giovedì 17 marzo 2011

Unità d’Italia, 17 marzo o 20 settembre ? Una grande presa in giro.


Oggi si festeggiano 150 anni di unità d’Italia. Ora bisogna essere onesti, e in più consentirmi dell’autobiografia,  fatto sempre antipatico. Non sono un docente  e tutto quello che studio rientra nella mia passione  per la politica e la conoscenza in genere ma soprattutto per le cd scienze umane. Ora devo confessare  che ho seguito con distrazione per i dettagli  tutta la vicenda connessa alla decisione di proclamare il 17  marzo come festa nazionale. Ma in realtà a me i conti non mi tornavano. Non mi occupo delle date concernenti il risorgimento italiano da quando ero studente di scuola media. Certo poi mi sono occupato di tutte le questioni in sede critica della vicenda ma di date non me ne sono più occupato. E non me ne sarei occupato se non fosse che volevo prepararmi questo post. Dopo di che qualche ricerca ha contribuito al risveglio di memoria. Quando andavo a scuola la data simbolo annessa all’unità d’Italia era il 20 settembre e non il 17 marzo. Perché ? E’ molto semplice, il 17 marzo 1861 l’Italia era si un regno unitario ma non è l’Italia Unita, quella dei tanto proclamati eroi Garibaldi, Mazzini e perfino Cavour e Vittorio Emanuele II. I protagonisti del risorgimento non ritennero conclusa l’unità d’Italia il 1861 perché mancava un “piccolo”  ( si fa per dire) particolare. Mancavano Roma e Venezia.  Per questi motivi, ai tempi in cui ero scolaro la data simbolo del’Unità di Italia era il 20 settembre, data commemorativa del 20 settembre 1970 giorno della presa di Porta Pia, evento una volta celebrato nei libri di storia, come data conclusiva del processo  di unificazione della nazione italiana che non poteva non avere Roma capitale per tutti i motivi di questo mondo, a partire da quelli retorici sicuramente. Vi sembra cosa da poco? Non credo.   Torniamo ad occuparci del risorgimento e del processo di fondazione dello Stato italiano. Si rimarca generalmente in tutte le sedi storiografiche che il processo di unità dello stato italiano è giunto secoli dopo quello dei paesi dell’Europa Occidentale che dello strumento dello stato nazionale ne hanno fatto strumento di progresso e di modernità.  Ma noi italiani no, perché? La risposta, a partire da Gramsci, ma non solo, è che il processo di unità di Italia è stato sempre contrastato dalla Chiesa. Ora, per motivi politici più contingenti vi sono tante polemiche e tante considerazioni sul risorgimento italiano. Io propendo per la tesi, che credo storicamente dimostrata, per cui furono gli inglesi a “sponsorizzare” l’Unità d’Italia con la complicità dei Savoia che intesero l’Unità come mera estensione del regno di Sardegna, tant’ è che una volta era anche viva la polemica sul perché Vittorio Emanuele si proclamò Re d’Italia conservandosi la dicitura “Vittorio Emanuele II Re d’Italia” mentre oggettivamente era il 1° Re d’Italia dai tempi di Arduino d’Ivrea, ma stiamo tornado indietro di molti secoli. Del resto è storico il fatto che senza l’aiuto della flotta inglese, la spedizione dei “Mille” avrebbe avuto qualche problema in più a sbarcare a Marsala. La flotta borbonica era perfettamente in grado di affondare il naviglio garibaldino. Questo per dire che tutta la partecipazione popolare all’ Italia Unita è stata un po’ esagerata, o forse molto esagerata, mentre il numero dei contadini meridionali uccisi nel corollario necessario all’ Unità non è esagerato, al contrario, è stato a lungo sottaciuto in sede critica. Così come a lungo è stato taciuto delle crudeli repressioni di Nino Bixio in Sicilia a danno di contadini a tutela di interessi britannici.  Mi piace ricordare anche per motivi del tutto autobiografici che non sto qui a ripetere, il bellissimo film  di  Florestano Vancini    “ Bronte, cronache di un massacro”  del 1972. Ora a proposito di stati nazione e del loro qualificarsi come importanti strumenti  per lo sviluppo della borghesia a danno della nobiltà feudale credo sia piena ogni tipo di storiografia. Un ragionamento compiuto sul perché del ritardo italiano o comunque di uno stato unitario in Italia credo vadano considerate, simbolicamente parlando, due date: settembre 1130 data in cui Ruggero d’Altavilla fu nominato Re di Sicilia,  che costituì il primo stato unitario in terra italiana e meridionale in particolare; e poi  il 13 ottobre del 1066  data della battaglia di Hastings in cui Guglielmo duca di Normandia conquistò l’Inghilterra. In parole povere i Normanni, col loro corredo di capacità di gestire “modernamente”  stati unitari, ci provarono tanto in Inghilterra quanto nell’Italia meridionale ma con esiti del tutto contrapposti. Ebbero in ogni caso,  a  contrastare ogni modernizzazione,  la chiesa di Roma, ma la differenza fu nel fatto che mentre in Inghilterra la Chiesa di Roma risultò soccombente di volta in volta, in Italia  meridionale risultò vincente. Ecco la differenza. Alla luce di tutto questo può  essere che sia un dettaglio da poco l’alternativa tra il 17 marzo e il 20 settembre come data simbolo dell’unità d’Italia? Non credo.

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