giovedì 17 marzo 2011

Trasformismo postmoderno


Così mentre si susseguono avvenimenti in cronaca che stimolerebbero riflessioni continue e defatiganti, voglio intrattenermi, ancora sui problemi del nordafrica, perché credo che la mia definizione della situazione libica come “ciambella senza buco” che davo giovedì 17 marzo 2011 su questo blog si sono confermate. A seguire le cronache di un po’ tutti i giornali e telegiornali, sono scomparse le notizie di mercenari stranieri che, nei giorni scorsi, sembravano essere  gli unici sostenitori di Gheddafi. La manovra “imperiale” è evidente.  Ora al contrario, sta emergendo in tutta evidenza che sono i cosiddetti “insorti” che sperano in aiuti esterni per sopraffare Gheddafi, e  che qualche “aiutino”  (la presenza di truppe inglesi ) intanto già l’abbiano avuto, eppure è stato insufficiente. Intendiamoci , non che fosse difficile intuirlo. L’esodo degli immigrati che tornavano in Egitto e in Tunisia era un sintomo preciso del fatto che non vera una autentica sollevazione popolare. Il problema  semmai è chiedersi  com’ è  che questo sia sfuggito ad osservatori   attenti alla maniera di Rossana Rossanda, solo per citare il prototipo di una intera categoria di intellettuali di sinistra. Confesso la mia irritazione a riguardo. Spero che non stia diffondendo l’ esempio della Cederna, grande giornalista di sinistra che, nell’ultima parte della sua esistenza, eroica, per certi versi,  ha avuto un grande successo editoriale, con il semplice espediente di ripetere banalità di segno opposto,  politicamente parlando, a quello che era lecito aspettarsi da un personaggio così importante. E’ il trasformismo postmoderno. Il sapere come merce da vendere al mercato ogni volta, senza che vi sia un nesso tra le diverse “performans” culturali.  Ogni capitolo è in sé chiuso, non c’è bisogno di un nesso o di una consequenzialità, non si deve approfondire, bisogna cavalcare un’onda emotiva e poi aspettare la prossima, sperando nel successo e nei conseguenti  benefici economici. E così sia.

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