martedì 7 dicembre 2010

Crisi e cultura.

Credo che il nocciolo del problema, in fondo, e per farla breve, consista in una terribile "mistificazione" (altro termine posto al bando dai giochi linguistici postmoderni, così come ogni altra espressione di verità) ; la mistificazione consiste nel ritenere, o meglio ridurre, ogni attività a business  con bilancio annuale. In realtà non tutte le attività umane sono riducibili a questo. In realtà anche il business più  redditizio e proprio, richieda investimenti a lungo termine, diciamo a base pluriennale. Ciò sembra logico. In realtà si potrebbe sostenere legittimamente che vi sono attività umane indispensabili, non riconducibili a business. L'attività di produzione culturale e pedagogica infatti non può esere ridotta a business . Ora questo è l'errore, o meglio la mistificazione di fondo, quella di far credere che vi sia una legge di natura oggettiva che necessariamente rende tutto misurabile in termini di profitto quantificabile finanziariamente. Ed è proprio questa assurdità che sta rendendo impossibile l' estricazione di tutte quelle attività che sono, per loro natura, indirizzatre al profitto e all'accrescimento delle risorse finanziarie. E' un pò la storia del cane che si morde la coda. Non si producono profitti perchè non si investe, e non si investe sulla scorta di un malinteso senso del profitto. Questo, credo sia il nocciolo della crisi.

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