domenica 6 maggio 2012

Una crisi che si avvita ulteriormente. Grillo e l’antipolitica.


 Monti continua ad invocare la crescita, si dice perfino disponibile ad una tassa  patrimoniale ma in concreto il governo “tecnico” sembra gettare la maschera, e diventa un governo politico a tutti gli effetti, anche mediatici. Con la richiesta di aiuto a Bondi, Giavazzi, e Amato, figuriamoci, è come se Monti dichiarasse il limite tecnico della sua compagine e poco importa se la cosa entusiasma Massimo Giannini di “la Repubblica”  che parla addirittura di un colpo d’ala di Monti, che così si sottrarrebbe al destino del galleggiamento che contraddistingue i governicchi di basso profilo.  E’  evidente che Monti stia facendo la guardia  al bottino già incassato a favore delle banche con il decreto “salva Italia” e relativa  falcidie delle pensioni, con l’Imu e conseguente saccheggio del ceto medio, affinché i legittimi proprietari non se ne rimpossessano.  Va in onda una discreta messa in scena da cui sembrerebbe che vi sia dissidio tra Monti e la Pdl a me sembra del tutto strumentale. Per verificare la serietà di un dissenso di tal fatta, aspetterei a verificare se Monti sottrae la Rai al controllo di Berlusconi, e la affidasse a Santoro e a Freccero. Allora il contrasto sarebbe credibile, ma sino a quel momento devo pensare che si tratta di una messa in scena finalizzata a ridare una sorta di “verginità”, si fa per dire, allo stesso Berlusconi e alla Lega Nord.  La quale verosimilmente è dietro la stupidaggine dell’imprenditore di Bergamo che, armato più di Rambo, si è introdotto in una sede di Equitalia inscenando una presunta disperazione perché non  voleva pagare il canone Rai. Il dato di fondo è che il governo Monti è insostenibile, non si spreca neppure a dar conto del mancato prelievo sui capitali scudati, quando parla di una ipotetica tassa patrimoniale, che per essere credibile, deve essere severissima e sostitutiva a tutte le altre, e non aggiungersi. I tagli al superfluo si possono fare senza alcun ulteriore sostegno tecnico, invece si faranno a danno di istituzioni già più che provate dai tagli del governo precedente. Credo si impongano due considerazioni a riguardo di questi avvenimenti. Il primo è che c’è una concezione di quel che dovrebbe essere un bilancio di uno stato che è assolutamente prevalente nella cittadinanza comunque orientata politicamente che considera tale  bilancio  un fatto “tecnico” alla stregua di un qualsiasi bilancio aziendale, mentre il bilancio dello stato è un fatto assolutamente politico, e il dato del suo pareggio, almeno tendenziale, dovrebbe essere una costate di qualsiasi amministrazione di qualsivoglia orientamento politico. Invece tutti danno per acquisito che la spesa dello stato sia in sé uno spreco, neppure equivalente a quella  di una azienda qualsiasi, mentre dovrebbe essere evidente, che la spesa pubblica, al netto della corruzione e del malaffare è una spesa necessaria e opportuna, alla cui riduzione può concorrere addirittura un aumento del personale dipendente, perché sono da considerarsi sprechi anche le convenzioni che appaltano servizi all’esterno. Sono servizi, a partire dalla sanità, e ora alla scuola, ai trasporti, alle comunicazioni, visto che ci sono coinvolto in prima persona, anche, alla formazione professionale che avrebbero un costo per lo stato sicuramente minore nella misura del profitto che necessariamente le società private che gestiscono questi servizi devono realizzare. Le privatizzazioni, insomma, sono un capitolo  da collocarsi nella colonna delle uscite del bilancio pubblico, non delle entrate, come si tende a far credere. Per questa via si induce la cittadinanza a valutare come rimedi quelle che invece sono le cause della crisi medesima. Tutto ciò dovrebbe risultare  evidente alla luce del buon senso, ma l’apparato massmediatico induce a nascondere tale evidenza, al contrario cerca di “assorbire”  cinicamente tale crisi spettacolarizzandola, ossia spettacolarizzando i suicidi dei piccoli imprenditori, col risultato di inculcare sempre più la convinzione che il suicidio, ossia la disperazione dei singoli sia l’unica risposta possibile alla crisi. Ma non è così. Così come non c’è una uscita reale dietro l’angolo, che non c’è nessuna nel futuro prossimo perché è una crisi strutturale del capitalismo, che  ha smesso di crescere perché i meccanismi di accumulazione dei profitti non implicano più una “crescita”  Certo i soldi si fanno ancora con le aziende che producono, ma ancor di più si fanno con la speculazione finanziaria, oltre che con i servizi che per loro natura dovrebbero essere pubblici, e quindi gestiti  con la prerogativa del semplice pareggio di bilancio, e non in funzione del profitto. In Italia, e non solo in Italia, invece, non fa scandalo che si possa trarre profitto speculando sulla salute, sull’istruzione e via dicendo. Ma tornando alla speculazione finanziaria, si comprende come essa trova il massimo alimento possibile con la speculazione sul debito pubblico degli stati. Questo è il cardine del problema, questo è il motivo per cui Monti non ha nessuna intenzione di portare realmente lo stato italiano al pareggio di bilancio, e spinge la commedia fino a organizzare una pseudo sollecitazione popolare a indicare gli sprechi, quasi non si rendesse conto che egli stesso e i sui ministri sono uno spreco intollerabile nell’attuale situazione.  Non certo perché voglia qui sostenere che uno stato possa spendere e spandere senza tener conto dei propri bilanci, al contrario sono convinto che una corretta amministrazione della cosa pubblica presuppone dei bilanci in ordine. Solo che devono essere i bilanci statali una funzione della politica e non viceversa, non si fa una politica per il bilancio. Avere un bilancio in pareggio dovrebbe essere cosa semplice, alla luce del buon senso di padre di famiglia che amministra un bilancio famigliare. Si rinunciano ai lussi, alle cose che almeno al momento non sono consentite dai problemi finanziari. Ma le pensioni sono un diritto acquisito col lavoro, non un lusso. I lussi sono istituzioni costose e non necessarie, quali circoscrizioni, provincie e regioni. Smettere con le politiche di privatizzazioni che aumentano i costi di servizi, che se gestiti onestamente, si potrebbero consentire risparmi sostanziosi, dovuti appunto ai mancati profitti dei privati che lucrano su servizi come la sanità e ormai istruzione, e quant’altro, con necessari aggravi di costi, giovi ripeterlo. In passato era così. Certo i tanti liberisti fanno notare che la gestione pubblica comportava inefficienze e sprechi, ma la soluzione consisteva nel sanzionare adeguatamente chi materialmente si rendeva responsabile di queste pecche, senza ricorrere a soluzioni che al contrario, non correggevano alcun problema di gestione, anzi li aggravavano. Qualcuno mi dica l’esito delle privatizzazioni  massicce operate negli ultimi decenni, ma incuranti di ciò se propongono ancora altre. Nel frattempo abbiamo perso un ruolo nel settore dell’automobile, dove, una volta, eravamo messi benino. Un lusso cui rinunciare per ogni motivo possibile sono le missioni militari all’estero dove mantengono focolai di guerra e di tensione senza risolvere nessuno dei problemi agitati per giustificarli. Certamente si può rinunciare alla Tav in Val  di Susa, alla sussistente società per l’ormai abbandonato progetto sul ponte di Messina, all’acquisto di costosissimi aerei da combattimento del tutto inutili, se non per scelte di aggressione militare.  Insomma, comunque la si pensi, c’ è una crisi socio economica sempre più drammatica. Ma il governo Monti opera come dicevo prima, il Pd promette fedeltà eterna, mentre la PdL, più furbescamente, sostiene il governo, ma dando l’impressione di essergli contro. Basta leggere i giornali di Berlusconi, i discorsi della Lega Lord che deve essere considerata ancora e sempre una costola esterna della PdL. Ebbene in tutto questo pare che il problema il guaio sia Grillo e le cose che dice. Premetto subito che non ho una buona opinione del movimento di Beppe Grillo, solo che su tantissimi temi ha ragione, poi ogni tanto infila stupidaggini nei suoi discorsi  tuttavia è un interlocutore interessante che non va demonizzato.  Di modo che Grillo rappresenterebbe l’antipolitica, mentre la Lega  Nord sarebbe un pezzo di questa politica.  Questo partito in odore di ‘ndrangheta al pari del Pdl avrebbe una sua legittimità istituzionale, mentre Grillo viene additato all’unisono come antipolitica da mettere al bando. Nessuno si chiede come sia possibile, sulla base di quale curriculum o doti di fatto, un Belsito sia diventato tesoriere  della Lega consigliere di una azienda come Finmeccanica,  sulla base di quale curriculum e di quali competenze, al di fuori di una considerazione semplice,   per cui era un soggetto sacrificabile da poter dare in pasto ai giudici e ai militanti, oltre che all’opinione pubblica in generale. Credere davvero che i segretari politici siano all’oscuro dei problemi finanziari dei propri parti e non solo, è di una ingenuità davvero insopportabile. Non è dato in natura, che un segretario di partito si disinteressi delle questioni finanziarie, al contrario, costituiscono priorità imprescindibili. Tuttavia si ha la sensazione che tutti i parti e lo stesso Napolitano trovino più gravi le pagliuzze nell’occhio di Grillo che le travi negli occhi degli altri partiti. Io non credo in Grillo,  mi ripeto, perché, al di fuori dell’eloquio scoppiettante non coglie la gravità della crisi che ci attanaglia, che è una crisi di sistema, non risolvibile all’interno di queste istituzioni, solo cambiando il personale politico. Ma la cosa più grave è che la situazione è in movimento, e quel  che verrà probabilmente peggio di quel che abbiamo. Non è pensabile che l’esperienza Monti lasci l’assetto politico che ha trovato. Infatti sono già iniziate le grandi manovre, e ciò che più temo è che le destre, come in parte già avviene, cavalchino la protesta e il malcontento che loro   hanno causato, e pensare che Berlusconi sia davvero finito è una illusione che lascio volentieri ad altri. Come non comprendere che è il principale beneficiario dell’operazione Monti sia proprio lui?.   A parte ciò, l’ostinazione con cui Bersani si rifiuta di prendere atto che la politica di Monti lascerà un Paese in condizioni ben peggiori di quelle in cui l’ha lascito Berlusconi, con un debito pubblico più alto e problemi sociali drammaticamente più gravi, in preda ad una recessione voluta cinicamente. Siamo insomma su un piano inclinato su cui sarà impossibile risalire. Per questo non condivido le posizioni di coloro che da sinistra, ritengono la partecipazione al voto un dogma della democrazia, mentre con tutta evidenza così non più post che lo sia mai stato.   Queste istituzioni ormai non secernano solo personaggi demenziali. Da Trota padre, a Trota figlio, da Berlusconi alla Fornero, da Monti a Bersani, da D’ Alema a Rutelli  non c’è scampo. La satira produce evidentemente personaggi di gran lunga migliori, a partire dallo stesso Grillo, ma anche Crozza, sorelle e fratello Guzzanti, suggeriscono migliori proposte politiche. Il voto in Italia non è più uno strumento adatto a selezionare una cd classe dirigente  degne di fede. Io non sono un astensionista “ideologico” , continuo a sostenere Vendola e Sel. Sul piano personale credo che non ci sia confronto. Vendola è un politico autentico, e cerca di fare il possibile nelle condizioni date, non ha come massima ambizione l’arricchimento personale. Dal suo impegno politico ha ricavato abbastanza  legittimamente e credo che gli basti, non credo che abbia bacchetta magica, e la situazione è così grave che, sul piano generale, è proprio di bacchette magiche che c’è bisogno.  Certo si vota in diverse parti d’Europa, e non solo in Francia dove pare che Hollande vinca, e se da queste elezioni ne uscisse indebolito questo liberismo ideologico e asfissiante, sarebbe una grande cosa, ma l’Europa ha nel suo seno una questione tedesca, esito delle conclusioni distorte di due conflitti mondiali che hanno posto problemi cui gli Usa anno impedito  soluzioni confacenti alla realtà dei fatti. Al termine del primo conflitto hanno imposto penalizzazioni eccessive alla Germania, che  hanno propiziato lo scoppio del secondo, al termine del quale  invece ne hanno fatto un caposaldo politico e militare del proprio dominio in Europa, il che ha favorito e aggravato la crisi che stiamo vivendo. L’auspicio è che non sia necessario un terzo conflitto per risolvere il tutto nella distruzione della umanità intera, e tuttavia realisticamente, in quella direzione ci si sta muovendo.          

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