venerdì 22 ottobre 2010

Proprietà privata

In questa  "neolingua" come qualcuno dice, o se si preferisce, per effetto di giochi lionguistici lucidamente imposti dai canoni del postmoderno, si constata: da un lato la rinominazione di cose, fatti, concetti, fenomeni, al fine di violarne e mistificarne il significato, fino al punto da chimare la guerra con nome di significato opposto,  e dall'altro la scoparsa dal nostro vocabolario di espressioni divenuti tabù. Tra queste espressioni va annoverata appunto la proprietà privata, almeno con allusione alle teorie del suo superamento. Ebbene, diciamolo Marx è un tabù, o uno spettro, o meglio ancora una pluralità di spettri come dice Darrida. Ma una riflessione  perfino banale indotta semplicemente dalla cronaca dei nostri giorni, indurrrebbe a chiedersi: ma esiste ancora la proprietà privata?. Creo di no. Esistono imprese private che in bilancio hanno sostanzialmente solo la voce delle entrata, essendo le uscite a carico del pubbico. Ora a ben vedere da cosa è costituito il tanto famigerato, questa si espressione di moda, debito pubblico.? E i padroni? Spesso, in tanti casi, anche è difficile una quantificazione precisa , ma il fenomeno è assolutamente significativo e pregnante,  sono persone dotate di poteri enormi che influiscono sulla vita dei dipendenti non in funzione della capacità di investire e gestire capitali propri, ma   in funzione di una finzione giuridica, non essendo, in fondo, proprietari di nulla.

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