venerdì 18 febbraio 2011

Democrazia, unità d’Italia, indipendenza


In questi giorni si discute molto della ricorrenza dei 150 anni dell’unità di Italia. Se ne discute perfino al festival di San Remo, grazie a Benigni, che è un grande uomo di spettacolo, forse tra i più grandi in assoluto per la capacità di trattare argomenti complessi entro i canoni dello spettacolo, senza banalizzazioni sminuenti. Si discute anche del  ritorno nel PDL di personaggi recentemente fuoriusciti per entrare in FLI. Si discute ancora del caso “Ruby” al secolo El Mahroug Karima, caso che sta arrecando danni davvero irreversibili al nostro sistema parlamentare, e ciò non solo per i tentativi di Berlusconi di sottrassi a qualsiasi controllo di legalità me perché, per la prima volta, è emerso la totale dimensione proprietaria della maggioranza del parlamento della repubblica, e di conseguenza dell’intera istituzione, per aver sostenuto che Berlusconi sia intervenuto per telefono sulla questura di Milano all’unico scopo di evitare una crisi diplomatica tra Italia ed Egitto. A parte,  ancora una volta, l’emergere di una concezione proprietaria dello stato, per cui si tratta di una colossale ed evidente bufala da non potersi prendere in nessuna considerazione. Invece è questa la posizione del Parlamento italiano.  Quel che emerge è la totale assenza di senso dello stato, ad ogni livello, per cui non viene  neppure percepita nella sostanziale totalità del Paese, l’enormità della questione. Ora vien da riflettere sul fatto se ci sia o meno un rapporto tra tutto ciò, e i festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità di Italia. Credo si debba convenire che tra le due questioni vi sia un nesso evidente, perché in Italia non c’è senso dello stato perché nessuna generazione ha sperimentato positivamente la struttura dello stato in Italia. Infatti l’unità di Italia ha un peccato originario che la marchia indelebilmente, perché essa è stata realizzata a vantaggio del Nord e a spese delle regioni meridionali, che hanno pagato un prezzo di sangue, ma anche  economico,  altissimi alla suddetta unità. Né l’esperienza del fascismo con i successivi sviluppi di grande criminalità può aver fatto cambiare idea alle popolazioni sui vantaggi di appartenere all’Italia unita. Durante la cd prima repubblica la questione era attenuata e mascherata dalla funzione dei grandi partiti di massa che soddisfavano il bisogno di appartenenza, e mediavano con il funzionamento dello Stato. Quei partiti sono scomparsi e sostituiti da partiti proprietà di leader. Il Pd sembrerebbe l’eccezione ma se lo è riesce a confermare la regola. Il Pd, è una partito finto, in quanto partito, è una confederazione di gruppi e potentati con a  base i governi locali, senza nessuna identità né programmatica né ideale. Incorpora in sé i difetti di un federalismo all’italiana. Inoltre risulta sempre più difficile sottrarsi al sospetto che una parte di questi potentati siano del tutto collegati a Berlusconi e svolgano attività esterna al PDL solo per “coprire le spalle” per fare in modo che nulla intralci il percorso di Berlusconi. Basti solo pensare al prodigarsi per l’inefficacia prima e per la successiva vacanza poi, di una vera legge sul conflitto di interesse. Solo una improponibile supponenza di ingenuità a favore dei vari D’Alema, Veltroni, Rutelli e via discorrendo, compresi i Bertinotti, i Pecoraro Scanio e così via, può indurre a credere che la mancata regolamentazione di un così devastante conflitto di interessi fosse casuale. Né è un caso che oggi sempre lo stesso gruppo dirigente, sostanzialmente, non vuole la candidatura della Bindi . Ecco perché credo che il pur grande Benigni abbia fatto retorica sul palco di Sanremo. Del resto, a voler essere coerenti, la Lega non avrebbe titolo a governare una Italia che non vuole unita. Queste sono le grandi e manifeste contraddizioni dell’Italia Unita. A tutto ciò si deve aggiungere la questione dell’indipendenza. Che senso della sovranità dello stato può esservi nell’ ospitare basi militari sul proprio territorio poste al di fuori della propria sovranità? E accanto a ciò, la partecipazione attiva e sostanziale, a tutti  conflitti che accesi dagli stati Uniti in ogni parte del mondo?. E nel consegnare agli Usa una industria di automobili come la Fiat, nata e cresciuta grazie ai soldi pubblici e al sudore di generazioni di operai, o contadini divenuti operai e consentire l’applicazione dei residui stabilimenti italiani le norme del diritto americano?. Leggo sul giornale “La Repubblica” di oggi 18.02.2011 virgolettato a sua volta  Berlusconi danneggia l’Italia, ma ci è utile e va aiutato: Obama deve salvarlo al G8 dell’Aquila.  Questa frase viene riportata come contenuto di documenti raccolti da WikiLeaks, e pronunciati dall’ ambasciatore americano dell’Epoca in Italia. Concludeva uno spot pubblicitario  di Renzo Arbore: “Riflettete gente, riflettete.”   

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