martedì 22 febbraio 2011

MicreoMega 1/2011. Continua.


Quando si fanno paragoni tra il fascismo e i regimi che sono succeduti, si compiono degli errori. Credo che uno di questi errori l’abbia commesso, il pur validissimo Flores D’Arcais, consistente nel confronto con il metodo della sovrapposizione meccanica, per verificare poi coincidenze e dissonanze. Ciò ha il limite, a mio modestissimo parere, di decontestualizzare i due fenomeni presi in esame, col rischio, quello che poi credo si sia verificato di rendere inconcludente la comparazione o giungere a conclusioni fuorvianti.  In realtà se si considerano i contesti storici relativi e il diverso sviluppo della tecnologia e della comunicazione massmediatica, una serie di elementi di confronto perdono di significato. Il diverso uso della coercizione fisica, che D’Arcais raffrontava tra fascismo è berlusconismo, è ormai del tutto fuorviante, perché non implica necessariamente una più spiccata sensibilità umana di Berlusconi rispetto a Mussolini. Al contrario, il cinismo di Berlusconi e la sua spregiudicatezza sono perfino superiori, come stanno a dimostrare i contatti, le vicinanze o altro con la mafia peggiore. Ma a parte questo, và detto che le due figure non sono  granché raffrontabili perché sono figure profondamente diverse. Mussolini aveva una centralità reale nel sistema fascista, che ruotava essenzialmente intorno alla sua figura e agli interessi degli industriali e del patronato agrario che lo sostenevano. Berlusconi non ha la stessa centralità nel regime che, impropriamente, attribuendogli più capacità e potere personale di quanto non ne abbia, prende il suo nome. Intanto gli interessi che lo sostengono sono in effetti interessi criminali. Ne fa fede la composizione e le vicende delle figure che lo circondano, che hanno un ruolo mediaticamente meno rilevante, ma in concreto non è ben chiaro il loro ruolo. Da  Marcello Dell’Utri, a Cosentino, per non parlare del dato per cui, mentre il fascismo si reggeva su un partito unico,  l’attuale regime ha più stampelle. Ma il problema principale è la televisione, che è un mezzo di condizionamento del pensiero assai più efficace dell’olio di ricino, e lo rende in buona sostanza, superfluo. Il discorso è assai complesso ma il problema è complesso e centrale, ma neppure a sinistra se ne dibatte a sufficienza, perché prevale una accettazione fatalistica dello sviluppo “naturale” della tecnologia applicata ai mezzi di comunicazione  di massa, e come tale non criticabile in concreto. E così come ho cercato di argomentare nei post precedenti, la lega di Bossi ha un ruolo preminente nell’elaborazione delle linee di governo, che, altro fatto notevole, non ha in testa la creazione di un nuovo e inedito regime a carattere nazionalistico, così come avvenne per il fascismo,   ma al  contrario di  “americanizzare” l’Italia.  Succede così paradossalmente che, perfino sotto il profilo del welfare e delle politiche industriali, e soprattutto per ciò che riguarda la “pubblica istruzione ” le politiche di quello che impropriamente, secondo me, viene chiamato, berlusconismo,   hanno carattere recessivo rispetto a quello del fascismo. Pefino nei rapporti con il Vaticano le cose vanno peggio. Durante il fascismo, i vescovi non avevano alcun potere di nomina di docenti della scuola pubblica, così come avviene oggi, anche se per effetto di una politica “bipartisan” . Ma questa considerazione non è consolante. L’unico terreno di confronto possibile, ritengo va per temi. Il tema della concezione dello stato è un raffronto possibile, ma pur tra due concezioni di fatto aberranti dello stato per le concrete conseguenze che ne derivano, il fascismo di Mussolini è addirittura meno esiziale, di quello predominante oggi tra il ceto politico dominante. Anche qui il riferimento a Berlusconi è complicato, perché questo cd presidente del consiglio, non ha nessuna concezione dello stato se non come sua proprietà personale. Onestamente nemmeno Mussolini arrivava a tanto. Oggi prevale la concezione dello stato “piano”  liberista che per le sue conseguenze sociali è del tutto equivalente se non peggiore dello stato “forte” , di mussoliniana memoria. Anche il profilo “imperiale” tra i due sistemi è possibile. Con un uso combinato tra forza militare, uso condizionante dei mezzi di comunicazione di massa, e penetrazione economica, l’Albania e la Libia all’alba del XXI sec. sono più “italiane” di quanto non lo fossero all’alba del XX. E gli sconvolgimenti del Nord Africa, meritano sicuramente una riflessione specifica.    

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