giovedì 11 ottobre 2012

Libertà di stampa e il caso Sallusti.





Altro punto forte di quel che è mera propaganda del sistema valoriale dell’Occidente  è la cd. Libera Stampa, in aggiunta alle libere elezioni di cui ho già detto.  In realtà per libera stampa, come base di un sistema politico   si dovrebbe intendere  l’esistenza della possibilità di un giornale, o di un gruppo editoriale, di poter pubblicare notizie, ovviamente autentiche, senza condizionamenti. Questo dibattito esiste da decenni, e un tempo,  sarebbe stato possibile sostenere la tesi,  valutata come plausibile anche da chi la contraddiceva, per cui la semplice necessità di raccogliere pubblicità per consentire la sopravvivenza di una testata, era una sorta di condizionamento che in qualche modo limitava la libertà di stampa. Oggi non credo esistano aree politiche che condividano questo argomento. Intanto il quadro si  è stravolto nel frattempo, per il proliferare di mezzi di comunicazione di massa che rendono obsoleto l’argomento. Peccato che lo sviluppo tecnologico, applicato al sistema delle comunicazioni, non ha portato se non  solo  in misura residuale,  alla possibilità di uno sviluppo pluralistico delle fonti di informazione, o almeno di quelle destinate alla massima divulgazione. Prevalentemente  invece, ha determinato un grandioso processo di omologazione, un restringimento poderoso delle fonti di notizia a dispetto della moltiplicazione degli strumenti  e delle testate giornalistiche e televisive. In definitiva sono voci corali in grado, come  ripeto e continuerò a ripetere, di incidere profondamente perfino sull’apparato psichico dell’individuo, e ciò grazie alla sostituzione  della parola  con l’immagine come del veicolo prevalente della comunicazione. Julian Assange, che in Italia ha avuto meno solidarietà di quanta non ne abbia avuta Sallusti e  la vicenda di  WikiLeaks è una vicenda conclusiva, a mio parere, sullo stato delle cose circa la libertà di stampa nel sistema occidentale; il guaio è quasi nessuno  ci fa più caso. In Italia invece, anche grazie alle consistenti concentrazioni proprietarie dei gruppi editoriali di ogni genere, la riduzione della possibilità di fare libera informazione  è ancora più grave che nel resto del mondo relativo alla cd Occidente progredito. Fa senso constatare quando sia grave il senso di ottundimento delle intelligenze causato dall’apparato massmediatico. Il semplice annuncio di una notizia, poco importa quanto credibile in sé, o quanto sia in stridente incompatibilità  con fatti  già noti, o quale  sia il livello della sua fondatezza, o l’autorevolezza della fonte, ottiene sempre gli effetti voluti. Particolare impressione mi fa la capacità manipolatoria delle notizie che mi piace classificare come attinenti allo scontro di civiltà. Si fa leva al senso di appartenenza, che è tanto più forte e manipolabile quanto più grave è la crisi economica.   Qualsiasi notizia venga dalla parte del mondo che si scontra con l’Occidente ottiene l’effetto voluto, ossia di rafforzare la convinzione della superiorità valoriale del “nostro” occidente. E poco importa se da noi, qui, sotto i nostri occhi, o nel nostro mondo, succede manifestamente di più e di peggio, come se da noi non si uccidessero le donne, non si esercitasse la tortura, non lasciassimo morire per mare persone di ogni età provenienti dallo stesso mondo al quale pretendiamo di insegnare la democrazia a suon di bombe.   
 In Italia le vicende  della Rai e delle sue capacità censorie a partire da  Santoro, e poi a risalire indietro nel tempo a tutta una serie di personaggi oscurati perché provvisti di pervicace  indipendenza di giudizio, dicono appunto di una mancanza sostanziale della libertà di espressione, che è un diritto non graduabile, conquistato certamente nell’ambito della civiltà occidentale, ma dell’Occidente illuminista, cosa diversa e o addirittura opposta all’ Occidente liberista. La concentrazione proprietaria contraddice la pluralità delle testate o dei canali televisivi, e la concorrenza, come è noto ha smesso di essere motore di progresso economico da circa un secolo in modo irreversibile. La concorrenza esiste ancora e produce effetti, ma in modo del tutto diverso da quelli tradizionali , e certamente nei massmedia il fenomeno dell’omologazione trascende assolutamente gli effetti della concorrenza che, almeno nel settore, sono nulli.  Ne consegue che il sistema massmediatico si è trasformato lentamente nel tempo in un potente apparato manipolatorio organizzato in sistema di controllo e al tempo stesso di propaganda di regime, e questo non in virtù della  precedente instaurazione di un regime di del tipo conosciuto nel ‘900, ma della capacità acquisita nel frattempo, di essere esso stesso uno degli strumenti fondamentali nell’ instaurazione di un regime postmoderno, all’interno del quale viviamo senza che siano evidenti ai più, gli aspetti  propri che contraddistinguono un regime. Certo si tratta di un regime per certi aspetti sicuramente più soft  rispetto a quelli tradizionali ,  meno cruenti se volgiamo, ma sempre che ci si intenda, perché di sangue ne è scorso molto in questo regime scandito  da stragi, delitti eccellenti, o di omicidi di persone inermi usate come veicolo di terrore, che noi assimiliamo e al tempo stesso rimuoviamo, come nel caso di Melissa Bassi.  Per altri versi invece, cioè rispetto alla capacità di creare consenso pur in presenza di politiche ferocemente antipopolari, evidentemente incongruenti rispetto agli scopi dichiarati, alla capacità di distruggere cultura, dignità umana, forze di produzione, questo regime postmoderno è sicuramente più efficace e incisivo  di quelli del passato, e mi riferisco precisamente al regime fascista. Ho già detto delle questioni connesse all’istituto del voto, ma spero ci induca a riflessione ulteriore la constatazione che ora siamo in grado di eleggere “liberamente” i nostri grassatori.   Certo una riduzione dei salari della portata vista in Italia negli ultimi decenni  è senza precedenti perfino nel regime fascista. La libertà di esercitare diritti in fabbrica, è grosso modo allo stesso livello. Tuttavia questo tipo di regime è in grado di raggiungere  obiettivi non raggiungibili  con l’olio di ricino, a partire dall’annichilimento di qualsiasi opposizione di sistema.  Lo rilevava Marcuse negli anni 60. Per il resto non si vieta troppo ma si manipolano le possibilità di fruizione delle libertà sino neutralizzarle, vista la nostra capacità di eleggere “liberamente”  i nostri grassatori.  Basti pensare, ad esempio, che in Grecia la Germania (in conto Usa)  ha ottenuto gli effetti che Hitler e Mussolini non riuscirono a ottenere con l’aggressione militare, e neppure con la dittatura dei “Colonnelli”. Ma basta riflettere un attimo per cogliere la portata del potere manipolatorio del sistema massmediatico. Chi Renzi ?  E’ il sindaco di Firenze accreditato della possibilità di superare Bersani solo da effetti mas mediatici. Non so come finirà ma di certo che al di fuori di questo sistema le possibilità di Renzi di battere Bersani e Vendola sarebbero pari a zero. Consapevole di ciò Rernzi rivendica apertamente la possibilità di far votare alle primarie elettori di centrodestra, a conferma di una sostanziale omogeneità dei partiti politici esistenti oggi in parlamento. In questo contesto la vicenda di Alessandro Sallusti  mi fa incazzare. Tutta la stampa democratica e giornalisti come Travaglio con cui concordo quasi sempre, hanno preso l’abbaglio garantista. Un garantismo del tutto fuori luogo, perché  basato su presupposti del tutto inesistenti, quasi fossimo nell’’800 in cui la libertà di stampa coincideva con la libertà senza aggettivi. Certo anche oggi abbiamo spazi importati di libertà di stampa e di libertà tout-cout ancora da salvaguardare,  ma le minacce vengono proprio da persone come   Sallusti  e dagli organi di stampa da cui dipende.  Egli è il prodotto più classico e riconoscibile di questo nuovo status, di questo nuovo ruolo e nuova funzione cui gli attuali rapporti di potere così come si sono configurati in questo tipo di società postmoderna. Sallusti è l’equivalente del mazziere fascista degli anni trenta, quando gli intellettuali, anche quelli più schierati con il regime fascista, conservavano una qualche rivendicazione di autonomia in qualunque situazione, si veda la vicenda Gentile, nella ricostruzione che ne fa Luciano Canfora, che trovo del tutto condivisibile. (v . Canfora  “La sentenza”  Sellerio ed. 1985). L’articolo incriminato che ha portato alla condanna penale di Sallusti è solo una di una nutrita tipologia di articoli che i giornali di Berlusconi sfornavano per perseguire gli indocili, quelli che non si uniformano alle leggi non scritte di questo regime che comunque ha una grande capacità persecutoria a danno di magistrati che applicano la legge, che sono i bersagli preferiti in questo contesto. La solidarietà andava ribadita nei confronti di questa categoria di persone anche   in occasione della condanna di Sallusti, e invece a costoro è giunto un attacco di ritorno.   Il problema di fondo, che questa vicenda mette in evidenza, è l’enorme arretratezza culturale di una sinistra italiana che proprio sul problema degli esiti psicologici, politici e sociali insite nella applicazione delle nuove tecnologie agli strumenti di comunicazione di massa, che sono in fondo gli strumenti moderni del dominio di classe, si sarebbe detto un tempo, si dimostra assolutamente impotente. Invece, ridicolmente, la sinistra italiana ha accetto la nuova situazione come se fosse un semplice portato “naturale” e politicamente neutro della modernità. Tutto ciò ha conseguito l’assenza di qualsiasi battaglia sulla enormità del conflitto di interesse di Berlusconi, cui ha concesso il monopolio quasi assoluto sul sistema di comunicazione in Italia, ha emarginato al suo interno i singoli intellettuali che questo problema avevano colto, ha lascito andare l’interessante sperimentazione del terzo cale della Rai di Angelo Guglielmi,  Michele Santoro,  Sandro Curzi, e via dicendo, per non parlare della carta stampata di cui la sinistra non ha colto la marginalità sopravvenuta, impegnandosi allo spasimo per mantenere piccole testate di nessuna capacità politica e informativa, visto l’incapacità di attenersi alla lezione gramsciana a riguardo, e nella totale indifferenza alla necessità di decifrare per neutralizzare l’efficacia dei nuovi linguaggi imposti dal postmoderno. Al contrario è stata proprio la sinistra a costituire il terreno di cultura dei nuovi linguaggi, prospettandoli come neutrali sotto il profilo socio politico. Su questo, se ne avrò la forza, dovrò scrivere un saggio che ripercorra l’evoluzione del significato delle parole, e qui parlo solo di parole considerate come separate dalle immagini, che pure una importanza non trascurabile continuano a esercitarla . Il tutto a rivestire di neutralità e obbiettività dati che invece non erano per nulla neutrali. Qui faccio solo un esempio banale, certamente riduttivo rispetto alla complessità del fenomeno cui alludo, che attiene ai temi  del lavoro. Parole come “flessibilità” applicate ai rapporti di lavoro hanno effetti devastanti ma sono accettate da sinistra come se fossero neutre e obbiettive, mentre invece sono tutt’altro. Per concludere dirò che delle sorti di Sallusti sono del tutto indifferente, e che certamente in Italia nell’ambito dell’informazione vi sono sicuramente parecchi “soldati” da salvare, ma non credo che vi sia nessuno che risponda a questo nome.     

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