“La politica è uno scontro di interessi , e la gestione
di questa crisi economica e sociale non fa eccezione. Ma una particolarità c’è
e configura a nostro avviso, una grave lesione della democrazia.
Il modo in cui si parla della crisi costituisce una
sistematica deformazione della realtà e una sistematica deformazione della
realtà e una intollerabile sottrazione di informazioni a danno dell’opinione
pubblica. Le scelte delle autorità comunitarie e dei governi europei, all’origine
di un attacco alle condizioni di vita e di lavoro e ai diritti sociali delle
popolazioni che non ha precedenti nel secondo dopoguerra, vengono
rappresentate, non soltanto dalle forze politiche che le condividono ( e ciò è
comprensibile) ma anche dai maggiori mezzi d'informazione (ivi compreso il
servizio pubblico), come comportamenti obbligati ("non-scelte"),
immediatamente determinati da una crisi a sua volta raffigurata come conseguenza
dell'eccessiva generosità dei livelli retributivi e dei sistemi pubblici di welfare. Viene nascosto
all'opinione pubblica che, lungi dall'essere un'evidenza, tale rappresentazione
riflette un punto di vista ben definito (quello della teoria economica
neoliberale), oggetto di severe critiche da parte di economisti non meno
autorevoli dei suoi sostenitori.
Così, una teoria controversa, da molti ritenuta corresponsabile
della crisi (perché concausa degli eccessi speculativi e degli squilibri
strutturali nella divisione internazionale del lavoro e nella distribuzione
della ricchezza sociale), è assunta e presentata come autoevidente, sottraendo
a milioni di cittadini la nozione della sua opinabilità e impedendo la
formazione di un consenso informato, presupposto della sovranità democratica. Non possiamo
sottacere che, a nostro giudizio, a rendere particolarmente grave tale stato di
cose è il fatto che la sottrazione di informazione che riteniamo necessario
denunciare coinvolge l'operato delle stesse più alte cariche dello Stato, alle
quali la Costituzione attribuisce precise funzioni di garanzia e vincoli
d'imparzialità. Tutto ciò costituisce ai nostri occhi un attacco alla
democrazia repubblicana di inaudita gravità, che ai pesantissimi effetti
materiali della crisi e di una sua gestione politica volta a determinare una
redistribuzione del potere e della ricchezza a beneficio della speculazione finanziaria
e dei ceti più abbienti assomma un furto di informazione e di conoscenza
gravido di devastanti conseguenze per fa democrazia. ”
Sin qui l’appello e ogni commento è
superfluo essendo la mia condivisione totale. Da precisare che qualche giorno
dopo la pubblicazione su “ Il Manifesto” di questo appello “Il Fatto Quotidiano”
vi ha dato seguito con una intervista a Luciano Gallino, nella quale si dà
conto di successive adesioni. Di seguito
i nomi dei primi firmatari. Preciso inoltre che ho dovuto copiare per
incapacità mia a riprodurre diversamente il testo.
Alberto Burgio, Mario Dogliani, Gianni Ferrara, Luciano
Gallino, Giorgio Lunghini, Alfio Mastropaolo, Guido Rossi, Valentino Parlato.
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