lunedì 15 novembre 2010

Ancora sulla crisi italiana. Berlusconi

Su "La Repubblica " di oggi 15.11.2010 c'un articolo interesante di Ilvo Diamanti, intellettuale serio, non collocabile, per ciò stesso, tra i fans di Berlusconi. Eppure in questo art. "E' finita la colla del cavaliere"   vi è una apologia involontaria di Belusconi. Mi soffermo perchè il contenuto di questo art. corrisponde ad una idea molto diffusa su tutte le latitudini della politica. Ne riporto solo un passo. " Perché Berlusconi, va ribadito, non ha vinto solo per merito delle televisioni e della sua capacità di usare -- prima e meglio degli altri -- il marketing in politica. Ma anche perché ha interpretato il cambiamento sociale -- profondo-- avvenuto in Italia negli anni Ottanta e Novanta".  Poi l'articolo prosegue conl'elencazione dei cambiamenti che Berlusconi avrebbe interpretato. Questo è solo uno spunto e la riprova di una subalternità culturale alla destra che esiste in Italia anche in ambienti non sospettabili di essere in cattiva fede. Ora si può ripercorrere tutta l'opera di Berlusconi, nei suoi interventi, nella sua azione di governo, soprattutto se scissa dall' evidente ed autonoma elaborazione della Lega Nord,  e constatre , credo onestamente, che di questa capacità di   interpretare il cambiamento sociale, non v'è alcuna traccia. La sua azione di governo, quella di suo impulso, si è limitata al problema della giustizia e dei suoi processi, e delle sue prerogative monopolistiche in fatto di comunicazione. Di altro non v'è traccia, ed è il motivo di fondo della crisi che lo attanaglia in questo momento, che non ha altre spiegazioni, almeno che non vogliamo attribuire a Ruby altri meriti, e replicare così l'errore all'infinito. Lo spazio che trova Fini per sottrarsi al suo controllo, è in questa constatazione.  Allora perchè conferire a Berlusconi una dimensione che gli è del tutto estranea.?

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