mercoledì 15 giugno 2016

Elezioni amministrative del giugno ’16. Comunque vada il ballottaggio



Premesso che da qualche tornata elettorale non vado a votare per le amministrative, e che solo alle politiche e alle europee ho votato M5S. Di conseguenza posso facilmente sostenere che le elezioni locali mi appassionano poco, perché la crisi istituzionale è così lunga da divenire quasi endemica, per cui tra Comunità Europea, Stato nazionale, ed Enti Locali, è difficile comprendere quali siano le specifiche competenze, atteso che esse vengano continuamente rimpallate non attraverso la polemica politica ma attraverso  la costante modifiche di leggi e di provvedimenti di carattere economico che condizionano il tutto con decisioni di fondo prese da organismi formali e informali completamente sottratte al controllo democratico, e a qualsivoglia tornata elettorale. Per questo motivo non mi entusiasma partecipare alla discussione per vedere chi ha vinto e chi ha perso. Ognuno dice di sé che risulta vincente. Renzi, che nell’immediatezza della proclamazione dei risultati dichiarò tutta la sua avversione per chi si proclama vincitore a dispetto dei risultati, ammettendo quindi la relativa sconfitta sua, col passar dei giorni deve aver cambiato idea, perché i sui ventriloqui piazzati nei vari talkshow, cominciano a sostenere il contrario. Comunque si scatena mediaticamente il tifo e il toto risultato. Raggi o Giachetti?, Sala o Parisi? A Torino come a Roma del resto si è creata la stessa suspense tra i candidati nonostante la forte differenza di voti tra i candidati. Capisco che tutto può succedere, ma c'è una bella differenza tra Milano e le altre città al ballottagio, invece,  a sentire i commenti c'è la medesima indecisione. Per carità preferisco Raggi a Giachetti, Appendino a Fassino, e perfino Parisi a Sala, purtroppo per i milanesi, grazie anche alla manovrine in sede di primarie per cui “la sinistra che non c’è” si è divisa quando c’erano forse le premesse per una candidatura diversa con un minimo di apparenza di sinistra che Sala neppure detiene. Tuttavia bisogna ammettere che la Raggi a Roma ha più possibilità della Appennino a Torino, ma sembra che nessuno se ne accorga. Mi infastidisce la grande e strumentale spettacolarizzazione   di tutto ciò quasi a far intendere che da queste elezioni possa cambiare chissà che. Grande entusiasmo a sinistra ci fu anche quando il Pd perse le primarie contro i sindaci “Arancione”, salvo poi a constatare che non è cambiato molto, tranne forse, l’unica cosa che poteva cambiare: qua e là alcune città sono state amministrate meglio. Certo mi sembra doveroso ricordare le vicende della immondizia dalle strade di Napoli, problema effettivamente grave che De Magistris ha risolto là dove Berlusconi, Bassolino e compagnia bella non riuscirono pur disponendo di ben altri mezzi. Ma il problema politico più in generale, quello che più risulta avvincente nelle discussioni salottiere della nostra tv è altra cosa. Comunque vadano i ballottaggi, la questione politica vera, la posta in gioco è data a parer mio dalla tenuta politica del M5S. Sento dai loro esponenti dichiarazioni via via più sfumate a vantaggio delle interviste televisive. Questo è il problema di fondo, perché oggi non possono più fare a meno di stare in televisione. I risultati importanti dal punto di vista elettorale, costringe le tv a richiederli per un verso, ma per l’altro li costringe ad essere più “moderati” almeno nei toni. Le Olimpiadi a Roma sono un fatto nazionale per certi versi e internazionale per altri, non è un problema locale. Le persone oneste dovrebbero essere contrarie sulla base della semplice considerazione che le grandi opere in Italia non si possono più fare senza stroncare il problema della corruzione, ma qui il cane si morde la coda, perché sono i corrotti che decidono le voci di spesa. Questa è la vera crisi dell’Italia, e insieme a questa, c’è la questione dell’euro che vi è direttamente connessa. Non v’è speranza di uscire dalla crisi senza razionalizzare le risorse esistenti, come premessa per una loro migliore redistribuzione: i due grandi buchi del bilancio statale sono rispettivamente debito pubblico ed corruzione. Renzi forse cadrà, non credo che abbia molta corsa, ma se chi lo sostituirà non avrà idee chiare a riguardo non cambierà nulla. I pentastellati sin ora sembrano avere idee chiare a riguardo, ma sull’Europa ho sentito qualche nota stonata. Detto chiaramente temo che questo movimento vada incontro ad una sorta di “omologazione al sistema”. Se così fosse la crisi si aggraverebbe ulteriormente, e cosa di poco conto, non li voterei più. Certamente preferisco i francesi che lottano seriamente contro la “loi du travaille” che pudicamente nominano in francese, mentre da noi si chiama all’americana “job act”, a sottolineare la grande caduta di civiltà, che si manifesta prioritariamente con l’uso della propria lingua. Intanto questa è la situazione, in Francia si lotta aspramente e il sindacato “di sinistra” organizza gli scioperi, mentre da noi i sindacati “unitari” trattano col governo una “riforma” orribile delle pensioni, peggio della Fornero ad esclusivo beneficio delle banche, ragion per cui i francesi per protestare possono andare in piazza, ma da noi ci dobbiamo limitare a votare M5S, e speriamo che vada bene.  

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