In realtà il vocabolario, o meglio ancora la
distorsione provocata dai media dei significati originari delle parole, priva
quasi del tutto chi come me, vorrebbe poter trasmettere sensazioni di rabbia,
di sgomento, per quello che accade. Trovo del tutto disarmante la capacità di
questo “sistema” di metabolizzare di
tutto, di sfornare ad ogni piè sospinto, personaggi, neologismi e perfino eventi
“non eventi” perché intrisi di nulla se
non delle chiacchiere, una volta definite da bar o sala da barba, ma che ora campeggiano
sulle prime pagine di giornali di grande tiratura, e perfino nelle sedi
parlamentari. Le tragedie vere restano sullo sfondo, sotto gli occhi di tutti,
perfino ostentate a volte, con la consapevolezza che pure l’ostentazione delle
tragedie contribuisce a “naturalizzarle” a farle apparire, cioè, come inserite
nelle pietre e nella natura che ci circonda, in modo che vengano percepite dai
più con piglio fatalistico e quindi considerati inevitabili. Non c’è antidoto a questa corrosione
strisciante, pur nella sua pervasività, di tutto ciò che di buono, e di
positivo si era fatto in Italia e nel mondo, dopo l’ultimo conflitto mondiale.
Sembra di stare su un piano inclinato su cui di deve rotolare sino ad un fondo
che, al momento non è dato intravedere. Come se fossimo in un processo a ritroso che i
più colgono come dato ineludibile e perfino progressivo. In realtà, le
coordinate della situazione politica attuale nascono, per gli aspetti di
maggior attualità, soprattutto sotto il profilo economico, a partire dalle
questioni del cd “debito pubblico”, dalle vicende già richiamate dell’ultima
guerra mondiale. Con la costruzione di quella mostruosità politica ed economica
chiamata “euro” si è di fatto invertito l’esito, acquisito drammaticamente sui
campi di battaglia di tutto il mondo, del secondo conflitto mondiale. La
Germania, sconfitta sul campo, sino alla determinazione della suo sdoppiamento,
ora è riunificata,e detta le leggi dell’economia e della politica in Europa,
seppur su delega Usa. I Paesi e le forza che determinarono la sconfitta del
nazismo, sono annientate, a partire dall’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche, ma anche della Yugoslavia ora smembrata, che fu capace di liberarsi dei nazifascisti
senza attendere “liberatori” di sorta e per questo in grado, anche dopo il
conflitto, di perseguire politiche dette correttamente di “non allineamento”. Ora
l’Urss è tornata Russia come al tempo degli Zar, ed è gestita da dittature che
a quella del famigerato Stalin non hanno nulla da invidiare comunque la si
pensi. Si è proceduto allo smantellamento dello stato sociale con la velocità
con cui, processi analoghi, erano immaginabili solo a prezzo di eventi traumatici,
come guerre, colpi di stato e via discorrendo. In Italia le organizzazioni
legate sia alla grande criminalità organizzate,
che alle nostalgie nazifasciste, governano il paese, a dispetto di
qualsiasi esito elettorale. La sinistra è talmente smarrita da non riconoscere,
nelle sue componenti maggioritarie, nel M5S di Grillo, l’ultima flebile
resistenza al terribile “nuovo che avanza” a suon di stravolgimenti della
costituzione, che si vorrà alla fine del tutto stravolta, per codificare, ad
ogni livello, anche a quello giuridico formale, la vittoria delle forze della
grande criminalità organizzata. Ormai stufo di leggere anche su fb, post, di
pseudo militanti di sinistra, che con ogni camuffamento sostengono questo
governo delle “ larghe intese”. Stufo di
tutto ciò rinuncio, d’ora in poi, a commentare fatti di attualità politica,
consapevole che ormai non esiste più nessuna attualità in politica, se non il
rinnovarsi di recitazioni stantie con qualche personaggio “nuovo” come Renzi, che da rottamatore sedicente, si sta
trasformando nello strumento di legittimazione, sia pure nella dimensione
meramente virtuale di un sistema mediatico, della sopravvivenza di quegli
apparati, che si vorrebbero “rottamare”. Renzi, ormai, malgrado il crescente
consenso, che pare abbia, incarna
l’eterna promessa del nuovo fatto di nulla. Tutto sembra già scritto. Credo impossibile
resistere a tutto questo, ragion per cui, d’ora in poi mi sforzerò su questo
blog, di commentare, non più fatti di cronaca, ma libri,riviste, teorie, che
consentano uno sguardo più lungo, perché ormai nel breve, resta assai poco da
dibattere. Tutto questo, però se sarò capace di migliori
ritmi di lavoro “intellettuale”, atteso che l’agire politico, come insegna non
solo la storia, ma anche, se mi è permesso, la mia personale vicenda politica e
professionale, sempre stritolata tra l’ideologico imperativo del “fare” senza
riferimenti teorici di sostegno, che ho pagato a duro prezzo, sia nel corso
della militanza politica, che nelle
vicende della mia professione di “educatore” così si diceva un tempo,
ossia di un operatore che si districava, nelle contorsioni delle vicende di
vite complicate, di favorire, per il possibile, i ragazzi svantaggiati.
L’attivismo fine a sé sesso non ha mai prodotto nulla da nessuna parte, in
nessun campo. Ritengo perfino sterili, seppur doverose, le denunce di ogni
singola ingiustizia, data la loro mole complessiva,e data la incapacità di fare
sintesi da parte di chicchessia. Perfino gli atti di pura testimonianza, salvo
rare eccezioni, risultano alla fine controproducenti. Serve alzare lo sguardo e
cercare di guardare più avanti, perché nell’immediato, di questi tempi e dalle
nostre parti, temo, tutto è perduto. L’agire
deve essere volto al raggiungimento di obiettivi, e in politica questi
obiettivi, devono essere assolutamente trasparenti, coerenti, e condivisi da
coloro che affermano di volerli perseguire. Tutto ciò è mancato grandemente
nella sinistra italiana nei decenni scorsi, e credo sia il principale motivo
della sua scomparsa. Ci si è trastullati nelle vecchie pratiche del
cattolicesimo deteriore, che si possono sintetizzare nel motto: “fate ciò che
dico, ma non fate ciò che faccio”. Questa prassi inficia tutto ciò che non
deriva da un potere precostituito. Solo che intanto, voglio trascorrere questa
estate più di altre, visto che non ho più obblighi di cartellini da vidimare,
anche sotto la forma di firme da apporre su terribili registri bianchi, tra il mare della costa della Puglia
meridionale, tra Bari e Brindisi, e le pietre, le piante, il terreno di un
trullo in quel di Alberobello. Che almeno questo, insieme all’adorazione dei miei figli mi sia
concesso.