domenica 5 dicembre 2010

La crisi italiana e il debito pubblico

Sin dal governo Amato dei primi anni novanta, si susseguono governi e leggi finanziarie "lacrime e sangue" di varia entità. Credo che quella dello stesso Amato di 93.000 miliardi delle vecchie lire, se ben ricordo, resta insuperata, ma di certo si sono susseguite finanziarie e leggi di contenimento della spesa publica i cui effetti però, non sono apprezzabili. Negli ultimi 20 anni si sono susseguiti talgi alla sanità, alle pensioni,  e, in parallelo, alla crescita del debito publico. Che resta li, brectianamente, indelebile come quella mitica scritta sulle pareti di una cella di un carcere, che non veniva via in nessun modo. Onestamente credo che Prodi e Visco abbiano rappresentato una controdenza, ma forse proprio per questo non sono durati a lungo. Certo qualcuno potrebbe obiettare che senza quei tagli il debito pubblico schizzerebbe in alto oltre ogni immagimnazione. Ma, a prendere per buona questa obiezione, bisognerebbe concludere che il pareggio del bilancio nello stato italiano può essere solo un ricordo dell' 800, una chimera. Invece sarebbe più vicino al vero convenire che  il debito pubblico italiano, in generale, è più verosimilmente, funzione della criminalità e dei partiti politici, o meglio dei padroni dei partiti politici e dell'Italia intera. Tant'è che su questi versanti nessuno taglia; le provincie e il federalismo,  (altri strumenti di espansione del debito publico) non si toccano. Succede così che il governo mena vanto di risolvere i problemi della criminalità arrestando i cd super latitanti, che per lo più è gente che per decenni ha girato indisturbata nei pressi dei  propri domicili, per cui lo scandalo è che le loro latitanze durino tanto a lungo; ma nessuno pone questi problemi, neppure Saviano. Lo stesso dicasi per i partiti. Si dovrebbe supporre che siano gli iscritti a eleggere i dirigenti dei partiti e, se inadeguati, sostituirli. Invece in Italia sono i soliti personaggi che fanno e disfano partiti a gogò. D'Alema e Veltroni, hanno sciolto il PCI prima, poi il PDS e poi il PD, raccogliendo consensi via via più scarsi. Ovviamente, il discorso su Berlusconi, Forza Italia, PDL è ancora più duro e impegnativo. Di fatto senza il massiccio finanziamento pubblico dei partiti, che mette chi lo gestisce al riparo da qualsiasi rimozione per critiche interne, tutto ciò sarebbe impossibile. La democrazia imporrebbe che ogni partito abbia risorse volontarie, trasparenti, dai propri iscritti, con tetti in alto. Con queste regole il quadro politico italiano sarebbe diverso. Invece succede, per effetto discendente, che si sia formato un  governo, con legittimo voto popolare, per carità, che ha al suo interno personaggi che lucrano, a quel che si legge, delinquenzialmente sulla immondizia di Napoli, salvo poi a far dire a Berlusconi che l'ha spazzata via. Ora, se personaggi come Berlusconi e Cosentino, insieme ai Brunetta, Bondi e compagnaia bella, si occupassero seriamente di spazzare le strade, saremmo un Paese migliore, e a quel punto, si potrebbe concedere loro, allo spazziono Berlusconi per es., perfino qualche distrazione. Normalmente.

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