mercoledì 4 aprile 2012

Monti, le banche, il trasformismo italiano, e il sangue dei nostri figli.


Monti, il suo governo, le sceneggiate dei partiti che lo sostengono, Lega Nord compresa, ora finalmente ladrona acclarata,  la cui opposizione è evidentemente concordata con Berlusconi, stanno graffiando a sangue il nostro tessuto sociale, stanno minando l’economia  italiana in modo da indebolirla strutturalmente, e in modo  irreversibile, almeno nelle loro intenzioni.  Ora non credo che ci siano difficoltà a convenire che queste affermazioni siano assolutamente fondate sui fatti e non il  semplice prodotto di una vena polemica.   Vanno considerati gli effetti combinati del taglio delle pensioni, il calo costante delle capacità di acquisto dei salari, l’aumento della disoccupazione,  e questa sorte di tassazione selvaggia che chiamano Imu,  neppure precisamente quantificata, che dovrebbe stare per Imposta   Municipale Unificata, ma è in realtà una tassa di Stato, da cui si sottraggono di fatto la banche, la Chiesa. C’è il rischio fondato che per questa via si ricapitalizzino le banche che, non erogando prestiti,  oltre ad essere la causa principale della crisi internazionale in atto, si prendano una parte del patrimonio immobiliare che era delle famiglie, e con una gestione del prestito  volutamente recessiva, arrivino ad  indurre al suicidio pensionati, operai, piccoli artigiani e piccoli imprenditori. Come era facilmente prevedibile, queste misure, adottate col pretesto di risanare i conti pubblici, stanno semmai, ottenendo l’effetto contrario, tant’è  che sulla stampa estera già circolano voci di una seconda “manovra” . Monti per ora smentisce, ma le sue sirene già stanno lavorando in questo senso, immettendo nel circuito mediatico, opinioni secondo cui lo spread  ritornerà a salire, come in effetti già sta facendo in questi giorni, per effetto del fallimento parziale, o almeno questo pare si profili a tutt’oggi, dell’abrogazione netta dell’art. 18.   In realtà la lotta all’evasione la fanno a danno dei piccoli perché nemmeno la piccola tassazione prevista sui capitali scudati, prevalentemente posseduti da evasori e/o criminali, ha avuto applicazione completa. In questo contesto la vicenda degli “esodati” pare una tragedia di contorno. Misure così drastiche in Italia non venivano prese dai tempi del fascismo. Siamo quindi ad una svolta storica, in una situazione di non ritorno. Tutto questo è possibile grazie ad un governo insediatosi grazie al presidente Napolitano, che gode di una popolarità del tutto immeritata, e al Pd di Bersani e compagnia bella. Qualcuno già mi fa rilevare come sia il Pd un mio bersaglio polemico privilegiato, e non posso dargli torto, Quel che mi irrita del  Pd è il suo essere un partito trasformista. E ribadisco la critica di trasformismo, che non è come rimarcare una mancata coincidenza  di orientamento politico, ci mancherebbe, o il suo essere un partito di centrosinistra, cosa del tutto, ed ovviamente legittima.  Il problema è che  Pd è, a mio parere, ma non solo,  un partito trasformista, nel senso della peggiore tradizione del trasformismo giolittiano perché si autodefinisce un partito di centrosinistra, ma dà il sostegno parlamentare ad un programma di governo che è degno di un governo reazionario “dell’acqua più pura” che con un programma conseguente di centrosinistra, riferito pure  al tradizionale centrosinistra della prima repubblica, non ha nulla a che fare.  Insomma non è un partito moderato, e la vicenda dell’art. 18, peraltro non ancora conclusa, non può valere a bilanciare il disastro che il governo Monti sta provocando. In questa situazione c’è un aggravante, ed è data dal fatto che mentre il Pd è conseguentemente impegnato nel sostengo al governo Monti, il Pdl fa la politica del doppio binario. Ossia, da un lato sostiene il governo Monti in parlamento, anzi pungolandolo a provvedimenti di segno sempre più reazionario, come nel caso della giustizia, guarda caso; mentre dall’altro lato, ossia nel paese, attraverso i giornali e i giornalisti  di Berlusconi, sta facendo una battaglia contro, quasi a far credere che il governo Monti con il governo Berlusconi non c’entri nulla, mentre in realtà né è il perfezionamento. Per questa via c’è il rischio che il Pd, ma tutta la sinistra, consegnino paradossalmente, alle destre anche la gestione della protesta  o peggio del malcontento indistinto che in parte è già in atto contro il governo Monti, e che verosimilmente si estenderà nei prossimi tempi, quando appunto si sentirà con maggiore concretezza i morsi di questo famelico governo delle banche. Pochi dicono a sinistra che è ora che il governo Monti vada a casa nel più breve tempo possibile, pochi avvertono in tutta la sua estensione, la gravità esistenziale per milioni di cittadini della situazione creata da questo governo “ tecnico”ma incapace di fare i conti, di prevedere le ricadute del suo operato.  E a chi chiedesse come si viene fuori dalla crisi economica, risponderei che è una questione di buon senso, e che non bisogna farsi abbindolare dalle evidenti sciocchezze che vanno dicendo economisti anche accademici, alcuni dei quali hanno lo stomaco per asserire pubblicamente che favorendo il licenziamento dei lavoratori, non si ottiene l’effetto di far aumentare la disoccupazione ma del suo opposto. Sono sciocchezze cha vanno accolte con sberleffi, senza neppure entrare seriamente nel merito. Invece il discorso serio è l’Europa e il debito pubblico. Sono stato sin qui un europeista convinto, sulla base della convinzione che la dimensione dello Stato nazione, fosse un prodotto dei tempi destinato ad essere davvero superato. Conservo questa convinzione ma la realtà istituzionale europea, così come si sta configurando, è al di fuori di qualsiasi concezione di democrazia, sino a vanificare perfino il diritto di voto e la sovranità dei popoli. Così non può andare, per cui mi convinco che nell’immediato va seguita la strada dell’Argentina che ha superato una condizione   simile a quella che  da noi si va profilando.  Credo che a noi non sia rimasto altro da fare che uscire dall’euro, nazionalizzare almeno la Banca d’Italia per riprendere la sovranità di conio, per far ritornare i finanziamenti alle piccole imprese. Credo che vadano attuate politiche fiscali e normative severe nei confronti della speculazione finanziaria; cha vadano fatti investimenti pubblici, con soldi pubblici, smettendo la farsa per cui la grande impresa o finanza privata possa avere ancora un ruolo positivo nello sviluppo economico. Una storia ormai secolare, di scandali, ruberie, illegalità, corruzione, dice più di qualsiasi trattato di economia che il “ privato “ non esiste più su grande scala, fuori da appropriazione indebita  o di un furto se si vuole, di ciò che è “pubblico” per sua natura. Che senso ha ancora una Fiat in Italia al di fuori di una politica industriale che non può che essere attuata che con fondi pubblici, per cui non si vede il perché poi concederne i benefici ai Marchionne o agli Elkan. Che vadano via, o meglio, che restino dove sono, negli Usa,  lasciando però  all’ Italia ciò che è italiano, tanto più che loro italiani non lo sono e, verosimilmente,  mai si sono sentiti tali. E cosi di seguito per il resto, ossia credo ci sia bisogno di fare alcuni passi indietro per riprendere un cammino in avanti.  Il discorso vale per la giustizia, per cui auspico nella misura del possibile un ritorno ad un codice di procedura penale ispirato ai principi di una giustizia inquisitoria, in cui vale l’accertamento, per quanto possibile,  dei fatti così  come si sono svolti e non la loro narrazione al momento del dibattimento. La difesa dei cittadini, imputati o meno, deve essere compito di tutta la magistratura, anche e soprattutto quella inquirente, su cui evidentemente bisogna esercitare il massimo controllo, ma è intollerabile  l’impunità acquisita di fatto per via cavillosa o addirittura per manipolazioni legislative procurate di proposito da chi si destina a vivere da inquisito a vita. Il compito di una sinistra sarebbe, tra l’altro, quello di creare dal basso, per via democratica, una riaggregazione di stati in cui le banche non debbano svolgere alcun ruolo politico, perché temo, al di fuori di questo libro dei sogni, che il futuro prossimo venturo sarà intriso del sangue dei nostri figli.   

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