Recentemente
su fb mi è successo di vedere tutta una serie di post contro Grillo. Si dice di
tutto e di più, spesso a torto e a volte e a ragione; diciamolo pure, si va a
casaccio, non pare ci sia una specifica preoccupazione di stare ai fatti, il
che nuoce alla causa, posto che ce ne sia una di causa in comune. E per meglio dire anche su fb, spesso, non
sempre il dibattito cede il posto alla
propaganda, e con i propagandisti chiaramente non si discute. Loro lanciano
post esattamente come gli spot pubblicitari, non c’è trippa per gatti, non c’è
argomento o riflessione che tenga, le cose sono così e amen. Tentare di
argomentare è complicato perché servirebbero presupposti che mancano il più
delle volte. Io mi sforzo di ragionare su quel che accade, e poi dire qualcosa
ogni tanto su questo blog. Se mi riesce di suscitare delle riflessioni autentiche
sono contento altrimenti me ne faccio una ragione, infondo non tolgo nulla a
nessuno. Ora succede che Napolitano, il presidente della Repubblica, continua a
picconare la costituzione ben oltre quanto osò immaginare il vecchio Cossiga, e
lo ha fatto a 360 gradi, ha delegittimato la magistratura con la kafkiana
vicenda del contenzioso con la procura di Palermo a proposito delle
intercettazioni; ha di fatto assecondato la battaglia di Marchionne che ha
tentato riuscendoci in parte di delegittimare la Cgil escludendola dalla
contrattazione nazionale. Anziché dimettersi ha congelato, contro ogni sostanziale
spirito della costituzione contro ogni prassi consolidata, non solo il governo Monti ma anche il parlamento
appena eletto, e non sono certo né il primo né l’unico a pensarla così, e io
concordo con quei commentatori, pochi in vero, che sostengono questa tesi. Certamente, a quel che vedo e sento, nessuno
ricorda che si sono tenute elezioni anticipate, anche se per poco, proprio
perché Berlusconi ha sfiduciato Monti, con il paradosso che un governo, le cui
dimissioni hanno dato vita alle elezioni anticipate, ripeto sia pure di poco,
sia ancora in carica con il nuovo parlamento insediato, il tutto con l’alibi
che non c’è mai stato un voto di sfiducia. Il che è vero ma solo perché Napolitano ha espropriato di fatto il
parlamento del potere di dare e negare la fiducia ai governi tranne che per le
fiducie farsa collegate ai singoli provvedimenti legislativi. Non ha rinviato alle camere,
violando una prassi consolidata, per il
voto di fiducia, né l’ultimo governo Berlusconi, né Monti quando fu sfiduciato a parole da
Berlusconi ma senza appunto il voto sulla fiducia, né Bersani in questi giorni,
che aveva tutto il diritto di presentarsi in parlamento. Inoltre correttezza
vorrebbe che rinviasse proforma Monti di fronte al nuovo parlamento, salvo a farlo
rimanere in carica per “l’ordinaria amministrazione”, come si dice di solito, e arrivare perfino a
nuove elezioni anticipate, il che implicherebbe sue dimissioni immediate. Dal mio punto di vista, sotto il profilo della
correttezza, l’unico percorso plausibile, era quello che prevedeva il voto di
fiducia a Bersani alla Camera, e successivamente lo scioglimento del solo
Senato con un accordo per modificare la legge elettorale così da avere una medesima
legge per le due camere. Certo che ci sono rischi evidentissimi ma questo è il
gioco. Ma passando invece alla sostanza delle cose, voglio dire che ormai siamo
di fronte a un bivio. Da un lato c’è il gruppo storico già al potere che è dato
sostanzialmente da Pd + Pdl, che ha gestito la cd seconda repubblica, e dall’altro M5Stelle. Le differenze, sul
piano della democrazia formale sono flebili o poco percepibili, ed è stato uno
dei miei motivi di riserva sui post dei miei amici di fb che sul tema specifico
attaccavano Grillo. Ho già detto di Napolitano che si comporta come un monarca
d’altri tempi, che riserva a sé medesimo l’ultima parola sui governi, cosa che
la costituzione non gli concede. Il piano generale, che temo sia stato
partorito da qualche specifico staff della Casa Bianca, prevede il passaggio da
un monopartitismo mascherato, quello appunto che vede associati Pd+Pdl, ad un
monopartitismo trasparente, quello di
Grillo. Va detto pure che anche Napolitano pensava ad un passaggio al
monopartitismo, in tempi un po’ più lunghi,
incentrato su Monti, con assorbimento in modalità striscianti del
problema Berlusconi, ma senza ricorrere a nulla che producesse una qualche
forma di palese contrapposizione. Il
problema di fondo, agli occhi di Obama, è che in questo apparato è molto
costoso, corrotto in parti consistenti, legato in quota parte al sistema della
grande criminalità, e ormai incapace di gestire il consenso. Non ha prodotto benefici di sorta, anzi porta politiche
recessive, che con tutta evidenza servono solo a una ristrettissima cerchia di
persone racchiuse nei circoli del Partito Repubblicano, ed è incentrato sulla
figura di Berlusconi, che è un servo indocile, pretende troppo per sé e si è
schierato apertamente contro Obama e non garantisce, per i fini che contano,
nulla di importante, ed è disponibile a vendersi pure al suo “amico” Putin. Al contrario Grillo, punta sul consenso garantito da misure di
welfare, seleziona un personale politico più docile, assai meno costoso, e più
produttivo, nel senso della disponibilità al sostegno alla piccola e media impresa, che è
l’ossatura portante del sistema produttivo italiano, sin qui pesantemente
penalizzato col pretesto assai ridicolo, in vero del cd. “patto di stabilità”
che a null’altro serve se non a rottamare il sistema Italia, dove si continua a
ragionare come se fossimo uno stato indipendente cosa che non è in tutta evidenza. Le cronache, per edulcorate
che siano, dicono di contatti telefonici tra Napolitano e Draghi, presidente
della Bce, in merito alla crisi in atto, e dicono pure dell’intervento
dell’ambasciatore Usa Thorne al liceo Visconti
che elogia Grillo, in piena campagna elettorale. Certamente poi ci sono state dichiarazioni
che precisano, smentiscono e via discorrendo ma i dati di fatto restano, solo
che, a quanto pare, nessuno ha voglia di sommare due più due in Italia, tanto è alto il rischio di sbagliare. Sullo sfondo rimangono le grandi questioni
che attengono al tema dell’Europa, del debito e dell’euro. Grillo a riguardo
appare più possibilista, invece dell’assoluta e ferma acquiescenza all’euro da
parte del partito Pd+Pdl, dovendosi prendere per strumentali i discorsi di
Berlusconi a corrente alterna sull’euro, atteso che al suddetto, nulla lo
interessa oltre il conteggio di quanto potere e denaro possa disporre e poco
importa la valuta, di modo che prendere sul serio Berlusconi quando parla
d’altro è uno spreco di attenzione. Ma
la questione dell’euro, è una vicenda politica da cui discende poi quella
economica. E la vicenda politica ci dice,
a voler vedere i fatti, ma su questo mi propongo un post specifico e più
documentato , che l’euro è uno strumento di politica tout court chiaramente iperliberista, voluta sicuramente dagli Usa
in versione Repubblicana, che prevedeva la delega dei problemi europei alla
Germania, la quale deve essere ed è, il caposaldo politico e militare degli
interessi Usa in questa parte di mondo. In compenso alla Germania le si è concesso una riunificazione assai onerosa
e la libertà di imporre i costi relativi ad essa e non solo quelli, grazie a politiche
“comunitarie”, agli altri paesi, soprattutto quelli del
mediterraneo. Il drenaggio avviene con il meccanismo del debito, che in modo
fraudolento viene ingigantito e manipolato dalle cd “banche d’affari” . In
realtà attraverso l’euro e le implicazioni annesse, in fatto di politiche
economiche e finanziarie si realizza l’inversione
degli esiti dell’ultimo conflitto mondiale. E’ come se i danni di guerra li dovesse
pagare mezza Europa alla Germania, salvo a rappresentare,
sul piano della propaganda, una situazione opposta, come se fossero i paesi
mediterranei a chiedere alla Germania di pagare il debito altrui. E’ di
fatto, in termini certamente più soft, il ritorno alle politiche razziste sulla
superiorità della razza germanica. Probabilmente a Obama la cosa non va proprio
bene perché indebolisce il suo impero sul fronte importantissimo di questa
parte del mondo, dove è sfidato da Putin e da Ahmadinejad, ed è ormai preda di
instabilità che si sta cronicizzando in tutto il nordafrica e magari auspica politiche meno recessive in
tutto il suo impero. E la sfide si giocano anche e soprattutto, come dimostra
la cd guerra fredda ai tempi dell’Urss, sugli stili di vita, e omologare gli
stili di vita dei paesi del mediterraneo europeo con i paesi mediterranei di altre sponde non è cosa
saggia. Ora tornando alla questione “Grillo” dirò che
ci sono aspetti davvero preoccupanti, perché impone una concezione
individualista in termini rigorosi. Mi ha spaventato il fatto che al Comune di
Parma il sindaco Pizzarotti di M5Stelle rifiuta per principio di ricevere i
sindacati in quanto espressione di associazione di persone. Non si tratta di
difendere sindacati che, se posso dirlo avrebbero bisogno di un rinnovamento
profondo, soprattutto in termini di democrazia interna e di capacità di
associare davvero il mondo del lavoro dipendente, che è, al contrario
scarsamente associato, e questo non certo a causa dei grillini, vedi la vicenda
Marchionne e tutte le implicazioni, ma perché penso che l’uomo sia davvero una dimensione collettiva, e che
gli individui, al di fuori del contesto in cui vivono sono inesistenti. Questo
discorso che in sociologia passa, non passa però in politica e in economia, con
danni stratosferici. Ora imporre con maggiore violenza di quanto non si sia già
fatto sin ora, una visione individualista dell’uomo è cosa che ritengo assai
grave. Tornando ai problemi della cronaca di questi giorni, ribadisco, l’unico contributo possibile che poteva dare
Napolitano, all’interno della costituzione era quello di dimettersi subito, in modo da conferire al
parlamento la sua centralità invece di nominare dieci “saggi” che è cosa che
non sta né in cielo né in terra che vuol dire al Pd e al PDL di mettersi d’accordo e fare un governo che
lasci fuori i grillini. Ora non bisogna lasciarsi ingannare dal numero, perché
dieci sono perfino troppi e infatti quelli veri sono due ossia Violante e
Quagliariello, che avendo i rispettivi partiti alle spalle, hanno
obiettivamente un peso diverso dagli
altri, e quindi dico, con tutta la malignità che mi caratterizza, che sono loro la vera commissione, e tutti gli
altri sono foglie di fico. Grillo inoltre ripropone il problema della
comunicazione, che la sinistra che non c’è ignora, nonostante sia già il
secondo fenomeno che cresce in Italia grazie ad una capacità specifica di usare il
sistema dei media , il primo fu Berlusconi manco a dirlo. Oggi l’equivoco di
fondo della rete consiste nella sensazione che tutti possano parlare a
prescindere dalla consapevolezza di un possibile uditorio. Invece per risolvere
i problemi serve sviluppare un confronto intenso che deve svolgersi necessariamente “de visu”,
guardandosi in faccia, essendo disponibili a recepire le idee altrui e cercare
di modificarle. Certo, la conoscenza personale, una volta acquisita, consente
in modo assolutamente vantaggioso l’uso della rete che serve per facilitare i
rapporti reciproci tra le persone, ma non a soppiantare la necessità di un
rapporto diretto, una volta definito “umano”. Le decisioni democratiche devono essere assolutamente collegiali. Il processo decisionale deve prevedere la
presenza simultanea di coloro che
portano la responsabilità delle decisioni assunte.
Questo è il grande problema di
Grillo che mi fa dire che il fenomeno potrebbe essere effimero, a condizione
che… ma questo è un discorso che porta lontano. Grillo
è fautore di discorsi che una volta si sarebbero definiti di
“razionalizzazione” e poco importa quanto siano praticabili, il dato è che in effetti sono in parte necessari, e
parlo del razionamento dell’uso delle fonti di energia, delle sue proposte di
risparmio energetico, contro la megatruffa delle cd “grandi opere” a partire
dalla Tav. Certo in questo contesto appaiono cose radicali solo per la ottusità
e la malafede oltre che alla forza anche militare dei poteri che da queste
“grandi opere” già traggono profitti senza che vi sia neppure una certezza del
loro compimento. E tornando alle vicende di questi giorni dalla crisi si
potrebbe uscire, a condizione che Napolitano lasci subito il Quirinale dove
come dicevo ha fatto danni gravissimi, la cui estensione è ancora da valutare.
Al momento sembra che abbia introdotto un presidenzialismo di fatto che
potrebbe in un futuro più vicino di quanto ci si immagini, diventare anche
norma in costituzione, sulla strada dello svuotamento della costituzione del ’48,
per altro già avviata. Tant’è che ricorre l’espressione di “governo del
presidente” come è stato il governo Monti, il che vuol dire che la carica di
presidente della repubblica diventa una carica politica a tutto tondo, e nient’affatto
una istituzione di garanzia come nella costituzione ancora vigente. Condivido l’opinione
di quanti dicono che ormai la partita vera che si giocherà in parlamento sarà
la contesa per la carica di presidente della repubblica a seconda della maggioranza che lo voterà
vedremo che ha vinto la partita. La sinistra che non c’è ovviamente è fuori da
tutti i giochi, per cui ritengo, in attesa che rinasca, su basi di autenticità
e su scala europea come minimo, così come nacque nell’800, auspico una
maggioranza Pd + M5Stelle, che elegga prima il presidente della repubblica, e poi il governo che con tutta evidenza non
può essere presieduto da Bersani. Perché ormai credo che, salvo imprevisti, a questo si arrivi, e non
escludo neppure la rielezione di Napolitano, pure a rischio che non finisca il
secondo settennato. Dietro questo
congelamento della situazione che egli stesso ha imposto leggo solo la sua voglia
di protagonismo smisurata, e il timore che il congelamento diventi cronico nel
senso che si continui con un monopartitismo non più mascherato da due ma
addirittura da tre partiti, che comprenda anche M5Stelle, che tra tutte le
ipotesi è davvero la peggiore.
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