mercoledì 16 dicembre 2020

Coronavirus e dintorni

 

Per carità capisco bene l’inutilità di qualsivoglia ragionamento, tendente, almeno nelle intenzioni, ad un tanto di razionalità che, francamente mi sembra del tutto scomparsa o improponibile, e tuttavia ci provo lo stesso. C’è chi, citando Shakespeare, afferma che siamo dei ciechi governati da pazzi, e per me è l’evidenza. Ormai, se ancora ce ne fosse bisogno, siamo di fronte all’ennesimo esempio dello scempio prodotto dal sistema mediatico, sempre più stretto nelle sue funzioni di propaganda di regime. Impossibile controllarlo o ribattere. La questione del Coronavirus è certamente complessa e complicata, poiché c’è chi sostiene, in modo fondato, e per niente ideologico che sia un prodotto di laboratorio e utilizzati per attaccare batteriologicamente la Cina e poi la cd Via della Seta, in cui rientra pure la Lombardia. C’è chi sostiene con argomenti altrettanto validi, e forse ancora di più condivisibili, che invece è frutto dei mutamenti ambientali, ma quello di cui mi pare si possa essere certi è che, al momento, non è paragonabile alle grandi epidemie del passato, e faccio riferimento solo alla cd, “Spagnola” che dal 1916 al 1920, nata negli Usa e chiamata spagnola perché in quella lingua ne fu data notizia la prima volta, procurò davvero una falcidia di vite umane.  Wikipedia riporta che il numero delle vittime è compreso tra i 50 e i 100 milioni, e colpì ogni settore della popolazione e ridusse di 12 anni le aspettative di vita sul pianeta. Al confronto il Cronavirus è risibile. Esso, così dicono concordemente tutti gli esperti, colpisce mortalmente gli anziani sui 70 anni, più facilmente se già colpiti da patologie immunodeficitarie. Io personalmente rientro appieno in questa categorie non mi spavento. Francamente non temo di morire, ma vorrei farlo, possibilmente, senza soffrire troppo. Ragione vorrebbe che la risposta al coronavirus sia di tipo essenzialmente sanitaria, ma così non è. Mancano posti letto per effetto delle dissennate politiche degli ultimi decenni, da quando è invalso l’uso di concepire la salute come un sistema finalizzato a risultati di tipo economico. L’Europa, l’euro, i vari trattati e le politiche conseguenti hanno imposto tutto questo ma a sentire la tv (tutte ) e i nostri politici poco lucidi, e peggio, assai poco disinteressati, sarà proprio l’Europa e con le sue risorse ad aiutarci. In realtà per risanare la nostra economia, la nostra sanità, le nostre scuole, i trasposti, il nostro territorio sempre più martoriato, servirebbe il contrario: uscire dall’euro, uscire dalla Nato e dalle sue spregevoli guerre, tanto ciniche quanto costose e inconcludenti, smantellare il sistema delle regioni, anch’esso costoso e dannoso, e combattere seriamente la corruzione, ma è assai più facile terrorizzare le persone e farle uscire con una ridicola mascherina sul volto, la cui utilità è messa in dubbio  da alcuni esperti, e imporre gli arresti domiciliari. Se tutto ciò non funziona, non si dica mai che queste misure non funzionano ma che siamo noi stupidi che non ci atteniamo, e col nostro sportarci favoriamo il diffondersi del virus. Che nessuno, per cortesia, rifletta che in caso di epidemie è consigliabile lasciare le grandi città e disperdersi nelle campagne, come si è storicamente sempre fatto. Almeno per quanto possibile, ma no. A chi avrei potuto nuocere se a marzo scorso anziché essere costretto a stare a Bari fossi andato in campagna, in quel di Alberobello, non mi è dato sapere, ma così è andata, eppure i pessimisti dicono che il peggio verrà. E temo sia così almeno sino a quando rimarremo ciechi.