martedì 18 gennaio 2011

Guerra e pace.

“Un soldato italiano, il 33enne caporalmaggiore Luca Sanna, è morto in uno scontro a fuoco in Afghanistan, nella zona di Balamurghab. Stando al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, la…”  Questa notizia la riproduco col copia e incolla dalla pagina iniziale di Google che riporta una notizia del TGCOM che leggo sullo schermo del mio computer. In Italia si è appena spenta l’eco suscitato dalla morte dell’ultimo militare di alcuni giorni orsono.   La domanda da porsi per ottenere risposte coerenti da chi si schiera in battaglie di sinistra e di progresso, è la seguente. L’Italia è in guerra o in pace? Ho già lamentato che i giochi linguistici del postmoderno hanno prodotto come aberrazione estrema lo scambio dei significati delle parole GUERRA e PACE .  Per cui sembra che l’ultima guerra combattuta dagli italiani sia l’ultimo conflitto del ‘ 39 – ’45. E che poi siamo vissuti in un clima di pace costante. In realtà abbiamo aggredito e contribuito a smembrare un paese neutrale ad opera del governo di sinistra, quale era l’ex Iugoslavia. Tra le tante conseguenze, e solo per esemplificare ricorderò che per opera della rivista Limes il Montenegro, di fatto autonomo dalla Serbia è definito uno stato criminale, uno stato le cui entrate principali sono determinate da attività criminali a partire dal contrabbando delle sigarette con l’Italia. Uno degli argomenti più tristi da affrontare per chi si schiera politicamente a sinistra in questo momento, è proprio questo. Che lo  si sia fatto per motivi umanitari, è argomento che dovrebbe far accapponare la pelle alla sola supposizione. Abbiamo usato gli aerei e bombardato persone inermi per impossessarci indirettamente del territorio o per determinarne in modo stringente le politiche. Del resto non è un caso che Marchionne minacci il trasferimento degli stabilimenti Fiat in quei territori, giovi ripeterlo.  Di tutte le c.d. “missioni all’estero” si possono vedere chiaramente gli interessi e i giochi retrostanti. Ragion per cui mi viene da ribadire la domanda: siamo in guerra o in pace?. La notizia che ho riportato prima risponde da sola. Se vogliamo tornare a chiamare le cose per il loro nome dobbiamo dire che siamo in guerra. E purtroppo lo siamo nel solco della tradizione militare dell’Italia unita. Sono guerre d’aggressione improntate per lo più a scopi di colonialismo (possiamo distinguere in altra sede le diverse fasi del colonialismo), spesso al servizio di potenze che al momento sembrano assolutamente invincibili, salvo poi a rivelarsi perdenti sul campo, esattamente come sta avvenendo ancora in questi giorni. Che in Afganistan si stia combattendo la guerra al terrorismo è argomento risibile a chiunque dotato del più elementare buon senso. Chi sono i terroristi,  del XX e XXI sec.? Chi ha iniziato e usato con una certa continuità  nel tempo  la tecnica del terrore, ossia la strage improvvisa e inaspettata a danno di persone del tutto inermi e minimamente coscienti del pericolo incombente allo scopo appunto di incutere terrore e per suo effetto modificare situazioni di carattere politico e/o militare?.  Ora pigrizia e disordine nelle mie cose non mi permettono una citazione più precisa ma sono in possesso di una intervista pubblica al Dr. Niels Harrit ricercatore danese, se non sbaglio,  che testimonia del ritrovamento di residui di  nanotermite,  esplosivo a uso militare di ultima generazione tra le macerie delle torri gemelle, saltate in aria il famoso 11 settembre del 2001. Questo a coronamento di una sostanziosa letteratura che propende alla ipotesi di  attentato con esplosivo,  assai più verisimile, a mio modestissimo parere, della storia degli aerei che vanno a schiantarsi. La versione ufficiale, se si esclude il fascino delle riprese dal vivo che di per sé possono non significare niente, non è minimamente credibile.

Nessun commento:

Posta un commento