terminare la sua corsa, ma per essere fagocitato da una formazione ancora più deleteria per le sorti del nostro paese, e, insisto, su tutto l’Occidente. Sarebbe stato auspicabile  un protagonismo di tutta o di parte consistente dei suoi militanti, ma così purtroppo non sarà.  Ma su questo temo dovrò argomentare ancora. (continua)

sabato 4 febbraio 2012

La crisi della Sinistra, il tramonto dell’Occidente. (parte prima)


A partire dalla vicenda Lusi, esponente del Pd nonché tesoriere della ex Margherita, che maneggiava autonomamente un bel  po’ del finanziamento pubblico, aumentano i casi di coscienza tra i militanti  del Pd, che continuano a sostenere, non so con quanta serenità d’animo, il medesimo Pd. Sembrerebbe che io sia viscerale avversario di quel partito, ma invece credo che bisogna ragionare, senza dar spazio ad esasperazioni umorali, perché in questo momento credo sia un lusso che chiunque pratichi la partecipazione attiva nella vicenda sociale e politica, non si possa permettere. Il problema, secondo me, è che il Pd non è solo un aggregato politico dei nostri giorni, che sin dal suo apparire ha prodotto guasti autolesionistici di cui gli avversari, Berlusconi in primis, hanno beneficiato a piene mani; è anche l’erede di una storia che non è solo politica, ma  anche e, direi soprattutto, culturale. E’ una storia al negativo, cioè scritta con la gomma, cancellando quanto c’era già nelle  carte della sua storia, o di quella della maggior parte del suo gruppo dirigente,  ma senza aggiungervi nulla, anzi convenendo in modo sistematico  e convinto su quanto gli altri sostenevano, sino a pareggiare i presunti avversari anche nelle poco trasparenti pratiche affaristiche. In un colpo solo Il Pd ha liquidato con tratto breve,  la tradizione socialdemocratica e illuminista (lasciamo stare Marx ) che pure era legittimo aspettarsi di trovare nel suo dna.  Inutile ripercorrere tutta la vicenda dalla sua nascita, sostanzialmente caratterizzata dalla vocazione a crocifiggere Prodi,  che molti raccontano molto meglio di quanto sia in grado di farlo, a partire da Travaglio ma a finire dal più attendibile Gad Lerner  che vi milita, il quale  che nel suo “Il blog  del Bastardo”  ha  postato sabato oggi 4 febbraio 2012  un convincente post : “Quella scelta suicida per ragioni di cassa” .   che apprendo da una  segnalazione  sulla mia pagina di fb  operata da  Sergio Veschi. E’ una storia, mi ripeto, che  va vista in negativo, per quello che si sono guardati bene dal fare e che non hanno fatto pur essendo, secondo una logica comune ed elementare nel suo interesse di partito.  Questa vicenda, credo,   va letta seguendo due tracce, o meglio una traccia e il corrispettivo sottotraccia che necessariamente accompagna qualsiasi traccia.   Una è la vicenda che ci dettano le cronache su cui non credo si possa aggiungere altro, sen non la preghiera ai vari Rutelli,  per prima, ma anche a tutti gli altri che sui sono succeduti alla segreteria della Margherita, del Pds e del Pd,  di non aggiungere il danno alla beffa, che consiste nel tentar di far credere che i segretari politici non si occupino delle vicende finanziarie  dei propri partiti , mentre proprio quelle costituiscono l’oggetto principale se non esclusivo delle  loro cure.  Il sottotraccia cui alludevo, e che è il dato più importante per me, è   il dato culturale, come ripeto. E’ riscontrabile un vuoto pneumatico di idee. In ogni intervista dicono sciocchezze che contraddiranno sistematicamente in quelle successive, o che lasceranno cadere in una incoerenza davvero grandiosa. Non c’è un approccio culturale di fondo se non il liberismo di stampo anglosassone, che contraddice perfino la migliore tradizione illuminista dell’Europa. Ma l’adesione alle idee liberali al giorno d’oggi non giustifica la fondazione di alcun partito.  Insomma è come se fare un partito monarchico regime monarchico o un partito repubblicano (nel senso della rivendicazione dell’avvento di una repubblica) in regime repubblicano. Ma se il problema è il contrasto alle destre, esse andava fatto con strumenti culturali conseguenti, non certo i medesimi dei presunti avversari, in nome di una più corretta e coerente applicazione degli stessi. Oggi, per la pervasività dell’ l’apparato massmediatico, il meccanico adeguamento a luoghi comuni, anche per via di manipolazioni psicologiche, vieta ai più, di cogliere in tutta la sua gravità, una contraddizione del genere, che da sola condanna all’ineludibile insuccesso tutta l’operazione politica. Tutti i partiti esistenti sono liberali, compresi quelli che si fregiano coni simboli di Falce e Martello. Insomma sotto il profilo culturale, seguendo un percorso anche complesso con ovvi risvolti filosofici,  le vicende dell’89 che presuppongono l’evoluzione successiva del gruppo dirigente dell’allora Pci, hanno favorito non il superamento del marxismo, che ad essere sinceri, non era professato da nessuna forza politica presente nel nostro paese, già da tempo, e che non aveva bisogno di nessuna ulteriore rimozione, ma della stessa tradizione democratico-borghese di derivazione illuminista, cui in Italia, per dirne una, si uniformava sostanzialmente la medesima DC.  Questa tradizione è stata il veicolo effettivo della modernizzazione non solo Europea ma di tutto l’Occidente progredito. La sua  rimozione determina  l’autentico “l Tramonto dell’Occidente”.   (continua)