Monti continua ad
invocare la crescita, si dice perfino disponibile ad una tassa patrimoniale ma in concreto il governo
“tecnico” sembra gettare la maschera, e diventa un governo politico a tutti gli
effetti, anche mediatici. Con la richiesta di aiuto a Bondi, Giavazzi, e Amato,
figuriamoci, è come se Monti dichiarasse il limite tecnico della sua compagine
e poco importa se la cosa entusiasma Massimo Giannini di “la Repubblica” che parla addirittura di un colpo d’ala di
Monti, che così si sottrarrebbe al destino del galleggiamento che
contraddistingue i governicchi di
basso profilo. E’ evidente che Monti stia facendo la guardia al bottino già incassato a favore delle banche
con il decreto “salva Italia” e relativa falcidie delle pensioni, con l’Imu e conseguente
saccheggio del ceto medio, affinché i legittimi proprietari non se ne rimpossessano. Va in onda una discreta messa in scena da cui
sembrerebbe che vi sia dissidio tra Monti e la Pdl a me sembra del tutto
strumentale. Per verificare la serietà di un dissenso di tal fatta, aspetterei
a verificare se Monti sottrae la Rai al controllo di Berlusconi, e la affidasse
a Santoro e a Freccero. Allora il contrasto sarebbe credibile, ma sino a quel
momento devo pensare che si tratta di una messa in scena finalizzata a ridare
una sorta di “verginità”, si fa per dire, allo stesso Berlusconi e alla Lega
Nord. La quale verosimilmente è dietro
la stupidaggine dell’imprenditore di Bergamo che, armato più di Rambo, si è introdotto
in una sede di Equitalia inscenando una presunta disperazione perché non voleva pagare il canone Rai. Il dato di fondo
è che il governo Monti è insostenibile, non si spreca neppure a dar conto del
mancato prelievo sui capitali scudati, quando parla di una ipotetica tassa
patrimoniale, che per essere credibile, deve essere severissima e sostitutiva a
tutte le altre, e non aggiungersi. I tagli al superfluo si possono fare senza alcun
ulteriore sostegno tecnico, invece si faranno a danno di istituzioni già più
che provate dai tagli del governo precedente. Credo si impongano due
considerazioni a riguardo di questi avvenimenti. Il primo è che c’è una
concezione di quel che dovrebbe essere un bilancio di uno stato che è
assolutamente prevalente nella cittadinanza comunque orientata politicamente
che considera tale bilancio un fatto “tecnico” alla stregua di un
qualsiasi bilancio aziendale, mentre il bilancio dello stato è un fatto
assolutamente politico, e il dato del suo pareggio, almeno tendenziale, dovrebbe
essere una costate di qualsiasi amministrazione di qualsivoglia orientamento
politico. Invece tutti danno per acquisito che la spesa dello stato sia in sé uno
spreco, neppure equivalente a quella di
una azienda qualsiasi, mentre dovrebbe essere evidente, che la spesa pubblica,
al netto della corruzione e del malaffare è una spesa necessaria e opportuna, alla
cui riduzione può concorrere addirittura un aumento del personale dipendente, perché
sono da considerarsi sprechi anche le convenzioni che appaltano servizi all’esterno.
Sono servizi, a partire dalla sanità, e ora alla scuola, ai trasporti, alle
comunicazioni, visto che ci sono coinvolto in prima persona, anche, alla
formazione professionale che avrebbero un costo per lo stato sicuramente minore
nella misura del profitto che necessariamente le società private che gestiscono
questi servizi devono realizzare. Le privatizzazioni, insomma, sono un capitolo
da collocarsi nella colonna delle uscite
del bilancio pubblico, non delle entrate, come si tende a far credere. Per
questa via si induce la cittadinanza a valutare come rimedi quelle che invece
sono le cause della crisi medesima. Tutto ciò dovrebbe risultare evidente alla luce del buon senso, ma l’apparato
massmediatico induce a nascondere tale evidenza, al contrario cerca di “assorbire”
cinicamente tale crisi spettacolarizzandola,
ossia spettacolarizzando i suicidi dei piccoli imprenditori, col risultato di
inculcare sempre più la convinzione che il suicidio, ossia la disperazione dei
singoli sia l’unica risposta possibile alla crisi. Ma non è così. Così come non
c’è una uscita reale dietro l’angolo, che non c’è nessuna nel futuro prossimo perché
è una crisi strutturale del capitalismo, che ha smesso di crescere perché i meccanismi di
accumulazione dei profitti non implicano più una “crescita” Certo i soldi si fanno ancora con le aziende
che producono, ma ancor di più si fanno con la speculazione finanziaria, oltre
che con i servizi che per loro natura dovrebbero essere pubblici, e quindi
gestiti con la prerogativa del semplice
pareggio di bilancio, e non in funzione del profitto. In Italia, e non solo in
Italia, invece, non fa scandalo che si possa trarre profitto speculando sulla
salute, sull’istruzione e via dicendo. Ma tornando alla speculazione
finanziaria, si comprende come essa trova il massimo alimento possibile con la
speculazione sul debito pubblico degli stati. Questo è il cardine del problema,
questo è il motivo per cui Monti non ha nessuna intenzione di portare realmente
lo stato italiano al pareggio di bilancio, e spinge la commedia fino a
organizzare una pseudo sollecitazione popolare a indicare gli sprechi, quasi
non si rendesse conto che egli stesso e i sui ministri sono uno spreco
intollerabile nell’attuale situazione. Non certo perché voglia qui sostenere che uno
stato possa spendere e spandere senza tener conto dei propri bilanci, al
contrario sono convinto che una corretta amministrazione della cosa pubblica
presuppone dei bilanci in ordine. Solo che devono essere i bilanci statali una
funzione della politica e non viceversa, non si fa una politica per il
bilancio. Avere un bilancio in pareggio dovrebbe essere cosa semplice, alla
luce del buon senso di padre di famiglia che amministra un bilancio famigliare.
Si rinunciano ai lussi, alle cose che almeno al momento non sono consentite dai
problemi finanziari. Ma le pensioni sono un diritto acquisito col lavoro, non
un lusso. I lussi sono istituzioni costose e non necessarie, quali circoscrizioni,
provincie e regioni. Smettere con le politiche di privatizzazioni che aumentano
i costi di servizi, che se gestiti onestamente, si potrebbero consentire
risparmi sostanziosi, dovuti appunto ai mancati profitti dei privati che
lucrano su servizi come la sanità e ormai istruzione, e quant’altro, con
necessari aggravi di costi, giovi ripeterlo. In passato era così. Certo i tanti
liberisti fanno notare che la gestione pubblica comportava inefficienze e
sprechi, ma la soluzione consisteva nel sanzionare adeguatamente chi
materialmente si rendeva responsabile di queste pecche, senza ricorrere a
soluzioni che al contrario, non correggevano alcun problema di gestione, anzi
li aggravavano. Qualcuno mi dica l’esito delle privatizzazioni massicce operate negli ultimi decenni, ma
incuranti di ciò se propongono ancora altre. Nel frattempo abbiamo perso un
ruolo nel settore dell’automobile, dove, una volta, eravamo messi benino. Un
lusso cui rinunciare per ogni motivo possibile sono le missioni militari
all’estero dove mantengono focolai di guerra e di tensione senza risolvere
nessuno dei problemi agitati per giustificarli. Certamente si può rinunciare
alla Tav in Val di Susa, alla
sussistente società per l’ormai abbandonato progetto sul ponte di Messina, all’acquisto
di costosissimi aerei da combattimento del tutto inutili, se non per scelte di
aggressione militare. Insomma, comunque
la si pensi, c’ è una crisi socio economica sempre più drammatica. Ma il
governo Monti opera come dicevo prima, il Pd promette fedeltà eterna, mentre la
PdL, più furbescamente, sostiene il governo, ma dando l’impressione di essergli
contro. Basta leggere i giornali di Berlusconi, i discorsi della Lega Lord che
deve essere considerata ancora e sempre una costola esterna della PdL. Ebbene
in tutto questo pare che il problema il guaio sia Grillo e le cose che dice.
Premetto subito che non ho una buona opinione del movimento di Beppe Grillo,
solo che su tantissimi temi ha ragione, poi ogni tanto infila stupidaggini nei
suoi discorsi tuttavia è un
interlocutore interessante che non va demonizzato. Di modo che Grillo rappresenterebbe l’antipolitica,
mentre la Lega Nord sarebbe un pezzo di
questa politica. Questo partito in odore
di ‘ndrangheta al pari del Pdl avrebbe una sua legittimità istituzionale,
mentre Grillo viene additato all’unisono come antipolitica da mettere al bando.
Nessuno si chiede come sia possibile, sulla base di quale curriculum o doti di
fatto, un Belsito sia diventato tesoriere
della Lega consigliere di una azienda come Finmeccanica, sulla base di quale curriculum e di quali
competenze, al di fuori di una considerazione semplice, per cui era un soggetto sacrificabile da
poter dare in pasto ai giudici e ai militanti, oltre che all’opinione pubblica
in generale. Credere davvero che i segretari politici siano all’oscuro dei
problemi finanziari dei propri parti e non solo, è di una ingenuità davvero
insopportabile. Non è dato in natura, che un segretario di partito si
disinteressi delle questioni finanziarie, al contrario, costituiscono priorità
imprescindibili. Tuttavia si ha la sensazione che tutti i parti e lo stesso
Napolitano trovino più gravi le pagliuzze nell’occhio di Grillo che le travi
negli occhi degli altri partiti. Io non credo in Grillo, mi ripeto, perché, al di fuori dell’eloquio
scoppiettante non coglie la gravità della crisi che ci attanaglia, che è una
crisi di sistema, non risolvibile all’interno di queste istituzioni, solo
cambiando il personale politico. Ma la cosa più grave è che la situazione è in
movimento, e quel che verrà probabilmente
peggio di quel che abbiamo. Non è pensabile che l’esperienza Monti lasci
l’assetto politico che ha trovato. Infatti sono già iniziate le grandi manovre,
e ciò che più temo è che le destre, come in parte già avviene, cavalchino la
protesta e il malcontento che loro
hanno causato, e pensare che Berlusconi sia davvero finito è una
illusione che lascio volentieri ad altri. Come non comprendere che è il
principale beneficiario dell’operazione Monti sia proprio lui?. A parte
ciò, l’ostinazione con cui Bersani si rifiuta di prendere atto che la politica
di Monti lascerà un Paese in condizioni ben peggiori di quelle in cui l’ha
lascito Berlusconi, con un debito pubblico più alto e problemi sociali
drammaticamente più gravi, in preda ad una recessione voluta cinicamente. Siamo
insomma su un piano inclinato su cui sarà impossibile risalire. Per questo non
condivido le posizioni di coloro che da sinistra, ritengono la partecipazione
al voto un dogma della democrazia, mentre con tutta evidenza così non più post
che lo sia mai stato. Queste istituzioni ormai non secernano solo
personaggi demenziali. Da Trota padre, a Trota figlio, da Berlusconi alla
Fornero, da Monti a Bersani, da D’ Alema a Rutelli non c’è scampo. La satira produce
evidentemente personaggi di gran lunga migliori, a partire dallo stesso Grillo,
ma anche Crozza, sorelle e fratello Guzzanti, suggeriscono migliori proposte
politiche. Il voto in Italia non è più uno strumento adatto a selezionare una
cd classe dirigente degne di fede. Io non
sono un astensionista “ideologico” , continuo a sostenere Vendola e Sel. Sul
piano personale credo che non ci sia confronto. Vendola è un politico
autentico, e cerca di fare il possibile nelle condizioni date, non ha come
massima ambizione l’arricchimento personale. Dal suo impegno politico ha
ricavato abbastanza legittimamente e
credo che gli basti, non credo che abbia bacchetta magica, e la situazione è
così grave che, sul piano generale, è proprio di bacchette magiche che c’è
bisogno. Certo si vota in diverse parti
d’Europa, e non solo in Francia dove pare che Hollande vinca, e se da queste
elezioni ne uscisse indebolito questo liberismo ideologico e asfissiante,
sarebbe una grande cosa, ma l’Europa ha nel suo seno una questione tedesca,
esito delle conclusioni distorte di due conflitti mondiali che hanno posto
problemi cui gli Usa anno impedito soluzioni confacenti alla realtà dei fatti. Al
termine del primo conflitto hanno imposto penalizzazioni eccessive alla Germania,
che hanno propiziato lo scoppio del
secondo, al termine del quale invece ne
hanno fatto un caposaldo politico e militare del proprio dominio in Europa, il
che ha favorito e aggravato la crisi che stiamo vivendo. L’auspicio è che non
sia necessario un terzo conflitto per risolvere il tutto nella distruzione
della umanità intera, e tuttavia realisticamente, in quella direzione ci si sta
muovendo.
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