domenica 13 maggio 2012

Le sciocchezze di Oliviero Diliberto, e le profonde verità di Lidia Undiemi.


A pag. 9 de “Il Fatto Quotidiano” di ieri 12 maggio,  leggo di un intervista a Oliviero Diliberto a cura di Wanda Marra, dal titolo “ Noi Sel e IdV  insieme batteremmo Grillo”.  Leggo l’intervista e vengo preso da un moto di autentica indignazione, e rimango allibito ed esterrefatto. Diliberto lamenta la frantumazione della sinistra senza la quale la sinistra medesima sarebbe ad una percentuale a due cifre, per ciò che riguarda i voti. Il problema è che la giornalista non chiede a Diliberto  come mai la  sinistra in Italia è frantumata, eppure egli ha usato la scissione da Rifondazione Comunista per marcare un dissenso politico, in occasione della caduta del governo Prodi del 1998. Per carità  la scelta di Bertinotti fu tanto infelice quanto sospetta tant’è che sono convinto che agì su mandato di altri. Tuttavia il susseguirsi di scissioni con conseguenti fallimenti elettorali è il percorso che ha caratterizzato questi parti che, in buona sostanza, si richiamano al vecchio PCI. Ne ereditano una sorta di pragmatismo politichese, tutto schiacciato sulle tattiche del momento, senza nessuna capacità di elaborazione politica, né analisi  teorica conseguente, all’altezza della crisi. Si rifugiano in un economicismo becero, che si limita a denunciare le inefficienze  e le contraddizioni più plateali e superficiali dei governi che si susseguono, salvo poi accodarsi al Pd per ottenere qualche seggio in parlamento, e partecipare alla spartizione del bottino dei rimborsi elettorali. Non è possibile scorgere null’altro dai discorsi. In questa intervista infatti Diliberto batte, non certo per la prima volta, il tasto dell’alleanza a sinistra col Pd, anche lui come Bersani, contento del risultato elettorale. L’alibi di questa comune contentezza è l’aumento delle amministrazioni di sinistra. A parte il fatto che il contributo di Diliberto a questo successo, è davvero imponderabile, rimane il dato che queste elezioni segnano un arretramento in termini di voti di tutti i partiti, compresi quelli di sinistra. Di Pietro e la sua IdV sono stati quasi del tutto risucchiati da Grillo, ma di tutto ciò Diliberto non se ne cura, e sfida il ridicolo quando lamenta la frammentazione della sinistra, e auspica l’unità di tre forze per battere Grillo quando sino a prima del voto, da sola l’ IdV era superiore  a Grillo. Siamo di fronte ad una drammatica testimonianza di come un esponente del livello di Diliberto non abbia capito assolutamente  nulla dell’attuale momento politico, insiste su ricette meramente “politichesi” ossia di schieramento senza contenuti, non riesce a dar conto del fallimento irreversibile e  storico di queste ricette uguali da decenni, che hanno portato questi parti a scomparire dal panorama politico italiano.  Del resto Diliberto ha a disposizione uno strumento efficacissimo per ridurre la frammentazione a sinistra, che consiste nello sciogliere il suo partito e confluire in Sel, eventualmente. Sotto il profilo politico tra  Diliberto, Ferrero e Vendola non ci sono apprezzabili differenze politiche, e non si dica che è una questione di simboli, perché i partiti che si richiamano al comunismo e che fanno della presenza in parlamento  l’unico oggetto di desiderio, senza nessuna capacità di radicamento nel mondo del lavoro si configurano come contraddizione in termini.  Di contro ho ascoltato su Fb e condiviso sulla mia pagina uno splendido intervento di Lidia Undiemi  Il Mes, la finanziarizzazione della democrazia” postato su  youtube che invito a seguire con attenzione lo si trova facilmente su Fb sulla pagina della stessa Lidia e, ad ogni buon conto, l’ho condiviso sulla mia bacheca. E’ un allarme sulla cessione totale di sovranità nazionale a favore di organismi comunitari a carattere finanziario che sono al di fuori di un possibile controllo di qualsiasi autorità giudiziaria. Peccato che nessuno dei nostri politici sia interessato a queste questioni,  Diliberto meno che mai, e neppure Di Pietro, visto che la stessa Lidia si proclama uscente da IdV per questo motivo. La questione è che i massmedia raccontano banalità sulla situazione europea, lasciando che ci si appassioni su quanto Hollande riuscirà ad incidere sulla Merkel per far cambiare la politica ultraliberista, quasi che la stessa Merkel abbia un potere coercitivo sugli altri governi per la firma dei trattati. E’ davvero qualcosa di una gravità inaudita. Una reale cessione di sovranità al fine di favorire la speculazione finanziaria, che acquisisce il diritto a gestire il debito pubblico degli stati a suo piacimento. Con l’evidenza,  già denunciata su questo blog, che il debito pubblico diventa in modo consolidato istituzionalmente, un fattore di guadagni dei grandi gruppi finanziari, che, ovviamene non hanno nessun interesse a farlo regredire. Siamo di fronte ad un prelievo senza precedenti sulle tasche dei cittadini italiani a favore delle banche d’affari, garantito da tutti i partiti in parlamento, che sono stati giustamente puniti in questa tornata amministrativa, e tra questi il Pd, che rivendica la più assoluta fermezza nel sostegno al governo che  ha effettuato questo esproprio letterale,  che voteranno il 29 maggio p.v. a Berlino per la sottoscrizione di questi trattati, il Mes  ossia “Meccanismo europeo di stabilità” e il Fiscal Compact, ossia “Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria” nell’indifferenza dell’opinione pubblica assolutamente non informata, e di  quel Pd che è tra i principali propugnatori di queste politiche davvero incostituzionali che a parole invocano una svolta politica nella politica europea e italiana, ma in concreto i suoi parlamentari votano e ratificano tutto ciò che Monti e la Merkel decidono. La tragedia è che per effetto del sistema massmediatico, non c’è nessuna possibilità di opporsi perché in realtà non c’è opposizione in parlamento, e al di fuori, a parte voci isolate come quella di Lidia Undiemi, nulla si muove.  La questione delle istituzioni europee  sta diventando una questione di importanza crescente, e perfino prevalente rispetto a le questioni nazionali, assolutamente sottaciute dai media che continuano a imperversare su Grillo e sul significato del suo movimento.  Ora si dice che  la Grecia, avviandosi a nuove elezioni, possa uscire dall’euro, con conseguenze che si vogliono catastrofiche per la Grecia medesima. Nessuno vuole fare bilanci, nessuno dice quest’euro e questa Europa quanto è costata in termini contabili e in termini di progresso complessivo delle società europee, nessuno offre una lettura corretta del bilanciamento tra costi e benefici sino ad ora. Poi giungono ancora notizie di crolli finanziari di banche Usa, vere idrovore dei soldi nostri ma noi in Italia discutiamo di altro, e come sempre in questi casi si torna a parlare di terrorismo. Ormai il copione è arcinoto, e non serve manco parlarne ancora.

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