giovedì 29 settembre 2011

La burla


Mi ero ripromesso di non postare (termine che mi fa rabbrividire) più nulla su questo blog, che riguardasse l’attualità politica, solo che alla fine non ho saputo resistere alla tentazione di dire la mia. E tuttavia la nausea è forte, anche e soprattutto perché gli avvenimenti della politica, assomigliano troppo ad una recita, che segue un canovaccio già conosciuto,  un po’ come una canzone nota, che si riconosce all’accenno delle prime note, quasi un film già visto. Insomma niente di nuovo. Mi spinge a scrivere l’irritazione per la strumentale confusione che si genera a proposito della crisi economica e di Berlusconi. Ho già tentato di argomentare su Berlusconi, per dire che la sua figura è un problema nel problema, non il PROBLEMA per eccellenza, risolto il quale, tutto il resto si aggiusta da solo. In automatico non si risolve alcunché, se non per l’azione mirata di gruppi organizzati, sufficientemente forti da far passare le proprie scelte. Ora tutta la campagna cui partecipa buona parte dell’opposizione in parlamento, e anche una sostanziosa parte dei media non berlusconiani, tendente a far dimettere Berlusconi, perché non ha “la fiducia dei mercati”, perché la borsa è in discesa e amenità simili, mi fa imbestialire. Simili ragionamenti si espongono al ridicolo, e infatti i giornali della famiglia Berlusconi ci  vanno a nozze,   e non appena la borsa di Milano risale, chiede che se ne renda merito a Berlusconi. E il peggio è che il ragionamento non fa una grinza. Ma a parlare seriamente, Berlusconi e il suo governo, sono i garanti dei gruppi finanziari che speculano in borsa e, al tempo stesso della grande criminalità, come abbondantemente provato dai salvataggi continui di parlamentari inquisiti e dall’evidente politica collusiva e specificatamente dalla “biografia” di Berlusconi stesso, a ciliegia sulla torta, la proposta di mettere sotto inchiesta i pubblici ministeri.  E’ quindi ridicolo chiedere a Berlusconi di dimettersi per compiacere proprio coloro che sono ampiamente beneficiati dall’azione, o non azione, che concretamente si traduce in un grande beneficio per quelle signorie.  Va dato atto a Gad Lerner che la sua trasmissione, “l’Infedele”  è l’unica in cui questi discorsi hanno spazio. Ma per il resto è tutto un assurdo. La Confindustria protesta, perché in nome del liberismo vuole, e rivendica assistenza dallo stato, essendo questo il volano reale dell’economia, alla faccia del libero mercato, che è l’alibi per abbattere tutto ciò che è pubblico. Quella che segue la citazione di una citazione. La traggo da Gallino “Con i soldi degli altri” Einaudi 2010. “ Eventi infelici accaduti in altri paesi ci hanno insegnato da capo due semplici verità in merito alla libertà di un popolo democratico. La prima verità è che la libertà di una democrazia   non è salda se il popolo tollera la crescita d’un potere privato al punto che esso diventa più forte dello stesso potere democratico [….]. La seconda verità è che la libertà di una democrazia non è salda se il suo sistema economico non fornisce occupazione e non produce e distribuisce beni in modo tale da sostenere un livello di vita accettabile.”  Ebbene questi non sono petizioni di principio socialiste ma borghesi, e questa citazione è tratta dal discorso di F.D. Roosevelt al congresso degli Stati Uniti il 29.4.1938. Solo che ora nemmeno Bersani conviene più su questo. Il problema è “dare fiducia ai mercati” a chi, in definitiva trae profitto da una legislazione assolutamente iniqua, e spesso anche in aperta violazione di essa accumula risorse tali da condizionare la vita degli stati. Solo che ciò non scandalizza più nessuno, tranne qualche grande economista americano, che resta comunque una voce nel deserto. Se si continua a scambiare l’effetto con la causa dei problemi non ne veniamo fuori neppure dopo le prossime elezioni, anche nel caso pure auspicabile che le vinca una coalizione di sinistra.

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