domenica 10 aprile 2011

La crisi della sinistra italiana, la crisi americana, e l'attualità.

Ieri a “Che tempo che fa”  ho visto l’intervista di Fazio a Gino Strada e mi sono consolato un po’. Sentire qualcuno che esprime pensieri coerenti, che non fanno una grinza è una grande consolazione di questi tempi. Soprattutto per chi, come me, ha seguito il dibattito sui fatti di Libia all’interno della sinistra.  Ho sentito parlare da compagni importanti, di “primavera araba”  e di condivisione dei bombardamenti occidentali sulla Libia. Col passare dei giorni, si apprende che la Nato bombarda tutti, buoni e cattivi, anche i civili che in teoria dovrebbe difendere. Non mettere questi fatti nella più ovvia delle previsioni è da stupidi, con tutte le conseguenze del caso, in termini disagio, a dir poco, delle popolazioni di Libia, che ora sono in una situazione di stallo, con la conseguenza  ormai assai probabile, di cronicizzare questa situazione, in modo che non vi sia più uno stato libico. E’ già successo in Iraq, in Iugoslavia prima ancora, insomma, il motivo conduttore degli interventi militari  dell’occidente, è con ogni evidenza, quello di disgregare, frantumare, devastare, inibire insomma qualsiasi possibilità di sviluppo economico e sociale in tutte le zone nevralgiche del mondo, ossia in tutte le zone in cui questo è materialmente possibile. Credo questa sia la storia sotto gli occhi di tutti. A questo punto porrei una domanda a tutti quei compagni alla Rossanda;  porrei il quesito del perché delle posizioni filo interventiste della sinistra. Ma è mai possibile credere davvero che un governo come il nostro, con ministri come La Russa, per tacere di tutti gli altri, siano sensibili ai temi della democrazia? Un paese come il nostro che tratta gli immigrati dell’africa come li trattiamo noi, sarebbe in grado di muovere gli aerei da bombardamento per “difendere i civili”? Francamente dubiterei della sanità mentale o della onestà intellettuale di quanti, proclamandosi cittadini democratici e di sinistra anche, pensino seriamente queste cose. Perfino Dario Fo. Questa tristissima vicenda, a me apre uno squarcio ulteriore sulla realtà socio politica italiana. Esiste davvero una sinistra diffusa in Italia. Tra il materiale che vado raccogliendo mi è capitato di prendere uno scritto in inglese. Non l’ho mai tradotto perché non so l’inglese, ma il titolo è eloquente : l’autore sarebbe tale Perry Anderson  e il titolo “An Invertebrate Left (London Review of Books, 12.03.2009) . Il titolo credo significhi “ sinistra invertebrata”. Insomma una parte della sinistra italiana, pur dichiarandosi tale, non lo è o non lo è con la coerenza sufficiente a creare nel paese una linea di demarcazione politica netta tra chi è democratico e dio sinistra e chi non lo è. E non parlo di comunismo. Infatti, non ha caso tanta parte della sinistra italiana è anticomunista. Una volta c’era in Italia una area di democrazia che non fosse anticomunista, ora invece quest’area è praticamente scomparsa. C’era pere esempio, quello che si chiamava il partito d’azione. Oggi, invece. in ogni cosa che succede,  tanta parte della sinistra di oggi, vede solo muri berlinesi che cadono, e non volendosi trovare nelle macerie inneggiano alla democrazia “made in Usa, “ l’unica forma di democrazia che conoscono. E non ci sono argomenti che tengano, né evidenze di fatti di fronte alle quali prendere atto dell’inconsistenza delle loro posizioni.  Loro sicuri, e in qualche caso anche spocchiosi e arroganti, tirano per la loro strada, con la mente come traumatizzata, incapaci di cogliere una realtà diversa da quel sogno, che tale non era, non lo è mai stato, e che ora più che mai si rivela l’incubo al risveglio di tanti nel mondo. E’ il sogno americano, che rende impotente ed estremamente minoritaria la sinistra italiana, non solo di fronte alla crisi libica ma anche e soprattutto alla crisi italiana, le cui dimensioni sociali, questa sinistra non riesce a cogliere, altrimenti, se vi fosse consapevolezza della nostra situazione, a nessuno verrebbe in mente di pensare che siamo in grado di aiutare  le democrazie altrui. L’unico presupposto reale di queste missioni  di guerra, (smettiamo una volta per tutte di giocare con le parole) è che non vi siano tra i bersagli, forze in grado di difendersi abbattendo gli aerei, si rinuncia perfino al controllo del territorio, perché è evidente che gli Usa hanno rinunciato ad avere anche regimi subalterni, in quello che era “il terzo mondo” perché non si fidano più di nessuno, e perché questi “amici” costano, e col tempo si fanno sempre più esigenti e ricattano, per l’evidente debolezza degli antichi (ormai ) padroni del mondo. In estremo oriente si sta trasferendo a ritmi crescenti l’egemonia economica e conseguentemente politica del mondo. Ormai vanno ridefinite le antiche denominazioni e divisioni tra paesi sviluppati e paesi sottosviluppati. Lo sviluppo capitalistico ha preso altre strade, solo i nostri compagnucci  non se ne accorgono, eppure basta aprire un qualsiasi giornale di informazione che dia tra le altre cose, anche le notizie.

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