lunedì 10 gennaio 2011

Ancora sugli Usa

Recentemente su Fb, si è sviluppato un dibattito sugli Usa. Lo ha proposto un caro amico e un compagno serio che risponde al nome di Antonino Di Stefano, che ha dato origine ad uno scambio di opinioni interessanti con Denny Sivo, che è pure un compagno importante, che appartiene ad un’altra generazione rispetto a quella mia e di Antonino. Credo che le sue posizioni siano assolutamente generalizzabili. Le sue posizioni sono molto più condivise delle mie in tutta la sinistra di qualunque generazione. Anche i vecchi come me pensano che la civiltà anglosassone sia la migliore civiltà del nostro tempo. Così conclude Sivo e ho tanti altri riscontri più o meno analoghi dal dibattito su Puglia Ribelle. Difficile argomentare in senso contrario, anche perché, - almeno questa è la mia convinzione – la forza di queste posizioni sta nella moda culturale del momento.  Le mode culturali, (anche quelle disegno opposto in auge sino all’ ’89) poggiano su elementi psicologici e irrazionali, attengono più al senso di appartenenza e di identità che non ad una elaborazione culturale in senso stretto. Esse elaborazioni invece non sono quasi mai originali, perché sono il condensato dei rapporti di forza tra le classi, e resistono perfino all’evidenza. Di questo sono convinto anche a proposito della moda sessantottina, quel marxismo di maniera, appunto così poco introiettato da essere cancellato con tratto breve, senza confutazione alcuna.  Ritengo sia un corto circuito culturale e politico creatosi nel ’89, con la caduta del muro di Berlino che ha travolto ogni bagaglio culturale della sinistra sotto le sue macerie, anche elementi di razionalità . Diceva Marx che le idee della classe dominante sono le idee dominanti, e che nessuno si offenda, ma la cd civiltà anglosassone è la civiltà dominante. In realtà il suo dominio economico e politico è declinante, e –  quando si dice “ i paradossi della storia”- proprio ad opera di quella Cina che ha nel suo statuto formale ancora la fedeltà al marxismo leninismo. Ora poco importa vedere quanta coerenza abbia questo richiamo, ma è così. Quello che auspico, ribadisco su questo blog, non è un ritorno di una moda, ma il superamento delle mode culturali come forza omologante, insieme all’insorgere di un più diffuso spirito critico, in grado appunto di sottrarsi a qualsiasi omologazione. Un ritorno quindi allo spirito o, se si vuole, agli spettri di Marx. Tutto ciò in premessa per tentare invece di argomentare su come si è concretamente snodata questa vicenda intellettuale e politica che ci coinvolge, su come, per esempio, ad un certo punto, intorno agli anni ‘90 appunto, nelle università italiane, all’improvviso cessò lo studio del gettonatissimo Marx  e si diffuse a dismisura lo studio di Heidegger. Da lì ebbe origine, ritengo, quella corrente di pensiero che va sotto il nome di “postmoderno” che, sempre nelle mie convinzioni, ha conosciuto la sua celebrazione e il suo manifesto ne La condizione postmoderna” di Jean- François  Lyotard, che ha stravolto tutti i canoni culturali di quella tradizione, si badi bene, che non riguarda solo Marx, ma destruttura tutta la tradizione culturale dell’occidente a radici greche e  latine, che derubrica a livello di narrazione fiabesca, tutta la scienza prodotta in quel solco culturale, che include anche, -  e con ciò voglio rispondere anche ad una precisa argomentazione di Sivo – tanta parte della produzione ,  made    in Usa. Insomma la stessa, non può essere tutta intera usata a legittimare il sistema di potere Usa, e che al contrario, una parte nient’affatto trascurabile è una elaborazione inscrivibile proprio nei canoni di civiltà che oggi gli Usa vogliono materialmente distruggere, o comunque sviluppatasi per contrasto, per cui non si può fare dell’erba un fascio, quando si parla di produzione culturale che ha sempre e comunque una connotazione dialettica.  

1 commento:

  1. Interessante riflessione. La rimozione dei valori culturali e la servile osservanza dei nuovi canoni estetici,politici,sociali che provengono dalle nuove 'idee dominanti' meritavano questo approfondimento.
    Daniele

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