mercoledì 29 dicembre 2010

L’americanizzazione d’Italia e la questione di Marx.


A rischio di dar l’ idea, a quel numero limitatissimo di  visitatori di questo blog, di una mia assai ristretta frequentazione di riviste citerò ancora una volta  Fenomenologia e Società di  Rosemberg & Sellier. Questa volta si tratta del n. 3 del 2010 dal titolo “Marx Renaissance ?” .  Sono una serie di articoli che trattano sul  ritorno di interesse per Marx nel mondo. Sono articoli  analitici e problematici, tutt’altro che ideologici. Insomma è un lavoro di ricerca assai serio che non ha nulla a che spartire con la propaganda di certi nostri piccoli agglomerati di militanza sedicente marxista.  La qual cosa mi fa contento e come me spero anche che saranno contenti quei pochi che non si sono mai accodati a quella sorta di abiura collettiva che si è realizzata in Italia,  ovviamente nella sinistra italiana, a partire dagli anni ’ 90, quando ad un tratto Marx, sovraesposto come pensatore “alla moda” per qualche decennio, all’improvviso è stato espulso dai luoghi della politica e della ricerca universitaria.  E tuttavia, sia pure restringendo la riflessione nell’ambito delle mode culturali, sono  migliori i tempi in cui Marx è di moda rispetto a quelli in cui è nel dimenticatoio. In Italia era diffusa l’idea che esistesse lo sfruttamento dei lavoratori,  proprio come vulgata delle teorie marxiane. E questo giustificava salari dignitosi agli operai e al mondo del lavoro dipendente. Ora sembra che lo sfruttamento non ci sia più, ragion per cui si giustificano anche da sinistra, flessibilità, precariato istituzionalizzato, salari di fame, restrizioni di diritti in fabbrica, e soprattutto, attribuzione ai livelli salariali di decenza ogni sorta di catastrofe nazionale, quale l’inflazione, la perdita di competitività ecc… Su questi presupposti, si sono avviate le privatizzazioni, una politica salariale di bassissime retribuzioni, e così via. Certo alcuni, ma solo alcuni, incominciano a riflettere su quanto fossero sbagliati questi ragionamenti, sulla base della crisi in atto e dell’esperienze pluridecennale di politiche di bassi salari.   Certo queste riflessioni smuovono Attali  non toccano, né Marchionne né la nutrita schiera dei suoi sostenitori, anche e soprattutto a sinistra. Non si riflette sul dato evidente che Marchionne compie una operazione collocabile  all’interno della politica di occupazione americana dell’Italia. Alla crisi dell’auto, negli Usa Obama reagisce in termini di interessi americani, e promuove in prima persona la fagocitazione della Fiat da parte della  Chrysler un po’ per meglio affrontare la concorrenza internazionale, compresa quella europea, e poi perché solo l’Italia tra i paesi sviluppati (dal cui novero usciremo tra qualche tempo se non ci saranno cambiamenti politici rilevanti) si presta a operazioni simili.  Anche perché, proprio grazie anche alle politiche di cd  privatizzazione, l’Italia è uscita da tempo dall’avanguardia mondiale dei produttori d’automobili. Tornando a Marx, e ai tempi in cui era di moda, questa lettura dei fatti, che credo sia in sostanziale coerenza con gli stessi, sarebbe stata quella dei più, mentre oggi è una lettura assolutamente minoritaria, malgrado l’evidenza. E tuttavia non auspico affatto il ritorno di una moda culturale in cui primeggi il pensiero di Marx. Auspico invece che torni ad essere studiato con un approccio tutto diverso da quello degli anni settanta, che vengano colte le contraddizioni con i nostri tempi, che restano e resteranno del tutto incomprensibili se ci si limita alla sua sola lettura. Intanto va aggiornato per così dire. Quella borghesia che descrisse benissimo e , a motivo di questo, ha suscitato anche tanto interesse pure nel mondo finanziario (vedi ad es. Attali,  Karl Marx ou l’ésprit du monde, ) ormai non esiste più, e le questioni economiche sono intrecciate in modo ormai inestricabile con le questioni della comunicazione, e quindi della psicologia. La sinistra italiana dovrebbe aggiornarsi culturalmente a partire da Marx e non dalla sua rimozione, magari aggiungendo altri autori, (Freud tra i primi ).

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