giovedì 10 marzo 2011

La Libia, il Nordafrica e gli scherzi della storia.


Man mano che passano i giorni, col susseguirsi di notizie anche contrastanti tra loro, ma anche e soprattutto per il succedersi degli eventi, è possibile maturare convinzioni più solide e documentare sulla natura di quegli avvenimenti. Intanto credo che vada fatta una distinzione tra le situazioni createsi nei vari paesi, e la prima che salta agli occhi, è come al solito una diversa piega degli avvenimenti a seconda dei giacimenti petroliferi del sottosuolo.  Questa considerazione mette già in primo piano gli eventi libici, che stanno assumendo una importanza prioritaria proprio per effetto della sua ricchezza petrolifera, connessa con una grande estensione territoriale rispetto ai numeri della popolazione. A proposito della Libia vale la pena di leggersi il fondo del “Corriere della Sera “ di oggi 10.03.2011 firmato da Franco Venturini. “L’agghiacciante risata di Gheddafi echeggia ancora negli incubi di Barack Obama” cosi inizia l’art. e prosegue con un virgolettato di Gheddafi sulla sua capacità di resistere perché è amato dal popolo. Poi continua ed il senso di tutto l’articolo risiede nella constatazione del fatto che gli Usa in testa e tutto  l’Occidente si troverebbe in un imbarazzo di grandi dimensioni se non riuscisse a disarcionare Gheddafi, atteso che all’interno è più forte di quanto non si supponesse, e che sono impraticabili gli strumenti solitamente usati in queste situazioni. Non è disponibile, l’Onu per sanzioni a causa del veto di Russia e Cina, e gli interventi militari risultano di difficile esecuzione a causa dei precedenti Iraq e Afganistan oltre all’opposizione di Turchia e Iran, e alle perplessità di paesi come la Francia e così via. In somma si è in un vicolo cieco, ossia l’Occidente è in un vicolo cieco. Dal mio punto di vista questo è il significato più vero e profondo degli avvenimenti libici e del Nordafrica in genere, che l’articolo coglie senza volerlo, e che faccio mio in ottica rovesciata.  Nel mondo globalizzato c’è una crisi di “assestamento” per un passaggio di testimone del comando. Non è la prima volta che accade, è accaduto a ridosso delle due guerre mondiali quando il primato economico mondiale  e quindi politico passò dal Regno Unito agli Usa. Solo che ora sono gli Usa a dover cedere il passo alla Cina, che detiene il controllo dell’immenso debito pubblico Usa, causato, per buona parte, dalle dissennate politiche liberiste di Reagan e proseguite dalla dinastia Bush, che né Clinton né Obama sono riusciti né riescono a invertire e rimediare per quanta buona volontà possano impiegare.  Ecco cos’è il caso della Libia, una “ciambella senza buco”, un tentativo di riconquistare un territorio che già faceva affari con l’occidente, ma li faceva con l’Europa e con l’Italia in modo particolare, e questo per gli usa i Usa non è buono, perché devono rastrellare tutto il potere e il controllo energetico che possono, perché i tempi sono duri.   Il sogno americano è cessato, credo per sempre. Temo che ora incominci l’incubo con buona pace di coloro che anche e soprattutto a sinistra vedono nella  democrazia liberale, un modello di riferimento cui tenderebbero ad uniformarsi, perfino, anche le masse dei paesi  del Nordafrica.  A scanso di equivoci, non faccio il tifoso. Ho smesso da decenni di fare il filocinese e non ho intenzione alcuna di riprendere adesso, me ne guardo bene, tuttavia bisogna prendere atto che i cinesi si sono adeguati velocemente ai modi di produzione capitalistici, opportunamente modificati, per ciò che attiene alla configurazione giuridica del sistema; ossia, con un decisionismo di fondo nelle mani di un partito-stato e non di singole imprese. Per questa via sono cresciuti, secondo i parametri propri del capitalismo, a ritmi esponenziali, ed ora di fatto controllano il debito pubblico Usa, che in passato hanno dominato il mondo. E lo hanno dominato proprio grazie al controllo del debito pubblico dei paesi del terzo mondo, curando che non si eliminasse mai. Ora  lo stesso  meccanismo si ritorce contro di loro, e questi sono gli scherzi della Storia.     
Ps Apprendo sullo sviluppo del dibattito all’interno della sinistra e dei suoi giornali , e dico subito che non mi appassiona. Non credo che il problema sia schierarsi, ma capire. E se non capisco bene non mi schiero. Non faccio il “tifo” né per Gheddafi né per gli insorti, (altro discorso è la Tunisia e l’Egitto, e manterrò il giudizio a prescindere dagli esiti futuri di queste rivolte.) almeno che non riesca a comprendere cosa ci fanno i reparti del SAS (truppe speciali inglesi) sul terreno libico. Il principio che voglio tener fermo è l’autodeterminazione dei popoli. Se il popolo libico vuole liberarsi di Gheddafi ha tutte le ragioni per farlo, se se ne vuol liberare Obama è tutta un’altra storia. Non a caso trovo più istruttiva la lettura dei giornali “borghesi” che quelli di “sinistra”. Questi ultimi sono tropo autoreferenziali, e vi si scrive a beneficio di cerchie ristrette di militanti. In definitiva sono inutili dal mio punto di vista, consolato dal fatto che Gramsci, al tempo della nascita dell’Unità si preoccupò proprio di evitare di fare un giornale per soli comunisti, sarebbe stato un fallimento.             

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