martedì 2 aprile 2013

Ragionando di Grillo e di democrazia



Recentemente su fb mi è successo di vedere tutta una serie di post contro Grillo. Si dice di tutto e di più, spesso a torto e a volte e a ragione; diciamolo pure, si va a casaccio, non pare ci sia una specifica preoccupazione di stare ai fatti, il che nuoce alla causa, posto che ce ne sia una di causa in comune.  E per meglio dire anche su fb, spesso, non sempre  il dibattito cede il posto alla propaganda, e con i propagandisti chiaramente non si discute. Loro lanciano post esattamente come gli spot pubblicitari, non c’è trippa per gatti, non c’è argomento o riflessione che tenga, le cose sono così e amen. Tentare di argomentare è complicato perché servirebbero presupposti che mancano il più delle volte. Io mi sforzo di ragionare su quel che accade, e poi dire qualcosa ogni tanto su questo blog. Se mi riesce di suscitare delle riflessioni autentiche sono contento altrimenti me ne faccio una ragione, infondo non tolgo nulla a nessuno. Ora succede che Napolitano, il presidente della Repubblica, continua a picconare la costituzione ben oltre quanto osò immaginare il vecchio Cossiga, e lo ha fatto a 360 gradi, ha delegittimato la magistratura con la kafkiana vicenda del contenzioso con la procura di Palermo a proposito delle intercettazioni; ha di fatto assecondato la battaglia di Marchionne che ha tentato riuscendoci in parte di delegittimare la Cgil escludendola dalla contrattazione nazionale. Anziché dimettersi ha congelato, contro ogni sostanziale spirito della costituzione contro ogni prassi consolidata, non solo  il governo Monti ma anche il parlamento appena eletto, e non sono certo né il primo né l’unico a pensarla così, e io concordo con quei commentatori, pochi in vero, che sostengono questa tesi. Certamente, a quel che vedo e sento, nessuno ricorda che si sono tenute elezioni anticipate, anche se per poco, proprio perché Berlusconi ha sfiduciato Monti, con il paradosso che un governo, le cui dimissioni hanno dato vita alle elezioni anticipate, ripeto sia pure di poco, sia ancora in carica con il nuovo parlamento insediato, il tutto con l’alibi che non c’è mai stato un voto di sfiducia.   Il che è vero  ma solo perché Napolitano ha espropriato di fatto il parlamento del potere di dare  e  negare la fiducia ai governi tranne che per le fiducie farsa collegate ai singoli provvedimenti  legislativi. Non ha rinviato alle camere, violando una prassi consolidata,  per il voto di fiducia, né l’ultimo governo Berlusconi, né  Monti quando fu sfiduciato a parole da Berlusconi ma senza appunto il voto sulla fiducia, né Bersani in questi giorni, che aveva tutto il diritto di presentarsi in parlamento. Inoltre correttezza vorrebbe che rinviasse proforma Monti di fronte al nuovo parlamento, salvo a farlo rimanere in carica per “l’ordinaria amministrazione”,  come si dice di solito, e arrivare perfino a nuove elezioni anticipate, il che implicherebbe sue dimissioni immediate.  Dal mio punto di vista, sotto il profilo della correttezza, l’unico percorso plausibile, era quello che prevedeva il voto di fiducia a Bersani alla Camera, e successivamente lo scioglimento del solo Senato con un accordo per modificare la legge elettorale così da avere una medesima legge per le due camere. Certo che ci sono rischi evidentissimi ma questo è il gioco. Ma passando invece alla sostanza delle cose, voglio dire che ormai siamo di fronte a un bivio. Da un lato c’è il gruppo storico già al potere che è dato sostanzialmente da Pd + Pdl, che ha gestito la cd seconda repubblica,  e dall’altro M5Stelle. Le differenze, sul piano della democrazia formale sono flebili o poco percepibili, ed è stato uno dei miei motivi di riserva sui post dei miei amici di fb che sul tema specifico attaccavano Grillo. Ho già detto di Napolitano che si comporta come un monarca d’altri tempi, che riserva a sé medesimo l’ultima parola sui governi, cosa che la costituzione non gli concede. Il piano generale, che temo sia stato partorito da qualche specifico staff della Casa Bianca, prevede il passaggio da un monopartitismo mascherato, quello appunto che vede associati Pd+Pdl, ad un monopartitismo trasparente, quello  di Grillo. Va detto pure che anche Napolitano pensava ad un passaggio al monopartitismo, in tempi un po’ più lunghi,  incentrato su Monti, con assorbimento in modalità striscianti del problema Berlusconi, ma senza ricorrere a nulla che producesse una qualche forma di palese contrapposizione.  Il problema di fondo, agli occhi di Obama, è che in questo apparato è molto costoso, corrotto in parti consistenti, legato in quota parte al sistema della grande criminalità, e ormai incapace di gestire il consenso. Non ha prodotto  benefici di sorta, anzi porta politiche recessive, che con tutta evidenza servono solo a una ristrettissima cerchia di persone racchiuse nei circoli del Partito Repubblicano, ed è incentrato sulla figura di Berlusconi, che è un servo indocile, pretende troppo per sé e si è schierato apertamente contro Obama e non garantisce, per i fini che contano, nulla di importante, ed è disponibile a vendersi pure al suo “amico”  Putin. Al contrario Grillo,  punta sul consenso garantito da misure di welfare, seleziona un personale politico più docile, assai meno costoso, e più produttivo, nel senso della disponibilità al  sostegno alla piccola e media impresa, che è l’ossatura portante del sistema produttivo italiano, sin qui pesantemente penalizzato col pretesto assai ridicolo, in vero del cd. “patto di stabilità” che a null’altro serve se non a rottamare il sistema Italia, dove si continua a ragionare come se fossimo uno stato indipendente cosa che non è in  tutta evidenza. Le cronache, per edulcorate che siano, dicono di contatti telefonici tra Napolitano e Draghi, presidente della Bce, in merito alla crisi in atto, e dicono pure dell’intervento dell’ambasciatore Usa Thorne al liceo Visconti che elogia Grillo, in piena campagna elettorale.  Certamente poi ci sono state dichiarazioni che precisano, smentiscono e via discorrendo ma i dati di fatto restano, solo che, a quanto pare, nessuno ha voglia di sommare due più due in Italia,  tanto è alto il rischio di sbagliare.   Sullo sfondo rimangono le grandi questioni che attengono al tema dell’Europa, del debito e dell’euro. Grillo a riguardo appare più possibilista, invece dell’assoluta e ferma acquiescenza all’euro da parte del partito Pd+Pdl, dovendosi prendere per strumentali i discorsi di Berlusconi a corrente alterna sull’euro, atteso che al suddetto, nulla lo interessa oltre il conteggio di quanto potere e denaro possa disporre e poco importa la valuta, di modo che prendere sul serio Berlusconi quando parla d’altro è uno spreco di attenzione.   Ma la questione dell’euro, è una vicenda politica da cui discende poi quella economica. E la vicenda politica ci dice,  a voler vedere i fatti, ma su questo mi propongo un post specifico e più documentato , che l’euro è uno strumento di politica tout court chiaramente iperliberista, voluta sicuramente dagli Usa in versione Repubblicana, che prevedeva la delega dei problemi europei alla Germania, la quale deve essere ed è, il caposaldo politico e militare degli interessi Usa in questa parte di mondo. In compenso alla Germania le si è concesso una riunificazione assai onerosa e la libertà di imporre i costi relativi ad essa e non solo quelli, grazie a politiche  “comunitarie”, agli  altri paesi, soprattutto quelli del mediterraneo. Il drenaggio avviene con il meccanismo del debito, che in modo fraudolento viene ingigantito e manipolato dalle cd “banche d’affari” . In realtà attraverso l’euro e le implicazioni annesse, in fatto di politiche economiche e  finanziarie si realizza l’inversione degli esiti dell’ultimo conflitto mondiale. E’ come se i danni di guerra li dovesse pagare  mezza  Europa alla Germania, salvo a rappresentare, sul piano della propaganda, una situazione opposta, come se fossero i paesi mediterranei a chiedere alla Germania di pagare il debito altrui.   E’ di fatto, in termini certamente più soft, il ritorno alle politiche razziste sulla superiorità della razza germanica. Probabilmente a Obama la cosa non va proprio bene perché indebolisce il suo impero sul fronte importantissimo di questa parte del mondo, dove è sfidato da Putin e da Ahmadinejad, ed è ormai preda di instabilità che si sta cronicizzando in tutto il nordafrica e  magari auspica politiche meno recessive in tutto il suo impero. E la sfide si giocano anche e soprattutto, come dimostra la cd guerra fredda ai tempi dell’Urss, sugli stili di vita, e omologare gli stili di vita dei paesi del mediterraneo europeo con i paesi  mediterranei di altre sponde non è cosa saggia.     Ora tornando alla questione “Grillo” dirò che ci sono aspetti davvero preoccupanti, perché impone una concezione individualista in termini rigorosi. Mi ha spaventato il fatto che al Comune di Parma il sindaco Pizzarotti di M5Stelle rifiuta per principio di ricevere i sindacati in quanto espressione di associazione di persone. Non si tratta di difendere sindacati che, se posso dirlo avrebbero bisogno di un rinnovamento profondo, soprattutto in termini di democrazia interna e di capacità di associare davvero il mondo del lavoro dipendente, che è, al contrario scarsamente associato, e questo non certo a causa dei grillini, vedi la vicenda Marchionne e tutte le implicazioni, ma perché penso che l’uomo  sia davvero una dimensione collettiva, e che gli individui, al di fuori del contesto in cui vivono sono inesistenti. Questo discorso che in sociologia passa, non passa però in politica e in economia, con danni stratosferici. Ora imporre con maggiore violenza di quanto non si sia già fatto sin ora, una visione individualista dell’uomo è cosa che ritengo assai grave. Tornando ai problemi della cronaca di questi giorni, ribadisco,  l’unico contributo possibile che poteva dare Napolitano, all’interno della costituzione era quello di  dimettersi subito, in modo da conferire al parlamento la sua centralità invece di nominare dieci “saggi” che è cosa che non sta né in cielo né in terra che vuol dire al Pd e al PDL  di mettersi d’accordo e fare un governo che lasci fuori i grillini. Ora non bisogna lasciarsi ingannare dal numero, perché dieci sono perfino troppi e infatti quelli veri sono due ossia Violante e Quagliariello, che avendo i rispettivi partiti alle spalle, hanno obiettivamente un peso diverso dagli  altri, e quindi dico, con tutta la malignità che mi caratterizza,  che sono loro la vera commissione, e tutti gli altri sono foglie di fico. Grillo inoltre ripropone il problema della comunicazione, che la sinistra che non c’è ignora, nonostante sia già il secondo fenomeno che cresce in Italia  grazie ad una capacità specifica di usare il sistema dei media , il primo fu Berlusconi manco a dirlo. Oggi l’equivoco di fondo della rete consiste nella sensazione che tutti possano parlare a prescindere dalla consapevolezza di un possibile uditorio. Invece per risolvere i problemi serve sviluppare un confronto intenso che  deve svolgersi necessariamente “de visu”, guardandosi in faccia, essendo disponibili a recepire le idee altrui e cercare di modificarle. Certo, la conoscenza personale, una volta acquisita, consente in modo assolutamente vantaggioso l’uso della rete che serve per facilitare i rapporti reciproci tra le persone, ma non a soppiantare la necessità di un rapporto diretto, una volta definito “umano”. Le decisioni democratiche  devono essere assolutamente collegiali.  Il processo decisionale deve prevedere la presenza  simultanea di coloro che portano la responsabilità delle decisioni  assunte.   Questo è il grande problema di Grillo che mi fa dire che il fenomeno potrebbe essere effimero, a condizione che…   ma questo è un discorso che porta lontano.   Grillo è fautore di discorsi che una volta si sarebbero definiti di “razionalizzazione” e poco importa quanto siano praticabili, il dato è  che in effetti sono in parte necessari, e parlo del razionamento dell’uso delle fonti di energia, delle sue proposte di risparmio energetico, contro la megatruffa delle cd “grandi opere” a partire dalla Tav. Certo in questo contesto appaiono cose radicali solo per la ottusità e la malafede oltre che alla forza anche militare dei poteri che da queste “grandi opere” già traggono profitti senza che vi sia neppure una certezza del loro compimento. E tornando alle vicende di questi giorni dalla crisi si potrebbe uscire, a condizione che Napolitano lasci subito il Quirinale dove come dicevo ha fatto danni gravissimi, la cui estensione è ancora da valutare. Al momento sembra che abbia introdotto un presidenzialismo di fatto che potrebbe in un futuro più vicino di quanto ci si immagini, diventare anche norma in costituzione, sulla strada dello svuotamento della costituzione del ’48, per altro già avviata. Tant’è che ricorre l’espressione di “governo del presidente” come è stato il governo Monti, il che vuol dire che la carica di presidente della repubblica diventa una carica politica a tutto tondo, e nient’affatto una istituzione di garanzia come nella costituzione ancora vigente. Condivido l’opinione di quanti dicono che ormai la partita vera che si giocherà in parlamento sarà la contesa per la carica di presidente della repubblica  a  seconda della maggioranza che lo voterà vedremo che ha vinto la partita. La sinistra che non c’è ovviamente è fuori da tutti i giochi, per cui ritengo, in attesa che rinasca, su basi di autenticità e su scala europea come minimo, così come nacque nell’800, auspico una maggioranza Pd + M5Stelle, che elegga prima il presidente della repubblica,  e poi il governo che con tutta evidenza non può essere presieduto da Bersani. Perché ormai credo che,  salvo imprevisti, a questo si arrivi, e non escludo neppure la rielezione di Napolitano, pure a rischio che non finisca il secondo settennato.  Dietro questo congelamento della situazione che egli stesso ha imposto leggo solo la sua voglia di protagonismo smisurata, e il timore che il congelamento diventi cronico nel senso che si continui con un monopartitismo non più mascherato da due ma addirittura da tre partiti, che comprenda anche M5Stelle, che tra tutte le ipotesi è davvero la peggiore.

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