martedì 5 marzo 2013

Elezioni, Grillo e le dimissioni di Ratzinger



Potrebbe essere finita finalmente con le elezioni di febbraio, la campagna elettorale e invece dura ancora.  E sul perché di questa affermazione tornerò più avanti. Intanto va detto che questa campagna, prima delle elezioni era francamente allucinante; infatti come ogni campagna,  è stata regolata dalle leggi della domanda e dell’offerta, ovviamente politica, campagna, dentro cui tutto è stato possibile, perfino il cimentarsi nell’acquisto palese e generalizzato di voti con lo strumento comodo del “pagherò” , e in cui, per di più, si  sono cimentati, spiace dirlo, autentici “parvenu” di sinistra, che hanno partecipato, legittimandolo,  ad un gioco davvero truffaldino, e dall’esito prevedibile, per scopi comunque irrealizzabili, salvo a intendere come finalità nobile, la conquista di un seggiolino in parlamento di alcuni personaggi di infima levatura politica, di cui non serve neppure ripetere i nomi per stendere un velo pietoso su quel che pretendeva di  essere una sinistra autentica in Italia.   Questa campagna, inoltre,  è stata ravvivata da inchieste della magistratura che segnalano, in modo quasi incessante, problemi di fondo delle nostre istituzioni, incapaci di ridimensionare corruzione e mafie che, in modo conclamato incontestabilmente, costituiscono una parte assolutamente costitutiva della crisi italiana, da cui è inutile pensare di venir fuori  senza prima provvedere a porvi rimedio.  Ci sono state inoltre le dimissioni  del Papa che hanno il merito, se non altro, di introdurre un elemento di realtà, un fatto di importanza per nulla trascurabile che incide sugli assetti di potere in Italia quasi  quanto,  esagerando solo un po’, le elezioni medesime, essendo la Città del Vaticano, un luogo dove risiede una parte non secondaria di quel potere reale e parzialmente occulto  che gestisce il potere in Italia. La “liturgia” tradizionale della chiesa cattolica eleva la figura del Papa alla dignità di un vicario di Cristo in terra, si usa dire e va in buona sostanza anche oltre il ruolo di mediazione tra cielo e terra, perché si arroga il diritto di pronunciarsi definitivamente sulla configurazione del paradiso, ammesso che esista. In realtà si vorrebbe che fosse quasi il padrone  assoluto del cielo e della terra.  Fa e disfa le santità, decide ciò che è peccato e ciò che non lo è. E’ una figura senza riscontro in altre religioni. La teoria prevede che dunque è lo spirito santo che muove i suoi passi e le sue parole; le sofferenze fisiche non toccano il suo alto magistero.  Ora si badi bene al fatto  tutte queste teorie sono state  fatte proprie da Ratzinger in diverse occasioni  a cominciare dalle lunghe agonie dei suoi ultimi predecessori. Ed ora invece si dimette  o ..quasi. Infatti Ratzinger dimettendosi assicura che “non scenderà dalla croce” parafrasando una espressione del suo predecessore  che così rispondeva a chi gli domandava il perché delle sue mancate dimissioni in funzione delle ormai estreme condizioni di salute. Quindi Ratzinger non scende dalla croce, e per far bene intendere il senso delle sue parole al momento del suo abbandono del soglio pontificio, si invola platealmente in elicottero verso Castel Gandolfo, residenza estiva dei Papi, che come tale gode del privilegio dell’extraterritorialità se ben ricordo. Il castello del Papa, inoltre gode,  di  una vista panoramica meravigliosa selle vallate sottostanti e sulle acque del lago omonimo. Conosco bene il sito  non solo per visite turistiche, ma soprattutto  perché  il lago è una delle sedi di  gare di canoa anche di livello in Italia, ed è sede della Federazione Italiana Canoa Kajak e alcune di queste gare in passato hanno visto primeggiare i miei figli. Comunque l’argomento delle dimissioni del Papa ha mobilitato i media in misura davvero larghissima, è stato detto di tutto; vi sono articoli su giornali che manco a dirlo hanno trattato l’argomento con dovizia di particolari, informandoci così che Papa Ratzinger dopo il riposo di Castel Gandolfo raggiungerà la nuova abitazione che è collocata in un monastero comunque nella mura vaticane.  Tutto ciò se il linguaggio postmoderno è essenzialmente non verbale, sta a significare che queste dimissioni sono formali. Ben inteso in questi casi la forma è quasi tutto, ma ciò non toglie che la chiesa cattolica avrà d’ora in poi due Papi, uno emerito che continuerà a chiamarsi Benedetto XVI,  ed un altro che dovrà essere eletto, il quale non potrà prescindere dal dato inedito di dover vivere a pochi passi dal suo predecessore.  In altri termini dovrà essere o una sua emanazione o un suo antagonista; una terza possibilità non è data.  Come tutti hanno potuto constatare,  l’avvenimento ha riempito pagine e pagine di giornali oltre ai canali della televisione, e continuerà verosimilmente a farlo ancora a lungo.  In Italia la notizia delle dimissioni del Papa  è stata accolta da tutti i media con estrema deferenza pur non celando i possibili retroscena delle dimissioni medesime, che manco a dirlo sono popolate da notizie di scontri con la curia  a causa di due problemi essenziali; il primo attiene alla  gestione dello  I.O.R . ossia Istituto delle Opere Pie, una quasi banca, perché giuridicamente pare non sia una banca, e così si sottrae a tutti gli obblighi di legge che gravano invece sulle banche “normali”,  tant’è che recentemente la Banca d’Italia, è tutto dire, si è accorta dopo anni di questa anomalia ed ha interdetto l’uso dei bancomat e carte di credito in Vaticano. Va detto che lo I.O.R non gode della buona fama legata effettivamente  ad opere pie nel senso pieno dl termine,  ma a  fatti assai poco commendevoli. I primi  che le hanno dato notorietà in cronaca, risalgono se ben ricordo alle inchieste per l’omicidio di Roberto Calvi, trovato sempre se la memoria non mi inganna, penzoloni sotto il ponte dei Frati Neri sul Tamigi a Londra ormai decenni addietro. Più recentemente lo I.O.R. viene associato a fatti di sospetto  riciclaggio.   “Il Fatto Quotidiano” per ovvi motivi, in un articolo di Marco Lillo pubblicato a pag. tre del numero in edicola martedì 12 febbraio,    osa ricordare,  a buona misura, in relazione alle dimissioni di Ratzinger citando un documento vaticano, che “ Durante i colloqui in Cina, il cardinale Paolo Romeo ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi (dicembre 2011). ”  Il documento da cui il giornale trae la citazione è ovviamente contestato sotto ogni profilo, ma non nella sua autenticità in quanto documento di origine vaticana, insomma, non una invenzione del giornale che lo ha pubblicato. Ora lungi dal voler attribuire intenzioni omicide al Cardinale Romeo arcivescovo di Palermo, resta il fatto che tale documento sia grave e vada contestualizzato in un clima di scandali di ogni genere, elencati da molti giornali, che caratterizzano il momento del vaticano medesimo, degli attacchi a Ratzinger attraverso tutti gli strumenti fino alla divulgazione di carte segrete che consentono la documentata pubblicazione degli ormai famosi  libri in serie  di Gianluigi Nuzzi sui segreti del  Vaticano .  Il nocciolo della crisi della chiesa cattolica, e per questa via la collego alla crisi italiana, sta, secondo me, nella contraddizione fra due fatti: da un lato la crescente secolarizzazione della società italiana, insieme al  particolare declino economico del Paese, e dall’altro una struttura curiale che trae potere proprio dalla situazione italiana, mentre in Vaticano si affacciano prelati stranieri con importanza crescente. Non a caso abbiamo avuto due pontefici di seguito che non sono italiani, cosa che non avveniva da secoli. Certo questi contrasti ormai non hanno più neppure la maschera di contrasti di fede come nell’antichità,  o politici come avveniva sino al Concilio Vaticano II. Messa da parte la cd “teologia della liberazione”  tra silenzi imposti e qualche omicidio eccellente come quello del cardinale Óscar Arnulfo Romero y Galdámez  ucciso in S. Salvador mentre celebrava messa il 24 marzo del 1980,  verosimilmente da un assassino che forse appartiene a organizzazioni sovvenzionate anche tramite lo I.O.R. medesimo  poi dimenticato da tutti a cominciare dai papi che si sono succeduti nel frattempo, l’orientamento politico dei cardinali pare omogeneo. I contrasti, a quel che si legge, pare siano legati alla accondiscendenza o meno a fatti di pedofilia a carico di sacerdoti. Credo che da questa crisi il Vaticano non possa più riprendersi, e che un contributo “laico” e positivo, sarebbe la cessazione dell’esistenza  di uno stato Vaticano, per separare nettamente questioni religiose  da questioni più venali. Sarebbe ora che si abrogasse il concordato, cosa priva di senso e che nulla ha a che fare con la libertà di religione, al contrario resta un fatto discriminante rispetto ad altre religioni, salvo a moltiplicare concordati, cosa che a me pare orribile, soprattutto se si ricalcano quelli con Chiesa cattolica, cui è concesso di fatto, tra l’altro, di immettere in ruolo   docenti nella  scuola pubblica. Ora comunque staremo a vedere perché la partita tra le mura di S. Pietro non è affatto chiusa, anzi pare che debba ancora cominciare. Così come, e qui vengo ad altre noti dolenti, si sta avvitando su se stessa in modo sempre più plateale e vistoso, la crisi italiana. L’esito di questa tornata elettorale, che pare non finire mai, ha dimostrato tante cose, e tra le tante, appare evidente l’incapacità ormai strutturale  del Pd di andare oltre un sostanziale pareggio tra Pdl.  Confesso che la cosa mi pare perfino sospetta, non è la prima volta infatti che dalle urne esce un risultato del tutto diverso, ai danni del Pd, da quelli pronosticati da quasi tutti i sondaggisti, dagli exit –pool e diavolerie del genere. Come diceva Andreotti : a pensar male si fa peccato ma si indovina sempre. In ogni caso, sia che il risultato sia onesto o truffaldino, poco cambia nella sostanza politica delle cose. Il Pd, pure nel caso di un risultato veritiero, dimostra in modo credo ormai irreversibile la sua incapacità a vincere  elezioni politiche. I suoi gruppi dirigenti non sono  sicuramente in grado di leggere la situazione italiana, sempre alla ricerca dell’alleanza con un mitico centro che con tutta la buona volontà proprio non c’è perché è stato spazzato via da una crisi della cui drammaticità, il Pd medesimo sembra non voler cogliere tutte le sue implicazioni politiche, economiche, culturali e istituzionali. Anche perché esso medesimo vi ha contribuito non poco con le sue gravi scelte politiche, l’ultima delle quali è consistita nel sostegno al governo Monti e alle sue scelte davvero scellerate.  Il sistema  elettorale farraginoso e truffaldino oltre ogni decenza da solo è la negazione della democrazia oltre persino la legge Scelba,  oltre perfino la legge  Acerbo del 1924, anno II dell’era fascista, ma che proprio in queste elezioni ha dimostrato il suo portato, “golpista”. Infatti I cittadini hanno assegnato una maggioranza relativa di voti al movimento di Grillo, ma alla camera il Pd avrà un numero di parlamentari molto più alto, solo che  saranno parlamentari eletti da nessuno. Questa riflessione assai appropriata è venuta proprio dall’interno del Pd ad opera dell’ avv. Pellegrino di Lecce, che propone addirittura di restituire i seggi a Grillo, ma sinceramente vedo la cosa poco fattibile. Sarebbe assai più pratico chiedere a Napolitano di affidare,  coerentemente col responso numerico dei voti, non quello dei seggi,   l’incarico di affidare  il compito di formare il governo all’eligendo capogruppo di M5stelle,  sulla base di un programma di massima, breve, sostenuto dall’esterno dal Pd, che comporta la modifica della legge elettorale, la regolamentazione seria del conflitto di interesse: giusta la petizione di MicroMega, che invoca la cacciata di Berlusconi dal parlamento sulla base di una legge esistente che i parlamenti sin qui si sono rifiutati di applicare che prevede l’incompatibilità con incarichi elettivi da parte di chi detiene a qualsiasi titolo concessioni pubbliche come sono le frequenze televisive, e poi il ritorno al voto.   Il problema non è tattico, ma strategico, perché non si viene fuori da questa crisi se non si combatte la corruzione davvero, e se non si ritorna ad un clima di democrazia autentica in cui, come pure era in passato, il voto dei cittadini sia libero ed eguale tra loro. Si tratta di correggere l’enorme equivoco creatosi con la seconda repubblica,  che scambiando causa per effetto, attribuiva al sistema elettorale la difficoltà a governare, mentre essa era dovuto ad un ceto politico modesto, incapace e corrotto in misura comunque intollerabile, poco in sintonia col paese reale, illuso dal sogno americano che trapiantato in Italia si rivela un incubo,   per cui ha dato vita ad un sistema orribile come quello attuale, in nome della governabilità. Solo che come spesso accade nella vita di ciascuno e nella storia di tutti, la ciambella viene senza buco; infatti anche con questo sistema si giunti ad una situazione di stallo. Ma temo, questo stallo tanto sbandierato dai media non ci sarà. In fondo il Pd e  Pdl,  sono due facce della medesima medaglia , in questo Grillo ha ragione e anzi è il motivo di fondo del suo successo.  Ora sembra che tutto sia una sua trovata elettoralistica, ma invito a leggere numeri di MicroMega vecchi di decenni, per capire in modo circostanziato la verità di questa affermazione Infatti Il Pd non vuole cacciare Berlusconi, tutt’al più vuole cacciare Grillo. Ed è in questo che vedo la continuazione anche  in rete della campagna elettorale. Tutto il mondo della sinistra, anche quello che pareva il più critico nei confronti del Pd è seriamente impegnato in una campagna contro Grillo. E’ una lotta senza quartiere francamente degna di miglior causa.  In tutto questo leggo una crisi di una sinistra che ha perso le proprie coordinate di pensiero, che rinnega i suoi valori e la sua storia, parzialmente riproposta da Grillo che dice moltissime cose di sinistra, altre assai meno, ma resta il fatto che la sinistra non riconosce come sue le cose che gli sono appartenute, respinte nell’oblio della storia in modo forzoso e manipolatorio, che oggi riemergono in forme diverse e assai discutibili certo,  ma la situazione non potrà risolversi se non a partire dal riconoscimento di questi contenuti.  Il popolo di sinistra, in Italia,   non sa più organizzare efficacemente la solidarietà  con gli operai, che fabbrica per fabbrica perdono il posto di lavoro.  Neppure la Fiom riesce a capire che il sindacato deve organizzarsi su base aziendale prima ancora che nazionali. Una volta, per esempio,  si poteva perfino indire uno sciopero del gruppo Fiat, per la semplice ragione che le fabbriche della Fiat erano in Italia. Oggi per indire uno sciopero simile bisogna radicarsi nelle fabbriche di svariate parti di mondo. Non affrontare il problema, non accettare questa “sfida” si usa dire,  equivale alla condanna ad una sconfitta certa. Invece il popolo della sinistra continua a sostenere Bersani e, coperto da questo fuorviante senso di appartenenza, consuma la sua crisi. E’ inutile girarci attorno, la seconda repubblica è finita , come è finito il tentativo di imporre il bipartitismo finto in Italia, con leggi elettorali di cui ho già detto. Questo è un aspetto positivo del successo di Grillo che conviene capitalizzare  e invece si tenta di buttar via il bambino con l’acqua sporca.  Io non credo affatto che Grillo sia la soluzione di un qualche problema serio, ma è l’espressione relativamente genuina di una crisi. Il successo è legato alla sua capacità di dar ad intendere che le persone, individualmente prese, contino di più. E’ lo stesso meccanismo che goffamente Il Pd cerca di innestare con la farsa delle primarie.  Grillo si è dimostrato più bravo di Bersani e Berlusconi allo loro stesso gioco e bisogna che il popolo della sinistra si rassegni, la partita è persa.  Se invece  continuerà a sostenere Bersani nel suo davvero goffo tentativo di “normalizzare” Grillo  con le pratiche manipolatorie, come quelle in atto, niente di buono si profila all’orizzonte.  La governabilità o c’è o non c’è, bisogna smetterla di ricercarla per vie surrettizie. Il programma di Grillo esclude governi di coalizione, lo ha detto prima dell’esito ed ora non gli si può chiedere di smentire sé stesso di fronte ai propri elettori in nome di una governabilità senza contenuti. Che sia chiaro non ho votato Grillo ma non avevo bisogno di lui per pensare che c’è un malcostume  politico che comporta come fatto normale di fare un discorso prima del voto e un’ altro dopo, così come siamo colpevolmente abituati. Invece c’è tutto un proliferare di blogger che oltre ogni senso di realtà gli tira insulti o analisi culturalmente sofisticate per dire che Grillo e Casaleggio sono nemici  un nemico della democrazia. Per certi aspetti lo credo anch’io, ma a differenza di altri non scorgo  amici più autentici.  Il problema con cui la sinistra ha smesso da decenni di cimentarsi è quello che una volta, tanto tempo fa si chiamava “sistema”.  Un Insieme di cose, dal mondo dell’economia a quello della politica, a quello del costume e della religione  sono interconnesse e fanno appunto “sistema” . Inseguire in nome di un apparente senso di realismo i problemi uno per volta senza cogliere appunto le interfacce come si usa dire oggi, significa scavare buchi nell’acqua e regredire sotto ogni profilo, esattamente come sta accadendo da decenni a questa parte.  

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