martedì 2 agosto 2011

La crisi dell’En.A.I.P. e il suo superamento, forse.


Con un accordo siglato il 29 Luglio u.s. sembra, con tutte le cautele del caso, che la crisi dell’En.A.I.P sia in via di soluzione. L’accordo intervenuto tra sindacati, provincie pugliesi, e Regione Puglia, pare fondarsi sulla convinzione che l’En.A.I.P. possa riprendere un normale cammino funzionale. Va detto subito che l’accordo, insoddisfacente per molti che hanno esternato il loro malcontento, è, come spesso accade, l’unico accordo possibile nelle condizioni date, atteso che il potere contrattuale reale dei lavoratori dipendenti, di questi tempi, è pari o una approssimazione dello zero. Per questo non mi accodo alle critiche politiche verso la gestione sindacale della trattativa. Le modalità di gestione sindacale di questi processi sono note e consolidate, e comunque non possono non risentire della debolezza della categoria, divisa, sostanzialmente subalterna agli enti di appartenenza. Va anche detto che proprio in questa occasione, sono emerse aree di dissenso autentiche dalle impostazioni datoriali, e tuttavia il movimento che si è sviluppato nell’occasione non è stato sufficientemente esteso, dovendo fare i conti con presenze, al suo interno, di emanazioni dirette dell’EnA.I.P. Onestamente, nelle condizioni date, lo ripeto, era difficile una soluzione diversa. Io, forse, raggiungerò la pensione e recupererò, forse, e con tutti gli scongiuri del caso, un po’ alla volta, gli stipendi non percepiti e che mi sono costati scoperti in banca che non mi verranno mai risarciti. Per i colleghi dei Centri per l’Impiego, paradossalmente, coloro che sembravano i più garantiti, in vece c’è la concreta prospettiva di vedersi decurtate le retribuzioni di tutte quelle voci che la C E non riconosce. E’ l’ennesimo non senso di questa situazione kafkiana. Perché mai i dipendenti, e solo loro, devono pagare le contraddizioni si un sistema che è privato sul versante degli incassi degli enti, ma pubblico sul versante delle spese.? Insomma gli enti (il privato)  incassano soltanto, mentre i dipendenti, la   Regione, Provincie, Comunità Europea,  (il pubblico) pagano, in nome del libero mercato, o della sua modificazione mostruosa al tempo del postmoderno.  E’ anche vero, e in questo ho mancato anch’io, che si è persa l’occasione di consolidare i rapporti tra colleghi per altro sparsi lungo tutta la Puglia, per cercare di consolidare i rapporti. Una ultima riflessione mi tocca fare sul ruolo delle Provincie. In questo contesto sono semplici intermediari, perché prendono somme di denaro destinate in modo giuridicamente vincolante, alla specifica retribuzione di quella categoria di dipendenti che pur lavorando per la Provincia, sono dipendenti dell’En.A.I.P. . Ebbene hanno svolto un ruolo centrale in questa vicenda, pur essendo, in teoria, coinvolti in un semplice lavoro di “collegamento” . Le Provincie, per essere chiari, fruiscono del lavoro di questi dipendenti degli  Enti di Formazione professionale, senza neppure un euro di esborso dalle loro casse. Per me è una questione scandalosa che avrebbe solo e soltanto una possibile soluzione accettabile, che riguarda un contesto, mi ripeto, kafkiano, assurdo e paradossale. Infatti se la formazione professionale fosse gestita direttamente dalla Regione,  e se provincie fossero abolite, avremmo un servizio, almeno in ipotesi, assai migliore, con costi di gran lunga più contenuti. Ma questo è eresia, non è tra le ipotesi praticabili, è una utopia del postmoderno, nel senso che è una utopia vera in quanto a concrete prospettive di realizzazione, e al tempo stesso è ridotta rispetto a ciò che il novecento ci consentiva di configurare come utopia.  Siamo messi male, e ho davvero  difficoltà psicologiche ad accettare tutto questo, ma tant’è.  

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