Molti
giornali odierni, (2 settembre 2016) così come i telegiornali e trasmissioni
televisive di diverse reti, danno molto risalto alla notizia delle dimissioni
di Carla Ranieri, (capo-gabinetto) Marcello Minenna (assessore al Bilancio con
ampi poteri e competenze) dalla giunta capitolina guidata da Virginia Raggi con
la lista di M5S. risultata vincitrice alle ultime elezioni comunali tenutesi a
seguito della singolare vicenda legata all’ex sindaco Ignazio Marino. Si sono
dimessi anche funzionari di alto livello nelle aziende Atac (trasporti) e Ama
(nettezza urbana) del comune di Roma. Ovviamente
tutti i media a sentenziare sulla crisi di M5S. Loro sono in malafede, perché molte
giunte cambiano i propri assessori, e spesso per motivi assai poco nobili ma a
nessuna di queste vicende viene prestata la stessa attenzione che alla vicenda
romana, che è una vicenda, nella sostanza, squisitamente politica, mentre si
tace di altre situazioni tipo quella milanese, che vede avvicendamenti in
giunta per motivi meno nobili. Questo lo fa notare giustamente Travaglio nel
suo art. su “Il Fatto Quotidiano”. Questo giornalista difende a spada tratta
Virginia Raggi, e questa volta dissento (per quel niente che vale). Certo in
campagna elettorale ho tifato per lei anche se alcune cose non mi hanno mai
convinto. Prima di tutto la sua collocazione professionale precedente nello
studio legale di Previti, un noto avvocato dell’entourage di Berlusconi. La
circostanza fu taciuta al momento della selezione per la candidatura a sindaco
di M5S. E passi. Ma altro elemento per me sospetto, fu la circostanza per cui
M5S, per la prima volta nella sua storia, ha lavorato a favore dei media. La Raggi,
in effetti <buca> lo schermo come di diceva un tempo per i personaggi
telegenici. Questo per me è stato un cambio di passo
importante, perché poteva implicare un mutamento di fondo nella politica dei
pentastellati, e una svolta di questo tipo, se attuata sul piano generale, non
può rimanere senza conseguenze sul piano delle scelte politiche di fondo.
Intanto la stessa Raggi, non ha mai chiuso in modo definitivo la questione
delle Olimpiadi a Roma, sicura operazione di saccheggio come fu quello perpetrato
col pretesto delle olimpiadi del ’60, di cui il comune di Roma paga ancora
debiti per gli espropri. La circostanza l’ha resa nota proprio lei recentemente
per argomentare contro l’ipotesi di ritorno delle olimpiadi a Roma, solo che,
nonostante tutto, non sbatte la porta in faccia al Coni. Comunque, a quel che
leggo, neppure le recenti olimpiadi di Rio hanno fruttato molto alla Rai,
essendo state seguite, a quanto pare, da un numero di telespettatori inferiore
a quelli previsti. Detto ciò la vicenda che più mi indispone, ed è un argomento
che vale per tutto il movimento che l’ha consentito, è proprio quella della
composizione della giunta. Essa andava indicata prima delle elezioni, e doveva
essere un tutt’uno con le scelte programmatiche, necessariamente collettive. Invece
la Raggi si è tenuta mano libera col risultato di far venir meno un tratto di
trasparenza che era assolutamente necessario. Ora si naviga a vista, con l’unica
certezza che ci si trova di fronte ad uno scontro di potere, quel tipo di potere
che M5S doveva combattere. Alle prossime politiche, quasi sicuramente
continuerò a votare questo movimento, ma incomincia a farsi strada qualche
motivo di perplessità.