domenica 17 aprile 2011

L’intervento di Asor Rosa sul Manifesto del 13.04.2011.


Ha suscitato un grande scalpore, compresi commenti indignati e liquidatori, in ambienti di sinistra, l’articolo su “Il Manifesto” dal titolo “Non c’è più tempo” di Asor Rosa. Sono già intervenuto su FB senza aver letto l’articolo incriminato, e quindi mi sono procurato di leggerlo. Trovo le alzate di scudi che vi sono state oltremodo stucchevoli. Forse perché le critiche ad  Asor Rosa provengono, grosso modo dallo stesso ambiente, che si è pronunciato a favore dell’intervento occidentale in Libia. Ora credo che tra i due problemi ci sia una interconnessione stretta. Nei post precedenti ho già cercato di argomentare in questo senso, e il dibattito su Asor Rosa lo conferma appieno. Insomma Asor Rosa dice in modo conseguente ciò che moltissimi dicono. L’Italia con Berlusconi è in autentica emergenza democratica, e conseguentemente Asor Rosa argomenta: “Chi avrebbe avuto qualcosa da dire sul piano storico e politico se Vittorio Emanuele III, nell'autunno del 1922, avesse schierato l'Armata a impedire la marcia su Roma delle milizie fasciste; o se Hinderburg nel gennaio 1933 avesse continuato ostinatamente a negare, come aveva fatto in precedenza, il cancellierato a Adolf Hitler, chiedendo alla Reichswehr di far rispettare la sua decisione?”  Questa domanda retorica la pone dopo aver argomentato sulla assoluta serietà della emergenza democratica in Italia. Ora non passa giorno che la cronaca non confermi simili analisi. Giustamente in situazioni di emergenza la democrazia deve e può difendersi e per questo che conclude in modo conseguente, “Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l'autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall'alto, instaura quello che io definirei un normale «stato d'emergenza», si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d'interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l'Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale.
Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole. Le ultime occasioni per evitare che la storia si ripeta stanno rapidamente sfumando. Se non saranno colte, la storia si ripeterà. E se si ripeterà, non ci resterà che dolercene. Ma in questo genere di cose, ci se ne può dolere, solo quando ormai è diventato inutile farlo. Dio non voglia che, quando fra due o tre anni lo sapremo con definitiva certezza (insomma: l'Italia del '24, la Germania del febbraio '33), non ci resti che dolercene.”
 Per carità so bene che non avverrà niente di tutto ciò tanto più che moltissimi “compagni” che inneggiano alla costituzione ogni giorno o quasi, griderebbero al “golpe”, peccato che non voglio no comprendere che il golpe è già in atto da tempo. Viene da lontano, e non si sono voluti vedere neppure i prodomi, non si sono voluti vedere le logiche politiche sottostanti la stagione stagista dal ’69, la questione di Moro e del cd “brigatismo”.  Berlusconi, è la evidente applicazione del programma della loggia P2 , chiaramente coinvolta pure nella uccisione di  Moro. Questo governo non è legittimo perché è incostituzionale la legge elettorale che lo ha prodotto, perché incostituzionale il premio di maggioranza, che inficia il diritto dei cittadini elettori ad eleggere uno per uno i propri rappresentanti. Cosicché vi sono parlamentari che siedono in parlamento senza che nessuno li abbia eletti, ma per effetto di un meccanismo legislativo perverso. Così come è stata forzata la legge che non consentiva a Berlusconi di essere eletto. per effetto del suo macroscopico conflitto di interesse.   Se il presidente della repubblica operasse nel senso descritto da Asor Rosa farebbe né più e né meno che il suo dovere costituzionale. Dov’è lo scandalo? Và da se poi che il consenso a questo governo sulla politica estera e all’intervento in Libia, ad esempio, (poco importa che i nostri bombardieri non gettino materialmente le bombe)  legittima in toto il governo, ragion per cui le proteste contro questo o quel provvedimento suonano retorica poco credibile.

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