domenica 6 febbraio 2011

MicreoMega 1/2011


Tra le riviste italiane più meritorie di questi tempi bisogna annoverare sicuramente MicroMega. Ha il grande merito di coniugare battaglia politica e rigore teoretico.  Dopo di che ho dei distinguo legati al fatto che MicroMega non è una rivista che si  inspiri al materialismo storico, che ritengo il più avanzato dei corpi teorici mai prodotto dal pensiero umano sino ad oggi. Ciò fa in modo che il pur apprezzabilissimo lavoro di Flores D’Arcais mi stimoli delle osservazioni critiche. La sua battaglia sul laicismo invece mi trova d’accordo senza riserve. Tanto premesso nel primo numero dell’anno  in corso di questa pregevole rivista vi è una critica al “berlusconismo” scandita egregiamente, e che contiene tra l’altro anche un intervento di Annamaria Rivera, che fu  tra le mie maestre di pensiero ai tempi della militanza nel Circolo Lenin di Puglia, esperienza che rivive, almeno nel ricordo e nella rivendicazione dell’esperienza, nonché nella ricostruzione dei rapporti umani, in Puglia Ribelle.  Il saggio introduttivo del numero menzionato si intitola appunto “Fascismo e berlusconismo” dello stesso direttore della rivista, il già citato Flores d’Arcais. “L’Italia di Berlusconi non è il fascismo”  Questa affermazione è l’esordio e la sintesi non certo esaustiva dell’intervento. Il saggio prosegue con un confronto pedissequo, tra il regime fascista e l’attuale regime berlusconiano, evidenziando somiglianze e differenze . " Il fascismo è stato essenzialmente violenza” Così prosegue il saggio evidenziando le differenze all’interno di un quadro non certamente apologetico, al contrario, improntato ad una  critica  radicale e determinata  del berlusconismo, ma evidenziando  le differenze col ventennio mussoliniano. Di seguito rievoca il percorso di violenza a danno degli oppositori, nonché la vocazione totalizzante del sistema mussoliniano, che attraverso le sue organizzazioni programmava la vita degli italiani in tutti i suoi momenti. “In sostanza non c’è momento o aspetto della giornata che si sottragga alla costrizione  etico politica del regime, il cui ideale è la fascistazione dell’esistenza”.   “Ma niente di tutto questo succede nel regime berlusconiano,” dice  Flores D’Arcais,  la differenza tra  l’obbedienza e il consenso ottenuti attraverso la manipolazione mediatica resta essenziale, soprattutto per chi la subisce, a dispetto di troppa ideologia francofortese e postmoderna che tende a vanificarla nell’astratta categoria del dominio.  ( sott. mia) Eppure è qui che casca l’asino, per così dire.  D’Arcais sembra consapevole dell’ importanza del punto, e tuttavia vi accenna soltanto, senza dilungarsi e senza argomentare compiutamente come pure il tema della comunicazione massmediatica  imporrebbe, non solo in termini di capacità manipolatorie sotto il profilo del consenso politico, tema su cui  invece si dilunga nel prosieguo con dovizia di dettagli, ma anche in termini di capacità di elaborazione del pensiero degli individui, a prescindere dai temi politici ma su ogni tema esistenziale. Insomma la manipolazione massmediatica è assai più efficace  e penetrante dell’olio di ricino, è assai meno selettiva, e produce effetti nell’economia nei costumi in misura di gran lunga maggiore di tutti gli strumenti messi in atto dal fascismo. Per chi subisce questi effetti la differenza non è sicuramente in positivo per i cittadini di oggi. Infatti il fascismo risultava di per sé prevaricatore e violento mentre il “berlusconismo” appare come un prodotto “naturale” della società italiana, in realtà italiana mentre a ben vedere come, ho tentato di argomentare in altri post di questo blog, è il frutto di un percorso ancora più violento del fascismo. Sarà un caso ma Berlusconi è associato perfino a vicende stragiste, altro che olio di ricino. Comunque la mia tesi di fondo è che il fascismo e il berlusconismo  non sono comparabili per sovrapposizione. Sarebbe più corretto affermare che il berlusconismo è una sintesi tra il periodo liberale postunitario e prefascista e il fascismo stesso. Credo siano ravvisabili elementi dei due periodi. Identico, per quanto possibile, il pluralismo tollerato con la tradizione liberale, così come la politica sociale e i rapporti col mondo del lavoro. Per quanto riguarda il welfare,  invece e le politiche di sviluppo economico credo  che vi sia un saldo positivo a favore del fascismo. Questi infatti tentò una industrializzazione del paese con l’intervento diretto in economia con l’Iri, mentre il berlusconismo sta deindustrializzando. Lo stesso dicasi per la scuola. Gentile fu un intellettuale di spessore, giustamente giustiziato per le sue corresponsabilità nei crimini del fascismo, e tuttavia il confronto, sotto il profilo “meritocratico” con i ministri di oggi è a suo favore. Della serie  “Gelmini docet”  Ne mette conto, a parer mio, che le politiche del berlusconismo sono, come dice giustamente D’Arcais, simili a molti paesi dell’Occidente. Infatti è questo l’elemento che colloca il fascismo e il berlusconismo su piani sostanzialmente diversi  in modo che non è possibile il confronto senza tenerne conto. Il fascismo fu un fenomeno circoscrivibile alla situazione italiana, almeno in sede di analisi, mentre il berlusconismo è solo una manifestazione alterata del liberismo anglosassone, il tentativo cioè grottesco e ciarlatano di “americanizzare” l’Italia per renderla di fatto il 51°  stato della confederazione statunitense, con il corredo razzistico di questa grande potenza. Anche se su questi temi vi sono interventi specifici su questo stesso numero della rivista, qui prendo in esame solo il saggio introduttivo.  Insomma D’Arcais, in sintesi, compie una analisi comparata tra fascismo e berlusconismo, come se operasse una sovrapposizione meccanica tra i due fenomeni, e sottolinea le mancate coincidenze pur accumulandoli all’interno di una  giudizio  politico e morale assai intransigente.  Inoltre afferma più avanti “Sia chiaro, qui stiamo trascurando del tutto la sua politica economica e sociale, la crescita esponenziale della disuguaglianza, la devastazione del welfare, la polarizzazione della ricchezza, perché sono fenomeni che stanno insidiando e logorando tutte le democrazie d’Occidente . Qui ci occupiamo solo dell’aspetto liberale delle democrazie moderne, nei tratti che dovrebbero essere irrinunciabili sia per le destre che per le sinistre. ”       Ecco il busillis, dal mio punto di vista. Non credo sia produttivo un confronto tra due epoche storiche che procede sorvolando su questioni, che a mio parere, sono assolutamente centrali. Ecco perché il confronto operato da D’ Arcais è, per me, privo di sostanza, infatti i due fenomeni non sono sovrapponibili, proprio perché  il fascismo, come pure si sottolinea  nel saggio, ha una sua organicità che manca al berlusconismo, solo che non ne trae le conseguenze. Il fascismo fu un tentativo effettivo di modernizzare    il sistema Italia, sia pure in una prospettiva assai reazionaria, ma di modernizzazione si trattò. Il fascismo cercò di dotare l’ Italia di uno stato, sia pure inteso eghelianamente, mentre il berlusconismo demolisce pezzo per pezzo lo stato italiano.  La questione dello stato e la sua deriva postmoderna, è  il vero tema di fondo su cui è possibile una comparazione tra fascismo e berlusconismo, senza di che l’operazione diventa vana e inconcludente.

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