domenica 23 gennaio 2011

L’Anomia e Berlusconi.


Sino a una ventina d’anni addietro, se qualcuno m’avesse chiesto cosa fosse l’anomia, avrei risposto che si tratta di una parola che viene dal greco antico e a significare l’assenza di legge. Giusto perché, all’occasione, mi piaceva rivendicare, per pura vanagloria, la capacità di ricordare quanto studiato al liceo, e per conseguenza,   l’impegno scolastico profuso a dispetto delle mie numerose bocciature al liceo. Infatti mi hanno bocciato ad anni alterni, e per questo poi probabilmente divenni un “sessantottino”. La pregnanza psicosociale del termine l’ho appreso grazie ad uno dei miei migliori maestri che risponde al nome di Vincenzo Pesichella. L’ anomia è un fenomeno psicosociale dei nostri giorni, che tuttavia fu studiato per la prima volta da Emile Durkheim a proposito del problema del suicidio, ma poi ripreso in criminologia in quella che si chiamo “ la scuola di Chicago” se ben ricordo. Si sostiene, in parole povere che tra i fattori di devianza minorile, vi sia l’assenza di  regole, ovvero l’assenza della mancata introiezione dell’infanzia delle regole comportamentali, che nella normalità vengono trasmesse ai bambini attraverso la presenza affettiva del padre. Il discorso è lungo e molta, moltissima letteratura esiste a riguardo, che qui non serve ripercorrere. Quel che a me pare evidente, è che ormai, la figura del padre e delle sue funzioni normative, tanto nello sviluppo psicosociale delle nuove generazioni, quanto nelle funzioni sociali a valenza genitoriale, a partire da quella docente. Questo genera, a mio parere, il diffuso disagio  di ci soffrono le nuove generazioni, l’appiattimento narcisistico degli individui sul presente, e la perdita di capacità di elaborazione collettiva di tutto quanto abbia spessore, ossia capacità di introspezione e di analisi che si immerga nel profondo tanto della storia collettiva e sociale quanto dei singoli individui.  Questo è uno degli esiti del postmoderno, su cui mai cesserò di polemizzare su questo blog, e ne è un motivo fondante. La vicenda  Berlusconi, e soprattutto, la deficiente reazione alla sue nefandezze morali e alla conseguente sua impossibilità materiale  e clinica a svolgere le funzioni che appartengono alla prassi e alla quotidianità di un qualsiasi capo di governo, comunque orientato politicamente testimonia di ciò che vado dicendo. Infatti le attuali vicende  sino agli anni settanta, avrebbero scandalizzato innanzitutto, i conservatori moralisti e benpensanti, con in testa i cattolici praticanti, che oggi, al contrario, stando ai sondaggi, sono quelli più refrattari a menar scandalo   per le vicende di cronaca di questi giorni, e soprattutto a delegittimare la magistratura. Insomma se sono scomparse le “regole” comunque intese, dal panorama psicosociale del nostro tempo, tutto è possibile e tutti sono indifferenti a tutto. E’ per questa strada che maturano le grandi tragedie della storia, su cui occorrere riflettere seriamente, e senza strumentalità di sorta.

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