Potrebbe
essere finita finalmente con le elezioni di febbraio, la campagna elettorale e
invece dura ancora. E sul perché di
questa affermazione tornerò più avanti. Intanto va detto che questa campagna,
prima delle elezioni era francamente allucinante; infatti come ogni campagna, è stata regolata dalle leggi della domanda e
dell’offerta, ovviamente politica, campagna, dentro cui tutto è stato possibile,
perfino il cimentarsi nell’acquisto palese e generalizzato di voti con lo
strumento comodo del “pagherò” , e in cui, per di più, si sono cimentati, spiace dirlo, autentici
“parvenu” di sinistra, che hanno partecipato, legittimandolo, ad un gioco davvero truffaldino, e dall’esito
prevedibile, per scopi comunque irrealizzabili, salvo a intendere come finalità
nobile, la conquista di un seggiolino in parlamento di alcuni personaggi di
infima levatura politica, di cui non serve neppure ripetere i nomi per stendere
un velo pietoso su quel che pretendeva di essere una sinistra autentica in Italia. Questa
campagna, inoltre, è stata ravvivata da
inchieste della magistratura che segnalano, in modo quasi incessante, problemi
di fondo delle nostre istituzioni, incapaci di ridimensionare corruzione e
mafie che, in modo conclamato incontestabilmente, costituiscono una parte
assolutamente costitutiva della crisi italiana, da cui è inutile pensare di
venir fuori senza prima provvedere a
porvi rimedio. Ci sono state inoltre le
dimissioni del Papa che hanno il merito,
se non altro, di introdurre un elemento di realtà, un fatto di importanza per nulla
trascurabile che incide sugli assetti di potere in Italia quasi quanto, esagerando solo un po’, le elezioni medesime,
essendo la Città del Vaticano, un luogo dove risiede una parte non secondaria
di quel potere reale e parzialmente occulto che gestisce il potere in Italia. La “liturgia”
tradizionale della chiesa cattolica eleva la figura del Papa alla dignità di un
vicario di Cristo in terra, si usa dire e va in buona sostanza anche oltre il
ruolo di mediazione tra cielo e terra, perché si arroga il diritto di
pronunciarsi definitivamente sulla configurazione del paradiso, ammesso che
esista. In realtà si vorrebbe che fosse quasi il padrone assoluto del cielo e della terra. Fa e disfa le santità, decide ciò che è
peccato e ciò che non lo è. E’ una figura senza riscontro in altre religioni.
La teoria prevede che dunque è lo spirito santo che muove i suoi passi e le sue
parole; le sofferenze fisiche non toccano il suo alto magistero. Ora si badi bene al fatto tutte queste teorie sono state fatte proprie da Ratzinger in diverse
occasioni a cominciare dalle lunghe
agonie dei suoi ultimi predecessori. Ed ora invece si dimette o ..quasi. Infatti Ratzinger dimettendosi
assicura che “non scenderà dalla croce” parafrasando una espressione del suo
predecessore che così rispondeva a chi
gli domandava il perché delle sue mancate dimissioni in funzione delle ormai
estreme condizioni di salute. Quindi Ratzinger non scende dalla croce, e per
far bene intendere il senso delle sue parole al momento del suo abbandono del
soglio pontificio, si invola platealmente in elicottero verso Castel Gandolfo, residenza
estiva dei Papi, che come tale gode del privilegio dell’extraterritorialità se
ben ricordo. Il castello del Papa, inoltre gode, di una
vista panoramica meravigliosa selle vallate sottostanti e sulle acque del lago
omonimo. Conosco bene il sito non solo
per visite turistiche, ma soprattutto perché
il lago è una delle sedi di gare
di canoa anche di livello in Italia, ed è sede della Federazione Italiana Canoa
Kajak e alcune di queste gare in passato hanno visto primeggiare i miei figli.
Comunque l’argomento delle dimissioni del Papa ha mobilitato i media in misura
davvero larghissima, è stato detto di tutto; vi sono articoli su giornali che
manco a dirlo hanno trattato l’argomento con dovizia di particolari,
informandoci così che Papa Ratzinger dopo il riposo di Castel Gandolfo
raggiungerà la nuova abitazione che è collocata in un monastero comunque nella
mura vaticane. Tutto ciò se il
linguaggio postmoderno è essenzialmente non verbale, sta a significare che
queste dimissioni sono formali. Ben inteso in questi casi la forma è quasi
tutto, ma ciò non toglie che la chiesa cattolica avrà d’ora in poi due Papi,
uno emerito che continuerà a chiamarsi Benedetto XVI, ed un altro che dovrà essere eletto, il quale
non potrà prescindere dal dato inedito di dover vivere a pochi passi dal suo predecessore.
In altri termini dovrà essere o una sua
emanazione o un suo antagonista; una terza possibilità non è data. Come tutti hanno potuto constatare, l’avvenimento ha riempito pagine e pagine di
giornali oltre ai canali della televisione, e continuerà verosimilmente a farlo
ancora a lungo. In Italia la notizia
delle dimissioni del Papa è stata
accolta da tutti i media con estrema deferenza pur non celando i possibili
retroscena delle dimissioni medesime, che manco a dirlo sono popolate da notizie
di scontri con la curia a causa di due
problemi essenziali; il primo attiene alla gestione dello I.O.R . ossia Istituto delle Opere Pie, una
quasi banca, perché giuridicamente pare non sia una banca, e così si sottrae a
tutti gli obblighi di legge che gravano invece sulle banche “normali”, tant’è che recentemente la Banca d’Italia, è
tutto dire, si è accorta dopo anni di questa anomalia ed ha interdetto l’uso
dei bancomat e carte di credito in Vaticano. Va detto che lo I.O.R non gode
della buona fama legata effettivamente ad opere pie nel senso pieno dl termine, ma a
fatti assai poco commendevoli. I primi che le hanno dato notorietà in cronaca,
risalgono se ben ricordo alle inchieste per l’omicidio di Roberto Calvi,
trovato sempre se la memoria non mi inganna, penzoloni sotto il ponte dei Frati
Neri sul Tamigi a Londra ormai decenni addietro. Più recentemente lo I.O.R.
viene associato a fatti di sospetto
riciclaggio. “Il Fatto Quotidiano”
per ovvi motivi, in un articolo di Marco Lillo pubblicato a pag. tre del numero
in edicola martedì 12 febbraio, osa
ricordare, a buona misura, in relazione
alle dimissioni di Ratzinger citando un documento vaticano, che “ Durante i
colloqui in Cina, il cardinale Paolo Romeo ha profetizzato la morte di Papa
Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi (dicembre 2011). ” Il
documento da cui il giornale trae la citazione è ovviamente contestato sotto
ogni profilo, ma non nella sua autenticità in quanto documento di origine
vaticana, insomma, non una invenzione del giornale che lo ha pubblicato. Ora
lungi dal voler attribuire intenzioni omicide al Cardinale Romeo arcivescovo di
Palermo, resta il fatto che tale documento sia grave e vada contestualizzato in
un clima di scandali di ogni genere, elencati da molti giornali, che
caratterizzano il momento del vaticano medesimo, degli attacchi a Ratzinger attraverso
tutti gli strumenti fino alla divulgazione di carte segrete che consentono la
documentata pubblicazione degli ormai famosi libri in serie di Gianluigi Nuzzi sui segreti del Vaticano . Il nocciolo della crisi della chiesa cattolica,
e per questa via la collego alla crisi italiana, sta, secondo me, nella
contraddizione fra due fatti: da un lato la crescente secolarizzazione della
società italiana, insieme al particolare
declino economico del Paese, e dall’altro una struttura curiale che trae potere
proprio dalla situazione italiana, mentre in Vaticano si affacciano prelati
stranieri con importanza crescente. Non a caso abbiamo avuto due pontefici di
seguito che non sono italiani, cosa che non avveniva da secoli. Certo questi
contrasti ormai non hanno più neppure la maschera di contrasti di fede come
nell’antichità, o politici come avveniva
sino al Concilio Vaticano II. Messa da parte la cd “teologia della liberazione”
tra silenzi imposti e qualche omicidio
eccellente come quello del cardinale Óscar Arnulfo Romero y Galdámez ucciso in S. Salvador mentre celebrava messa
il 24 marzo del 1980, verosimilmente da
un assassino che forse appartiene a organizzazioni sovvenzionate anche tramite
lo I.O.R. medesimo poi dimenticato da
tutti a cominciare dai papi che si sono succeduti nel frattempo, l’orientamento
politico dei cardinali pare omogeneo. I contrasti, a quel che si legge, pare siano
legati alla accondiscendenza o meno a fatti di pedofilia a carico di sacerdoti.
Credo che da questa crisi il Vaticano non possa più riprendersi, e che un
contributo “laico” e positivo, sarebbe la cessazione dell’esistenza di uno stato Vaticano, per separare
nettamente questioni religiose da
questioni più venali. Sarebbe ora che si abrogasse il concordato, cosa priva di
senso e che nulla ha a che fare con la libertà di religione, al contrario resta
un fatto discriminante rispetto ad altre religioni, salvo a moltiplicare
concordati, cosa che a me pare orribile, soprattutto se si ricalcano quelli con
Chiesa cattolica, cui è concesso di fatto, tra l’altro, di immettere in
ruolo docenti nella scuola pubblica. Ora comunque staremo a
vedere perché la partita tra le mura di S. Pietro non è affatto chiusa, anzi
pare che debba ancora cominciare. Così come, e qui vengo ad altre noti dolenti,
si sta avvitando su se stessa in modo sempre più plateale e vistoso, la crisi
italiana. L’esito di questa tornata elettorale, che pare non finire mai, ha
dimostrato tante cose, e tra le tante, appare evidente l’incapacità ormai
strutturale del Pd di andare oltre un sostanziale
pareggio tra Pdl. Confesso che la cosa
mi pare perfino sospetta, non è la prima volta infatti che dalle urne esce un
risultato del tutto diverso, ai danni del Pd, da quelli pronosticati da quasi
tutti i sondaggisti, dagli exit –pool e diavolerie del genere. Come diceva
Andreotti : a pensar male si fa peccato ma si indovina sempre. In ogni caso,
sia che il risultato sia onesto o truffaldino, poco cambia nella sostanza
politica delle cose. Il Pd, pure nel caso di un risultato veritiero, dimostra in
modo credo ormai irreversibile la sua incapacità a vincere elezioni politiche. I suoi gruppi dirigenti
non sono sicuramente in grado di leggere
la situazione italiana, sempre alla ricerca dell’alleanza con un mitico centro
che con tutta la buona volontà proprio non c’è perché è stato spazzato via da una
crisi della cui drammaticità, il Pd medesimo sembra non voler cogliere tutte le
sue implicazioni politiche, economiche, culturali e istituzionali. Anche perché
esso medesimo vi ha contribuito non poco con le sue gravi scelte politiche,
l’ultima delle quali è consistita nel sostegno al governo Monti e alle sue
scelte davvero scellerate. Il sistema elettorale farraginoso e truffaldino oltre
ogni decenza da solo è la negazione della democrazia oltre persino la legge
Scelba, oltre perfino la legge Acerbo del 1924, anno II dell’era fascista, ma
che proprio in queste elezioni ha dimostrato il suo portato, “golpista”.
Infatti I cittadini hanno assegnato una maggioranza relativa di voti al
movimento di Grillo, ma alla camera il Pd avrà un numero di parlamentari molto
più alto, solo che saranno parlamentari
eletti da nessuno. Questa riflessione assai appropriata è venuta proprio
dall’interno del Pd ad opera dell’ avv. Pellegrino di Lecce, che propone
addirittura di restituire i seggi a Grillo, ma sinceramente vedo la cosa poco
fattibile. Sarebbe assai più pratico chiedere a Napolitano di affidare, coerentemente col responso numerico dei voti,
non quello dei seggi, l’incarico di affidare il compito di formare il governo all’eligendo
capogruppo di M5stelle, sulla base di un
programma di massima, breve, sostenuto dall’esterno dal Pd, che comporta la
modifica della legge elettorale, la regolamentazione seria del conflitto di
interesse: giusta la petizione di MicroMega, che invoca la cacciata di
Berlusconi dal parlamento sulla base di una legge esistente che i parlamenti
sin qui si sono rifiutati di applicare che prevede l’incompatibilità con
incarichi elettivi da parte di chi detiene a qualsiasi titolo concessioni
pubbliche come sono le frequenze televisive, e poi il ritorno al voto. Il problema non è tattico, ma strategico,
perché non si viene fuori da questa crisi se non si combatte la corruzione
davvero, e se non si ritorna ad un clima di democrazia autentica in cui, come
pure era in passato, il voto dei cittadini sia libero ed eguale tra loro. Si
tratta di correggere l’enorme equivoco creatosi con la seconda repubblica, che scambiando causa per effetto, attribuiva
al sistema elettorale la difficoltà a governare, mentre essa era dovuto ad un
ceto politico modesto, incapace e corrotto in misura comunque intollerabile,
poco in sintonia col paese reale, illuso dal sogno americano che trapiantato in
Italia si rivela un incubo, per cui ha dato vita ad un sistema orribile
come quello attuale, in nome della governabilità. Solo che come spesso accade
nella vita di ciascuno e nella storia di tutti, la ciambella viene senza buco;
infatti anche con questo sistema si giunti ad una situazione di stallo. Ma
temo, questo stallo tanto sbandierato dai media non ci sarà. In fondo il Pd e Pdl,
sono due facce della medesima medaglia , in questo Grillo ha ragione e
anzi è il motivo di fondo del suo successo. Ora sembra che tutto sia una sua trovata
elettoralistica, ma invito a leggere numeri di MicroMega vecchi di decenni, per
capire in modo circostanziato la verità di questa affermazione Infatti Il Pd
non vuole cacciare Berlusconi, tutt’al più vuole cacciare Grillo. Ed è in
questo che vedo la continuazione anche in rete della campagna elettorale. Tutto il
mondo della sinistra, anche quello che pareva il più critico nei confronti del
Pd è seriamente impegnato in una campagna contro Grillo. E’ una lotta senza
quartiere francamente degna di miglior causa. In tutto questo leggo una crisi di una
sinistra che ha perso le proprie coordinate di pensiero, che rinnega i suoi
valori e la sua storia, parzialmente riproposta da Grillo che dice moltissime
cose di sinistra, altre assai meno, ma resta il fatto che la sinistra non
riconosce come sue le cose che gli sono appartenute, respinte nell’oblio della
storia in modo forzoso e manipolatorio, che oggi riemergono in forme diverse e
assai discutibili certo, ma la
situazione non potrà risolversi se non a partire dal riconoscimento di questi contenuti.
Il popolo di sinistra, in Italia, non sa
più organizzare efficacemente la solidarietà con gli operai, che fabbrica per fabbrica
perdono il posto di lavoro. Neppure la
Fiom riesce a capire che il sindacato deve organizzarsi su base aziendale prima
ancora che nazionali. Una volta, per esempio,
si poteva perfino indire uno sciopero del gruppo Fiat, per la semplice
ragione che le fabbriche della Fiat erano in Italia. Oggi per indire uno
sciopero simile bisogna radicarsi nelle fabbriche di svariate parti di mondo.
Non affrontare il problema, non accettare questa “sfida” si usa dire, equivale alla condanna ad una sconfitta certa.
Invece il popolo della sinistra continua a sostenere Bersani e, coperto da
questo fuorviante senso di appartenenza, consuma la sua crisi. E’ inutile
girarci attorno, la seconda repubblica è finita , come è finito il tentativo di
imporre il bipartitismo finto in Italia, con leggi elettorali di cui ho già
detto. Questo è un aspetto positivo del successo di Grillo che conviene
capitalizzare e invece si tenta di
buttar via il bambino con l’acqua sporca. Io non credo affatto che Grillo sia la
soluzione di un qualche problema serio, ma è l’espressione relativamente
genuina di una crisi. Il successo è legato alla sua capacità di dar ad
intendere che le persone, individualmente prese, contino di più. E’ lo stesso
meccanismo che goffamente Il Pd cerca di innestare con la farsa delle
primarie. Grillo si è dimostrato più
bravo di Bersani e Berlusconi allo loro stesso gioco e bisogna che il popolo
della sinistra si rassegni, la partita è persa.
Se invece continuerà a sostenere
Bersani nel suo davvero goffo tentativo di “normalizzare” Grillo con le pratiche manipolatorie, come quelle in
atto, niente di buono si profila all’orizzonte. La governabilità o c’è o non c’è, bisogna
smetterla di ricercarla per vie surrettizie. Il programma di Grillo esclude
governi di coalizione, lo ha detto prima dell’esito ed ora non gli si può
chiedere di smentire sé stesso di fronte ai propri elettori in nome di una
governabilità senza contenuti. Che sia chiaro non ho votato Grillo ma non avevo
bisogno di lui per pensare che c’è un malcostume politico che comporta come fatto normale di
fare un discorso prima del voto e un’ altro dopo, così come siamo colpevolmente
abituati. Invece c’è tutto un proliferare di blogger che oltre ogni senso di
realtà gli tira insulti o analisi culturalmente sofisticate per dire che Grillo
e Casaleggio sono nemici un nemico della
democrazia. Per certi aspetti lo credo anch’io, ma a differenza di altri non
scorgo amici più autentici. Il problema con cui la sinistra ha smesso da
decenni di cimentarsi è quello che una volta, tanto tempo fa si chiamava “sistema”.
Un Insieme di cose, dal mondo
dell’economia a quello della politica, a quello del costume e della
religione sono interconnesse e fanno
appunto “sistema” . Inseguire in nome di un apparente senso di realismo i
problemi uno per volta senza cogliere appunto le interfacce come si usa dire
oggi, significa scavare buchi nell’acqua e regredire sotto ogni profilo,
esattamente come sta accadendo da decenni a questa parte.
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