martedì 21 dicembre 2010

Le primarie e il partito americano.

Della serie: non tutte le ciambelle vengono col buco. Ora D’ Alema ha da ridire sulle primarie. Eppure erano state introdotte come segno del “ nuovo” . In realtà  erano un  passo del più complesso e totalizzante processo di americanizzazione dell’Italia, ossia della cannibalizzazione in atto dell’Italia da parte degli USA , ma, contro ogni possibile previsione Vendola è “saltato”dentro il meccanismo, rendendolo di fatto ingestibile da parte del gruppo dirigente storico del PD. E’ il primo intoppo, piccolo ma serio nel processo di americanizzazione. Del resto anche nel nome di questo partito è un segnale del medesimo processo contrabbandato  (da Veltroni un primo luogo) come “adeguamento  al nuovo” ovviamente. Comunque spostando un po’ la riflessione, vorrei riproporre la questione se in Italia c’è un regime oppure no. Il quesito  che è stato ampiamente discusso negli ultimi tempi, solo che poi il dibattito è stato narcotizzato, confinandolo nella diatriba di scuola tra competenti di filosofia del diritto, ed enucleandolo dalla sfera propria della politica. Certo Di Pietro tuona a riguardo, ma con scarso esito, perché Di Pietro, credo, abbia il vizio di predicare bene ma al tempo stesso razzolare male. La selezione dei gruppi locali del suo partito sono un sintomo probante a questo proposito. Vorrei sostenere invece  che il regime c’è ma nell’ambito della sinistra diffusa non c’è sufficiente consapevolezza su questo, altrimenti, ad esempio il dibattito sugli incidenti del 14 a Roma avrebbero preso tutt’altra piega. Tra i punti cardine caratterizzante un regime autoritario, credo siano da enumerare per prima cosa la mancanza di opposizione. Non è retorica o piccola polemica nei confronti del PD, è che in Italia è visibile un partito unico, che definirei Partito di Occupazione Americana, d’ora in poi POA. In fatti  tale partito è un partito postmoderno, nuovo, modulare. Funzione per moduli, in modo da occupare tutti gli spazi della politica e della rappresentanza sociale o quasi, ( il problema è complesso e merita una trattazione a sé) senza che risulti compressa più di tanto il diritto di espressione, che in realtà c’è ma è assai debole, come dimostra la polemica sulla libertà di informazione. Il primo modulo del POA è dato dalla Lega Nord. Essa è la testa che da la direzione di marcia  e di prospettiva di  tutta la politica in Italia, a partire dal fatto che non vuole più un’Italia. E’ l’unico caso di un paese Occidentale, in cui si trova plausibile che al governo ci sia chi esplicitamente nega l’unità nazionale. Che detti i temi della politica per tutti lo dimostra la questione del federalismo. Ormai in Italia si è tutti federalisti, nonostante la cosa dovrebbe risultare ridicola alla luce del più elementare buon senso. Il federalismo, come pure si è osservato da più parti ma solo accademicamente, e storicamente servito ad unire entità statali altrimenti separate. Ridicolo il riferimento al federalismo risorgimentale, che appunto rientrava nelle ipotesi di unità d’Italia, non per dividere ciò che è già unito. A parte le pur pertinenti questioni di controllo della spesa pubblica che per questa via risulta assai più complicato. Le politiche sociali ed economiche sono sostanzialmente dettate dalla Lega, senza nessun contrasto di fondo, e sono di ispirazione razzista e antinazionali sotto ogni profilo. La recessione economica è tra gli obiettivi tassativamente perseguiti da Tremonti, di cui tutti parlano bene, ma proprio tutti, e sarebbe stato pure un’ alternativa a Berlusconi nella carica di presidente del consiglio, ma in una prospettiva di assoluta continuità politica.    Il secondo modulo del POA è ovviamente dato dal PDL che non può chiamarsi Partito Repubblicano per ovvie ragioni. Senza la storia del vecchio PRI e di Ugo La Malfa la cosa sarebbe stata fattibile e probabilmente fatta. Il PDL è il modulo centrale, che ha il  compito di eseguire quello che detta la Lega, la quale da sola non avrebbe sufficiente forza per realizzare alcunchè . In coda  c’è  il PD, o meglio il suo gruppo dirigente (con D’ Alema in testa, insieme a Napolitano ovviamente) che ha il compito, per un verso  di “dissodare il terreno”, per il “nuovo” che avanza sul piano  ideologico e culturale,  e poi svolgere la funzione  di riserva che scende in campo al bisogno, come quando occorre ripristinare i governi di destra anche quando Prodi vince le elezioni, tutelare Berlusconi nel suo conflitto di interessi, accompagnare le politiche del lavoro e via dicendo, e soprattutto impedire, svolgendo il ruolo mediatico di finta opposizione, che si costituisca una opposizione vera nel Paese.  Così intanto si narcotizza il ruolo del parlamento e in prospettiva anche il momento elettorale, giustamente percepito come ininfluente da tanta parte dell’elettorato italiano. In effetti questo è un regime.

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