martedì 16 novembre 2010

il PD e le primarie

La questione delle primarie per il PD costituisce una "resa dei conti" col proprio elettorato. Il gruppo dirigente del PD, ha ereditato sin dai tempi del PCI la convinzione di avere un elettorato fidelizzato, cioè disposto a seguire le indicazioni del partitro qualunque esse fossero.  Su questo presupposto hanno introdotto la consuetudine, in vero americaneggiante, di tenere le primarie, sicuri di vincerle tutte. Ora la crisi sociale che attraversiamo, ha spezzato definitivamente ogni legame di questo tipo, ma sembra che loro non se ne siano accorti. Ancora convinti che un elettorato di sinistra non possa che votare PD in grande maggioranza, anche se esprimono posizioni assai moderate, sfidano a "sinistra" con grande disinvoltura. Il problema, per loro, è inseguire il mitico centro. Una storia di decenni ha dimostrato che questo inseguimento del "centro" è inconcludente e controproducente, ma lor signori non imparano mai sino ad un autolesionismo disarmante, come quando si voleva contrapporre nelle primarie in Puglia,  Emiliano appena rieletto sindaco di Bari, a  Vendola, replicando la già disastrosa esperienza nazionale, quando si candidò Veltroni sindaco di Roma, alla presidenza del Consiglio, col risultato di perdere la città di Roma e la presidenza del consiglio. Bisogna imparare dall'esperienza, ma il gruppo dirigente è refrattario a qualsiasi lezione, come dimostra la vicenda più recente di Pisapia a Milano. Forse è tempo che tutto il gruppo dirigente del PD si ritiri a vita privata., lasciando spazio politico ed elettorale perchè in Italia rinasca una sinistra che, in fondo, le appartiene.   

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