sabato 17 marzo 2018

Elezioni politiche 2018. Dopo il voto



Alcune considerazioni vanno fatte. La prima è che i sondaggi e, temo, pur non potendolo asserire con certezza, anche le statistiche di istituti vari, siano funzionali alla propaganda politica. Tutti ricorderanno le previsioni precedenti il voto che volevano Berlusconi avanti a Salvini, e che i 5S fossero spalla a spalla col Pd. Così come tutti ricorderanno il sostanziale equilibrio tra i SI e i NO pronosticato al referendum istituzionale. Ma l’analisi si potrebbe spinger anche più indietro. Quasi mai i sondaggi ci azzeccano e sempre c’è una logica politica dietro i loro errori. Detto questo, i media hanno esaltato due vincitori, i 5S e la Lega di Salvini. In realtà, a voler dare un giudizio politico distaccato, Salvini concorreva direttamente con i 5S. e ha perso nettamente, pur prendendo più voti di Berlusconi. Si è fatto finta, e la legge elettorale più assurda che si potesse immaginare ha reso possibile anche questo, che vi fossero due competizioni in una. La prima interna al centrodestra, la seconda a carattere generale. In realtà la competizione elettorale generale ha un vincitore chiaro anche se non trionfale come si vorrebbe dare ad intendere, ed è il 5S di Di Maio, il secondo è interno al centro destra e lo ha vinto Salvini. Tuttavia il sistema mediatico è tale per cui nella comunicazione  si sono mescolati i livelli e Salvini è diventato un vincitore di questa tornata elettorale. Quando dico che siamo in crisi e che questa crisi si è più volte avvitata su se stessa dico ciò che è vero ed evidente se solo si volessero guardare i fatti. Anzi sotto il profilo strettamente politico il risultato di Salvini è deludente. Il suo era un progetto ambizioso di divenire leader incontrastato di un grande partito nazionale. In pratica doveva assorbire Berlusconi e trattare con i 5S. da pari a pari, ma così non è.  I grandi sconfitti, sotto il profilo politico, nel senso dei progetti irreversibilmente falliti, sono il Pd e la cd “seconda Repubblica”. In realtà il Pd erede del Pds erede a sua volta del Pci, è morto in mano a Bersani. Renzi era già ostentatamente, dichiaratamente fuori da quella tradizione. La sua “rottamazione” era funzionale a questo e a saldare, ambiziosamente, i resti elettorali del Pd con Berlusconi, del quale verosimilmente era un emissario. Questo discorso potrebbe sembrare forzato solo se non si tiene conto dell’avventura della riforma costituzionale fatta fallire dal referendum. Non tragga in inganno il No di Berlusconi. Mediaset era strenuamente dislocata per i Si. Mai sconfitta fu più chiara e definitiva. Del resto il risultato deludente di LeU sta a dimostrare che anche quella tradizione è tramontata per sempre. Il suo progetto è quello di un partito di respiro nazionale che gioca in proprio le sue politiche e che può allearsi o meno con altri ma il suo progetto è di ampio respiro ed autonomo. Questo progetto ha raccolto un consenso ridotto e praticamente fallimentare. Completamente falliti mi sembrano invece i progetti del Pd e di tutti i partiti di sinistra. Non credo che Liberi ed Eguali abbia più motivo di esistere. In parole povere è fallita in Italia l’ennesima rivoluzione liberale, ma questo è un altro discorso. Quanto ai 5S, temo, non risolveranno nulla perché non hanno voluto mettere a fuoco neppure i veri temi della crisi che restano sullo sfondo, e sono due: la lotta conseguente e intransigente alla corruzione a alla grande criminalità, con strumenti sia giuridici e severamente repressivi, che socioeconomici; il secondo è la crisi finanziaria legata al debito che si vuole “pubblico” a vantaggio dei privati e di altre nazioni europee, Germania in testa.